Badenoch, la nuova Thatcher che manderà in psicanalisi la sinistra italiana e internazionale

Se la nuova leader dei Conservatori inglesi Kemi Badenoch è destinata a diventare una nuova star della politica internazionale resta da vedere. Ma di certo, la sua nomina è una sfida, prima di tutto culturale e non solo per la destra inglese.

Essere conservatore non è populismo salviniano

Chi dovrebbe riflettere è soprattutto la sinistra italiana, affetta dal pregiudizio perbenista e da un antifascismo infantile che non aiuta analisi serie dei fenomeni sociali e dei cambiamenti. Badenoch, infatti ha un pedigree che risponde alla perfezione ai requisiti iconici del pensiero progressista: a partire già dal suo nome di battesimo, Olukemi Olufuntu Adegoke, – Badenoch è il cognome dell’inglesissimo marito – e dalle sue origini nigeriane: in Nigeria ha trascorso i primi sedici anni di vita, che ne fanno un’immigrata di prima generazione, come ama orgogliosamente definirsi. La sua elezione conferma la maturità di una nazione, l’Inghilterra, dove essere conservatore non significa per forza conformarsi alla macchietta sovranista e a quella caricatura della destra incarnata dal populismo salviniano e dal muscolarismo vannacciano per i quali se non sei nato sui sacri campi di Pontida e non vanti generazioni di improbabili radici padane non sei degno neppure di sederti al tavolo della destra.

Badenoch pro Brexit

Badenoch ha posizioni forti, certamente. È da sempre pro Brexit, in nome non di un semplice orgoglio nazionalistico ma di una critica razionale, e in gran parte condivisibile, a un modello di Unione europea burocratizzata e lontana dai destini delle persone. Sentimento che sul continente sposta voti verso i populismi di destra e di sinistra, mentre nel Regno Unito è capace di trovare voci e posizioni di senso che non cedono a facile propaganda. Il suo pantheon culturale vede al centro il pensiero di un filosofo immenso, quel Roger Scruton padre del conservatorismo moderno anglosassone, qui da noi snobbato da un contesto accademico e culturale che si accontenta di derubricarlo a macchietta di quel fascismo intramontabile sempre valido alla bisogna, soprattutto quando serve a non approfondire, a non conoscere davvero.

Femminista ma contraria a isterie gender

Già c’è da immaginarsi allora la reazione dei fieri difensori della libertà di casa nostra che grideranno indignati allo scippo per una donna, nera, che si definisce femminista convinta ma contraria alle isterie gender e all’estremizzazione del wokismo. Non sarà facile per i laburisti contrastarla perché ogni critica si muoverà su un crinale delicatissimo che proprio di quel calvinismo perbenista è il frutto. Che si sia trattato di una trovata geniale da parte del disperato establishment conservatore può darsi. Ma questo coniglio uscito dal cappello, che un eminente pensatore come Niall Ferguson ha già battezzato “la nuova Thatcher”, di certo ha già sbaragliato le carte sul tavolo. Se, appunto, sarà all’altezza di quell’icona conservatrice è presto per dirlo. Ma il lettino dello psicanalista per la sinistra italiana e internazionale è pronto e si prevede una lunga lista di degenza.