In bilico tra alchimie, accordi ed esperimenti
Ballottaggi, scatta la caccia ai Mr Wolf ‘civici’: le sette città dove si gioca il primo round tra Meloni e Schlein

Il più corteggiato sarà Fabio Pacciani, dentista ma soprattutto Rettore del magistrato delle contrade che a Siena è come dire il vescovo o il procuratore. La sua lista ha raccolto il 22,6% dei voti, non andrà al ballottaggio il 28 maggio ma in pratica ha in mano le chiavi della città di Siena. Viene definito un “civico” – parola magica con cui i leader politici risolvono tante cose che non sanno spiegare – è di difficile collocazione: destra, sinistra, centro, cane sciolto? Una cosa è certa: sette punti percentuali in più e sarebbe toccato a lui sfidare tra due settimane al ballottaggio Nicoletta Fabio, la candidata che in extremis ha ricompattato il centrodestra.
Ecco, mettiamola così: causa litigi interni tra i Fratelli, il destra-centro si era già messo la mano sul cuore dicendo addio a Siena conquistata cinque anni fa per le divisioni a sinistra. Invece poi all’ultimo tutto è stata trovata l’intesa su questa insegnante in pensione indicata propria da Giorgia Meloni che è al 30,5%, Anna Ferretti (Pd, Versi e sinistra e liste civiche) è al 28,7%. Tutto dipende da cosa decideranno di dire e fare Pacciani, appunto, e Massimo Castagnini (Iv) che è salito fino al 7,1. I loro voti sposteranno l’ago della bilancia da vincitori a sconfitti.
La caccia grossa è aperta. Ballano tanti scalpi: il governo di sette capoluoghi di provincia; l’effetto Schlein o l’onda lunga della Meloni; le alleanze per il futuro che in politica può essere sempre dietro l’angolo. Le prede da cacciare o i Mr. Wolf che risolveranno il problema sono i terzi classificati nelle varie città dove si andrà al ballottaggio tra due settimane. E se è vero che la differenza tra vincitori e sconfitti la farà l’affluenza alle urne e vincerà chi avrà il minor numero di astenuti, nei prossimi giorni sarà appunto caccia grossa ai tesoretti di voti di questi terzi incomodi. Andando ad analizzare situazioni e profili e restando al campione di 13 capoluoghi di provincia di cui sei già assegnati (4 alla destra, due alla sinistra), i ballottaggi potrebbero assegnare cinque città al centrosinistra e due al destra-centro.
Ancona, ad esempio, che per Giorgia Meloni vale il podio che può fare la differenza di questa tornata di amministrative: persa Brescia al primo turno (dolori per Salvini e il suo candidato Rolfi), la premier ci ha messo la faccia, ha chiuso qui la campagna elettorale e ha puntato tutte le sue fiches su Daniele Silvetti, l’avvocato di Forza Italia che si è aggiudicato il primo turno (45,1%) staccando di quattro punti Ida Simonella, la candidata di Pd, Sinistra e Verdi e Terzo Polo, un centrosinistra non in campo largo. Il Mr Wolf della situazione è Francesco Rubini, il civico che ha avuto il 6,1% dei consensi. Guida una lista di giovani professionisti con cui nessuno ha tentato l’alleanza al primo turno e che ora invece può risultare decisivo. “Non siamo padroni dei voti dei nostri elettori – ha detto Rubini – ma non esiste alcuna possibilità di allearsi al ballottaggio con il centrodestra”. Il corteggiamento è iniziato. I 5 Stelle si sono fermati al 3,6%, il candidato Enrico Sparapani puntava al 10% e hanno perso rilevanza rispetto al ballottaggio.
Vicenza è un altro caso da manuale. Convinto di vincere a mani basse, il centrodestra (Francesco Rucco, 44, 06%) si è trovato superato dall’underdog Giacomo Possamai che è arrivato con la forza dei civici (e il simbolo del Pd e del Terzo Polo ma non dei 5 Stelle) al 46,2 %. L’Istituto Cattaneo analizza i flussi e dice che Possamai può allargare il suo bacino grazie alle liste civiche di Cicero e Zoppello e, perchè no, anche dei 5 Stelle ridotti però al lumicino dell’1,7%. “Ha saputo attirare voti dall’astensione e dai 5 Stelle”. Il centrodestra non è chiaro invece dove possa andare a cercare voti.
Ieri Giorgia Meloni, impegnata a Reykjavik, ha esultato perchè “questo voto conferma la nostra forza”. Più o meno la stessa cosa ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein: “Il Pd è in ottima salute ed è i l primo partito”. Cose che si dicono. Il risultato è tutto da acquisire. E un ruolo decisivo lo giocano la Toscana e tre città che nelle ultime elezioni furono clamorosamente sottratte al governo del Pd: Massa, Pisa e Siena.
Il Mr. Wolf di Siena lo abbiamo già analizzato. A Massa la situazione è davvero complessa causa frantumazione dei rispettivi i poli. Il sindaco uscente Francesco Persiani è ormai un ex di Fratelli d’Italia e guida il primo turno con il 35% grazie a Forza Italia, Lega e la sua personalissima lista civica. La Destra di Fratelli d’Italia s’è fermata al 20% con Marco Guidi. Sarebbe lui il mr Woolf naturale, quello che risolve il problema senza troppa suspence. Ma in città nessuno scommette un cent sulla possibilità di una reunion. Enzo Ricci, il candidato del Pd, Italia Viva, Verdi e sinistra, ha toccato il 30%. Cinque punti di distacco. Ecco che qui i Mr Wolf possono essere più d’uno. Cesare Ragaglini, ad esempio, ex ambasciatore, area centrosinistra, porta in dote il 4,5%. I grillini il 5,4. Il fatto è che Persiani, specie dopo aver rotto con i Fratelli d’Italia, è stato un buon sindaco e s’è conquistato un po’ di Pd, di Italia Viva e di Azione. Troppe incognite per ogni previsione. Una matassa difficile da sbrogliare tanto per Schlein quanto per Meloni.
Più facile invece il quadro a Pisa. Il sindaco uscente Michele Conti, un leghista illuminato, è costretto al ballottaggio per 15 voti. Il ballottaggio lo vede contro il candidato di Elly Schlein Paolo Martinelli, cattolico di sinistra che ha tentato l’avventura con i 5 Stelle ma si è fermato al 41%. Chi sarà il Mr. Wolf dei due candidati? L’analisi dei flussi dell’Istituto Cattaneo dice che “circa l’8 per cento degli elettori Pd alle politiche hanno votato il sindaco uscente”. Perché Martinelli sarebbe “un candidato troppo radicale”. Non solo, in questo caso non si vede un Mr. Wolf in grado di mettere a disposizione voti. Se così stanno le cose, al ballottaggio sarà più facile per Conti allargare il bacino di elettori.
Restano Terni e Brindisi. Nella cittadina umbra quello che doveva essere Mr. Wolf (il civico centrista Stefano Bandecchi, presidente della Ternana, 28% ) ha superato il candidato del Pd (Jose Maria Kenny) fermo al 22%. Nella città dell’acciaio e delle fabbriche il Pd è costretto ad inseguire e mettersi a disposizione. La destra è già al 35%.
Più complicata la situazione a Brindisi dove il centrosinistra e i 5 Stelle si sono fermati al 33%. La destra è al 45%. Due liste di sinistra hanno raccolto il 22 per cento di voti.
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