Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto per la seconda volta sul governo richiamandolo ad adeguarsi alla direttiva europea sui balneari. Quando siamo alle soglie dell’ennesima infrazione comunitaria, che, anziché la lobby dei balneari, pagheranno tutti gli italiani. Ieri, firmando la legge sulla concorrenza, Mattarella ha inviato una lettera al governo e alle Camere, ricordando come la prossima, ennesima, proroga delle concessioni, va contro l’Europa e la Costituzione. Lo fa in particolare riferendosi alle concessioni per gli ambulanti, ma egli stesso ribadisce come la stessa cosa valga per quelle balneari. E ricorda la lettera già inviata il 23 febbraio 2023, proprio per invitare il governo ad uniformarsi al diritto europeo e costituzionale riguardo alla concorrenza sulle spiagge. Lettera che non ha sortito alcun effetto su governo e parlamento. Che ancora oggi non si adeguano. Anzi. Il 28 dicembre c’è stato l’ultimo Consiglio dei ministri. Doveva essere quello, come annunciato dal ministro Urso, che doveva varare il decreto Ilva. E invece ne è uscita una letterina, scritta da Salvini, ma approvata da tutto il Cdm, con cui si invitano i Comuni a prorogare per un altro anno ancora le concessioni. Nonostante il Consiglio di Stato lo abbia vietato.

E infatti in Cdm si sono scontrati Salvini e Fitto, con il titolare degli Affari Europei convinto della necessità di adeguarsi alla direttiva comunitaria. Ma Salvini ha avuto la meglio. Secondo la circolare questa ulteriore proroga è utile per completare le evidenze pubbliche finalizzate a riassegnare le concessioni. Il governo dovrà poi rispondere con un parere entro metà gennaio da inviare a Bruxelles sul dossier dei balneari. L’Unione infatti lo scorso novembre ha mandato l’ennesimo richiamo avvertendo della prossima procedura di infrazione. Le concessioni balneari scadevano il 31 dicembre 2023 in base a una sentenza del Consiglio di Stato che a novembre 2021 aveva annullato la proroga al 2033 voluta dal governo Conte, e imposto le gare entro due anni per adeguarsi al diritto europeo. Il governo Meloni aveva spostato la scadenza dei titoli di un altro anno al 31 dicembre 2024 (con deroga fino al 31 dicembre 2025 in caso di impossibilità a espletare le gare), ma pochi giorni dopo il Consiglio di Stato ha dichiarato l’illegittimità di tale norma, in quanto rappresenta un rinnovo automatico in contrasto col diritto europeo. A quel punto il governo ha pensato bene di istituire a Palazzo Chigi un tavolo per monitorare la quantità di spiagge libere sulla costa italiana. Solo che a quel tavolo ha invitato tutte le associazioni dei balneari, secondo il cui parere il 67% delle spiagge italiane è libera. E quindi non c’è bisogno di togliere concessioni a chi le ha, ma si possono mettere a gara solo quelle non ancora occupate. Peccato che in questo 67% abbiano inserito spiagge totalmente inaccessibili.

Gli enti locali a questo punto brancolano nel buio: nell’incertezza se rinnovare o andare a gara si è creato il caos e ognuno fa come vuole. Da qui la lettera del Cdm alle amministrazioni: “È opportuno evitare che le amministrazioni competenti assumano iniziative disomogenee, che potrebbero avere ripercussioni negative sul sistema” per evitare l’avvio delle gare in presenza “di ragioni oggettive che impediscono lo svolgimento della procedure di affidamento entro i termini normativamente previsti”. Mattarella invece nel suo richiamo sottolinea che il decreto “introduce l’ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi”.

E nonostante il solito Maurizio Gasparri, paladino della corrente antiberlusconiana e illiberale di Forza Italia, abbia commentato che la lettera di Mattarella si riferisca solo agli ambulanti e non ai balneari, il messaggio del capo dello Stato è chiaro: “La disciplina in esame presenta evidenti analogie con quella delle concessioni demaniali marittime, introdotta con la legge di conversione del decreto legge 29 dicembre 2022, n. 198, recante ‘Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi’, oggetto di una mia precedente lettera del 24 febbraio 2023, inviata ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei ministri, ove evidenziavo i profili di contrasto di quella disciplina con il diritto europeo e, quindi, con il dettato costituzionale. I profili di contrasto con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l’incertezza del quadro normativo, determinando la necessità di garantire la certezza del diritto e l’uniforme interpretazione della legge da parte di tutti i soggetti coinvolti. Così come ho osservato riguardo alla vicenda delle concessioni demaniali – scrive nero su bianco il capo dello Stato – ciò rende indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento”.
La spiaggia è di tutti, va messa a gara, e concessa al miglior offerente. Basta privilegi per pochi a danno di tutti. Lo dicono l’Europa, la Corte Costituzionale, il consiglio di Stato, e il Presidente della Repubblica. Il governo li rispetta o no?