Barbarie contro Alfredo Romeo, l’abbaglio di Travaglio e soci

Prima arrivano il fango, gli editoriali apocalittici, le prime pagine definitive. Poi però arrivano i processi, quelli nei tribunali, e infine, molto spesso, arrivano le assoluzioni. Quello che ho appena descritto è un copione fin troppo abusato. È il modus operandi tipico di un certo giornalismo giustizialista che insegue lo scandalo, spesso lo crea dal nulla, sbatte il mostro in prima pagina, calpesta interessi, storie e vite senza curarsi di aspettare la verità. E quando la verità arriva, sotto forma di sentenza, semplicemente fa finta di non vederla. Niente prime pagine, niente articoli e soprattutto niente scuse.

L’ultimo caso del genere riguarda la vicenda dell’imprenditore Alfredo Romeo e i “Trentamila euro al mese promessi al babbo di Renzi”. Ieri, dopo cinque anni di processo, per Romeo è arrivata l’assoluzione. La corruzione per “il più grande appalto d’Europa” altro non era che una balla. Anche questa volta, come decine di altre in passato, Travaglio e soci hanno preso un abbaglio. Ma ovviamente non troverete traccia di questa notizia sul Fatto. Perché purtroppo, per alcuni giornalisti, ciò che conta non sarà mai la verità, ma semplicemente fomentare l’opinione pubblica contro fantomatici “colpevoli” additati come tali senza aspettare i verdetti dei tribunali. Chiamatela pure retorica colpevolista della giustizia mediatica, se preferite. Per quanto mi riguarda la parola più esatta per definirla sarà sempre barbarie.