Matteo Bassetti è il medico infettivologo (Università di Genova) più noto d’Italia. Politicamente attento, mai impegnato in prima persona, si definisce un liberalsocialista, un uomo di centro e confida al Riformista di aver votato per Bucci, il campione di civismo che diventa oggi Governatore della Liguria. Contro il terremoto giudiziario mosso da Procure e compagnia.

Alla fine vince Bucci. Tutto questo terremoto per niente, il centrodestra si conferma alla guida della Liguria.
«Quello che secondo me va detto è che alla fine ha votato meno del 50%. Nonostante tutto ha vinto l’astensionismo».

Che segnale è?
«La politica, se andiamo a guardare alle liste dei partiti, ha perso. Orgoglio Liguria e Orgoglio per Bucci, le liste civiche di Bucci, hanno preso più del 12%. Primo partito del centrodestra. Civismo trova ancora cittadinanza, se con Toti aveva il 21, sopravvivere al terremoto giudiziario indica una straordinaria vittoria. A Genova si è concentrata tutta la campagna denigratoria contro Toti. Il voto di Genova è quello più politico, quello delle provincie è andato più sulla persona».

Hanno sbagliato la campagna del centrosinistra ?
«È stata troppo incentrata sul denigrare l’avversario, più che sul proporre alternative. Nove anni di governo di Toti hanno migliorato la Regione, così come Bucci ha migliorato Genova. Alla fine la vittoria di Bucci è quella di un movimento civico che ha visto in Bucci e in Toti due grandi rappresentanti. Ci sarà continuità nei programmi e nella linea, quella di portare la regione ad essere più internazionale, sul turismo, sul fare. Non sono mai state fatte tante opere come da quando Bucci a Genova e Toti in Liguria hanno guidato la macchina amministrativa».

E la sanità ? Il centrodestra tiene malgrado le polemiche sulle liste d’attesa…
«Non si può continuare a fare solo campagna elettorale. La sanità negli ultimi trent’anni è stata un bancomat per tutte le amministrazioni, di centro, di destra e di sinistra. La campagna di oggi contro il governo sulle liste d’attesa è sbagliata: il problema viene da lontano, da una serie di errori. Chi dice che la sanità in Liguria va male, non dice la verità. Abbiamo eccellenze come il Gaslini e l’Ospedale San Martino. Ma dobbiamo trovare il modo di far quadrare i conti in una Regione sempre più anziana. Non possiamo prescindere dal fatto che alcune prestazioni le deve fare il pubblico, mentre per altre è positivo che le sappia fare il privato».

Quindi pubblico e privato devono essere complementari, sussidiarie?
«Bisogna uscire dall’idea che il privato convenzionato sia il nemico. A volte hai prestazioni migliori e il cittadino non paga niente. Il pubblico può diventare più competitivo, non vedo dove sia il problema. L’ideologizzazione della sinistra in questa campagna elettorale è costata cara ai suoi promotori. Uno dei più grandi errori di Schlein e Orlando è stato quello di caricare di furia ideologica una campagna che non lo meritava. Ho sentito molti cittadini contraddetti da questa piega radicale che ha preso la campagna».

So che conosce Andrea Orlando, cosa ne pensa?
«Una persona perbene, che probabilmente ha dovuto tenere insieme un’accozzaglia di cose diverse. Candidato del Pd avrebbe fatto meglio. Si è trovato in un’alleanza sbagliata, con quelli che sono sempre per il No. I liguri con questo voto dimostrano di voler continuare nell’esperienza di governo civico, del fare. Orlando è stato apprezzato da tanti, anche da molti di quelli che non si sono fidati dei suoi alleati di cordata».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.