Chissà se nel mondo esiste una città nelle stesse condizioni di Napoli: divorata dai debiti, dilaniata da una crisi economico-sociale senza precedenti e tuttavia priva di un sindaco effettivo o potenziale. Mi spiego meglio. Il primo cittadino in carica, Luigi de Magistris, sembra ormai lontano dalla città anche psicologicamente. Quando non è impegnato nella campagna elettorale in Calabria, la regione che intende governare, il “sindaco con la bandana” è ospite in tv o in radio. E pazienza se la città affidatagli dagli elettori nel 2011 prima e nel 2016 poi cade a pezzi e rimane paralizzata, come la vicenda della Galleria Vittoria dimostra ampiamente.

Il paradosso è che a Napoli sembrano mancare anche i candidati potenziali, nel senso che i nomi di autorevoli esponenti del mondo politico e della società civile circolano anche con una certa insistenza, ma nessuno di loro si azzarda a scendere in campo ufficialmente e a presentare le proprie strategie di rilancio della città. È il caso di Catello Maresca e di Antonio Bassolino: entrambi puntano al vertice di Palazzo San Giacomo, ma nessuno lo dichiara apertamente.

Il pm è stato bersaglio di critiche durissime da parte di chi, per una mera questione di trasparenza, lo invitava a manifestare l’intenzione di candidarsi a sindaco per il centrodestra. Della sua posizione si è interessato persino il Csm. Maresca, infatti, è sostituto procuratore generale nella stessa città che soprattutto Forza Italia e Lega vorrebbero fargli amministrare. Tutto ciò l’ha spinto a trincerarsi in un prudente silenzio, raramente interrotto da qualche roboante dichiarazione del tipo «sarò il candidato di tutti». Anche l’ex sindaco e governatore Antonio Bassolino attende da mesi il momento opportuno per annunciare una candidatura che, fino a questo momento, ha lasciato intuire attraverso i quotidiani post su Facebook e gli interventi dei suoi sostenitori della prima ora. Non è più iscritto al Pd, dopo essere stato tra i suoi fondatori, eppure sembra attendere dai vertici napoletani del partito un’investitura che al momento appare alquanto improbabile. E così anche lui osserva un religioso silenzio.

Qualcuno dirà che la campagna elettorale è ancora lontana, che tutto dipende dalle sorti del governo Draghi, che la politica è retta da logiche spesso incomprensibili ai più. Fatto sta che qui c’è una città che annaspa in un mare di problemi irrisolti. Primo fra tutti, ovviamente, quello del debito: qualcuno ha idea di come gestire il disavanzo da due miliardi e 700 milioni e di come eliminare le cause che hanno portato il Comune sull’orlo del crac? Qualcuno ha individuato i progetti sui quali dovranno essere prioritariamente investite le risorse del Recovery Fund? Qualcuno dice ai napoletani se sul rilancio di Bagnoli bisogna mettere una pietra sopra?

Per rispondere a queste e ad altre domande servono strategie amministrative e un’idea precisa di città che non possono essere discusse e definite nel breve spazio di una campagna elettorale e delle quali Napoli ha bisogno per mettersi alle spalle il fallimento della “rivoluzione arancione”. Ecco perché ora Maresca e Bassolino devono ufficializzare  le rispettive candidature, visto che tutti le danno praticamente per certe, e illustrare i rispettivi programmi per Napoli: il bene della città si fa anche alimentando un dibattito trasparente sulle idee, a prescindere dal responso delle urne.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.