«La situazione lavorativa delle donne è ancora oggi assolutamente inadeguata. Bisogna creare un welfare solido, attuare una rivoluzione culturale, che infonda nelle giovani donne la consapevolezza di poter raggiungere qualunque risultato»: Giordana Mobilio, capolista del Pd a Napoli in occasione delle ultime elezioni regionali, commenta con il Riformista uno degli obiettivi dell’agenda politica del nuovo premier.

Com’è possibile che nel 2021 si parli ancora di differenze di genere in ambiti lavorativi e che in politica le donne siano ancora una minoranza?
«La politica è lo specchio della società, rappresenta perfettamente quello che accade nelle nostre vite di tutti i giorni. Ed ecco che le donne hanno più difficoltà a emergere, a ricoprire ruoli di responsabilità, come nelle aziende e in tutti gli altri luoghi di lavoro, perché in Italia sono spesso costrette a scegliere tra carriera politica e famiglia. Non è facile conciliare le due cose e non soccombere ai sensi di colpa».

Crede che all’interno dei partiti ci ci sia una sorta di “discriminazione” nei confronti delle donne?
«Nel mio partito non mi sono mai sentita discriminata, mi hanno scelto come capolista per le elezioni regionali in provincia di Napoli anche per dare un segnale di rinnovamento reale e non di facciata. Certo, le nomine dei ministri del Pd non hanno premiato le donne, ma questa deve essere un’occasione per rifondare un nuovo femminismo all’interno del partito, all’insegna della collaborazione e della solidarietà reale, che premi il valore delle nostre compagne e incrementi il numero e la qualità della rappresentanza femminile».

Il premier Draghi ha posto l’accento sulla questione della disparità di genere. Cosa ne pensa?
«Il discorso di Draghi è stato entusiasmante. Ha trattato i temi cruciali per il superamento del gap professionale e salariale di genere: welfare, occupazione e formazione, soprattutto nel Mezzogiorno».

Per il Mezzogiorno quale strategia suggerisce?
«Il quadro del Sud è tragico. Alla mancanza di lavoro, che ricade in primis sulle donne e all’assenza dei servizi essenziali, si aggiunge il problema culturale. Bisogna attuare una rivoluzione. Imprescindibile è anche la costruzione di un sistema di servizi pubblici a sostegno delle famiglie che alleggerisca il carico del lavoro di cura per le donne e le renda finalmente, veramente indipendenti. Dobbiamo lavorare per un mondo più giusto, più verde, più equilibrato e, permettetemi, più a misura di donna».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.