Ogni tanto siamo costretti a leggere il populista di turno che, pur non costituendo voce autorevole nel dibattito socio-politico partenopeo, infiamma il web con strali giustizialisti e con puerili luoghi comuni. Viene utilizzato come mezzo il diritto penale per raggiungere il fine che è puramente politico, ammantato da una finta vena moralista. E in tal modo si consente la soppressione delle garanzie, si calpestano i diritti dei singoli e si mette in pericolo la democrazia. Certo, va riconosciuta piena solidarietà al 52enne rider napoletano che ha subito quella vile e brutale aggressione a Calata Capodichino, così come deve essere riconosciuta solidarietà a tutti coloro che, in età avanzata, hanno perso il lavoro e sono costretti a correre da una parte all’altra di Napoli in scooter, senza alcuna tutela lavorativa, incuranti di pioggia e vento, anche di notte e di domenica, perché per loro è il solo modo per guadagnare e garantire un sostentamento alla propria famiglia.
Da un’indagine condotta dall’associazione Lavoro Over 40 nel 2018, su un campione statisticamente significativo, è emerso che il 54% dei lavoratori maturi ha perso il lavoro tra i 46 e i 55 anni.

E, dai dati del Comune di Napoli, il tasso di disoccupazione in città è del 31,39% a fronte dell’11,58 del dato nazionale. Negli ultimi dieci anni, a Napoli, da quando si è aggravata la recessione economica, il mercato del lavoro è stato stravolto. Per il crollo inesorabile di richiesta di acquisto di beni e servizi, hanno perduto il lavoro migliaia di impiegati nei negozi e negli uffici, alcuni dei quali sono stati costretti a diventare lavoratori autonomi con partita Iva, con ulteriori conseguenze negative. Ed è per questo forse che in Campania, nel solo mese di gennaio 2019, il 13,7% dei suicidi è avvenuto per motivi di natura economica, percentuale che probabilmente sarà destinata ad aumentare atteso gli effetti della pandemia sulla nostra già fragile economia.
Tutto ciò non può certo giustificare il tiro a bersaglio nei confronti dell’avvocatura che deve svolgere, con responsabilità e professionalità, la funzione di difensore dei diritti di tutti i cittadini, specialmente di quelli in difficoltà, così come sancito dalla Costituzione. La libertà e l’indipendenza dell’avvocatura per la piena tutela giurisdizionale dei diritti sono principio irrinunciabile di civiltà giuridica e presidio di democrazia. Tutte le istituzioni e la società devono riconoscere pienamente il fondamentale ruolo di tutela della legalità e dei diritti dei cittadini ricoperto ogni giorno dagli avvocati, a maggior ragione in quelle aree del Paese in cui è più forte la presenza della criminalità organizzata. L’avvocato, grazie alla sua posizione di indipendenza dai pubblici poteri, assicura l’effettività del diritto di difesa e l’interesse alla corretta amministrazione della giustizia. Perciò la sua figura non va vilipesa. L’avvocato ha un ruolo centrale nell’amministrazione della giustizia così come il magistrato. L’emarginazione della nostra categoria nella giurisdizione deve cessare e l’avvocato va riconosciuto a pieno titolo come figura primaria all’interno dell’ordinamento giudiziario.

È per questo che l’Organismo congressuale forense si sta battendo per la valorizzazione del ruolo sociale dell’avvocatura a tutela dei diritti di tutti i cittadini e per il riconoscimento della centralità di essa all’interno del nuovo ordinamento giudiziario, in discussione in Parlamento. E allora, invito tutti gli avvocati a continuare a svolgere la propria professione con la diligenza e l’orgoglio che li la contraddistinguono. Il populismo giustizialista lo restituiamo ai mittenti.