I più anziani, tra i lettori, si ricorderanno dei regimi dell’Europa dell’est, e in particolare di quello della Germania Orientale (in Italia la chiamavamo con la sigla Rdt, Repubblica democratica tedesca, anche se di democratico aveva pochissimo) e si ricorderanno di come dagli anni Cinquanta ai Novanta il potere dello stato che schiacciava i cittadini si basava in quei paesi sul controllo e lo spionaggio. Intercettazioni telefoniche e microspie erano gli strumenti principali. Ancora un po’ rudimentali, non sofisticati e tecnologicissimi come quelli di oggi.

Però l’idea era più o meno la stessa idea che in questi anni si è affermata, attraverso la pressione dell’Anm (il partito dei magistrati), in quasi tutti i partiti del Parlamento: lo Stato deve sapere, la legalità è l’unico valore della modernità, o almeno è il principale. Gli altri valori sono subordinati alla legalità. Quindi lo Stato, attraverso la magistratura, ha il diritto e il dovere di intrufolarsi il più possibile nella vita dei cittadini, per poter controllare, reprimere, punire, anche eventualmente sulla base dei sospetti. Perché il sospetto forse può essere ingiusto verso il singolo, e può ferirlo, ma non è mai nemico della legalità, e dunque difende in ogni caso l’interesse generale e l’etica pubblica.

Honecker, Ulbricht e Davigo, in questo, si assomigliano parecchio. Ed è questa filosofia che ha introdotto nelle tecniche giudiziarie il trojan, softwerino infido e traditore, in grado di spiarti anche quando vai in bagno e ti siedi sul gabinetto. Anzi: di spiare te, i tuoi amici, i tuoi colleghi, la tua famiglia. La novità è che il senatore Pierantonio Zanettin, Forza Italia, uno dei pochissimi esponenti del Parlamento con una biografia di garantista vero (e non a dondolo), ha presentato un disegno di legge che esclude l’uso dei trojan se non per ragioni di sicurezza (reati gravi di mafia o terrorismo).

E il ministro Nordio gli ha dato ragione e ha espresso un parere severissimo sull’abuso delle intercettazioni e sulla loro diffusione illegale, ma usuale, attraverso i giornali. Certo, Anm, Travaglio e compagnia, Conte compreso, sono a lutto. Protestano. Gridano. Per loro abbandonare il modello della Germania comunista è una follia. Buffo che sia così, anche perché non sono neppure comunisti, sono quasi tutti persone di destra.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.