Il mondo dello spettacolo è senza ombra di dubbio uno dei maggiori ambienti più colpiti dalla pandemia da coronavirus. La maggior parte degli eventi dal vivo sono rimasti in sospeso, molti dei quali rimandati o addirittura cancellati. Spesso siamo abituati a vederne solo la copertina, con spettacoli ed eventi che ci regalano arte e cultura. Ma il background che si nasconde dietro questo mondo è fatto di lavoratori senza sosta, spesso di grandi famiglie di operatori e artisti che lavorano ininterrottamente per permettere il funzionamento non soltanto dell’intrattenimento ma soprattutto della trasmissione culturale attraverso il teatro, la musica, le pellicole cinematografiche, concerti ed eventi d’arte.
A Milano lo scorso sabato 10 ottobre un tappeto di 500 bauli e di migliaia di operatori del mondo dello spettacolo ha riempito Piazza Duomo dando vita ad una protesta silenziosa, educata e di grande impatto emotivo. “Un unico settore un unico futuro” è la scritta che ha campeggiato su uno striscione rosso esposto davanti all’imponente Duomo milanese, affiancato dai lavoratori vestiti di nero che hanno fatto sentire la loro voce e il suono delle loro casse contenenti tutta la strumentazione necessaria all’allestimento degli spettacoli dal vivo contro la crisi che sta duramente minacciando il settore.
LA PROTESTA – L’organizzazione culturale Bip si è esposta in prima linea organizzando l’appuntamento dei Bauli in piazza. L’event manager e direttore di produzione Fabio Pazzini ha dichiarato all’agenzia Ansa la sua testimonianza: “Come molti colleghi sono fermo da febbraio, c’è qualcuno che lavoricchia, ma sono cose molto piccole perché in questo momento non c’è sostenibilità economica, tutti gli eventi estivi sono stati finanziati da enti pubblici – racconta Pazzini – noi abbiamo riunito in piazza tutti i lavoratori e le rappresentanze delle imprese che lavorano nel settore, dai promoter di eventi e concerti ai service audio-luci perché è importante dimostrare alla politica che esiste un settore unito che chiede con un’unica voce una sola cosa: poter ripartire e guadagnarci da soli il pane quotidiano”.
I bauli, vuoti per protesta, sono così stati il simbolo per eccellenza che ha riempito i profili social di tutti gli artisti e gli operatori del mondo dello spettacolo dai facchini agli imprenditori che hanno condiviso l’iniziativa. I cosiddetti ‘flightcase’ infatti ogni giorno accompagnano coloro che lavorano nel settore, negli ultimi mesi sono diventati l’icona per eccellenza di una mobilitazione internazionale che oggi è arrivata anche in Italia. L’evento, capeggiato dal musicista e imprenditore Saturnino Celani, è diventato in poche ore subito virale grazie anche alle foto scattate dal giornalista e fotografo milanese Andrea Cherchi, il quale ha immortalato in pochi scatti l’intensità di una emozionante e impressionante contestazione che ha scosso tutto il mondo dello spettacolo.
Dai componenti dei Subsonica a Cesare Cremonini, gli scatti esplicativi e di forte impatto hanno permesso di far arrivare la loro voce con l’intento di chiedere al Governo nuove regole che rendano sostenibili, anche a livello economico, la ripartenza di eventi, spettacoli e fiere. Seppur silenziosa, con semplici applausi e senza rumore, la notizia non è passata in osservato ma anzi sta continuando a scuotere l’opinione pubblica pur di arrivare alle istituzioni e alla politica.