La favolosa Beatrice Rana con il direttore d’orchestra Antonio Pappano, dopo i concerti di stasera e domani all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma, torna al piano il 7 novembre alle ore 20.30 sempre all’Auditorium alla Sala Sinopoli e sempre con il maestro che per il concerto del 7 scenderà dal podio e si calerà nelle vesti di pianista. “Non suono tanto”, ha detto tempo fa il Maestro, “ma cerco di mantenere il rapporto con uno strumento, con il come si produce il suono. Vengo da lì, è la mia natura e la mia sostanza”.
Il programma della serata si aprirà con il Quintetto per pianoforte e archi op. 81 del compositore cèco Antonín Dvořák, composto tra l’agosto e l’ottobre del 1887, con un malinconico secondo movimento costituito da una Dumka (Andante con moto), un genere di canto popolare slavo di origine ucraina dall’andamento lento e ricco di improvvisi mutamenti d’umore. Beatrice Rana, in questa stagione artist in residence a Santa Cecilia – titolo assegnato in 100 anni solo un’altra volta, alla violinista Lisa Batiashvili nel 2017 -, continua la sua collaborazione con Sir Tony, che
Il secondo brano della serata è invece affidato esclusivamente alle mani di Pappano e di Beatrice Rana che suoneranno la celebre suite per pianoforte Ma mère l’Oye (Mamma oca). Attirato dal mondo delle fiabe, nel 1908 Ravel diede il suo contributo alla letteratura pianistica per l’infanzia con i cinque brevi brani per pianoforte a quattro mani ispirati ad alcune fiabe tratte da Charles Perrault (La bella addormentata nel bosco e Pollicino), Marie Catherine d’Aulnoy (Il serpente verde) e Marie Leprince de Beaumont (La bella e la bestia).
La suite fu dedicata ai piccoli Jean e Mimie Godebsky, figli di una coppia di amici di Ravel, e la destinazione a due esecutori così giovani rivela la limitata difficoltà tecnica dei brani. Eppure, il compositore francese fece il miracolo di ottenere il massimo dell’effetto con le minime risorse. In chiusura di serata, Antonio Pappano e Beatrice Rana verranno nuovamente affiancati dai Solisti di Santa Cecilia per la “fantasia zoologica” Il Carnevale degli animali, composta da Saint-Saëns nel 1886 ed eseguita privatamente nello stesso anno e che, nonostante la pubblicazione postuma avvenuta nel 1922, è certamente la sua composizione più celebre.