Bella Ciao, la canzone simbolo della Resistenza al nazi-fascismo dei partigiani, è “troppo divisiva” per essere cantata il 25 aprile. È la posizione espressa da Mauro Morandi, sindaco di centrodestra di Medole in provincia di Mantova, che ha bocciato la proposta dell’Istituto comprensivo della cittadina di interpretare il canto popolare della Liberazione assiemo all’Inno di Mameli.

A ricostruire la vicenda è la Gazzetta di Mantova, che spiega come l’amministrazione comunale avesse chiesto tempo fa alla scuola di partecipare alle celebrazioni della Festa della Liberazione. Il problema nasce quando il Comune ottiene il programma delle esibizioni scoprendo così che gli studenti delle medie avrebbero suonato l’Inno di Mameli e appunto Bella Ciao, che in realtà gli studenti avevano già imparato nei mesi scorsi per il 21 marzo, Giornata dell’Ambiente. Il canto della Resistenza è infatti la stessa melodia utilizzata dal movimento ambientalista Sing for the climate.

Il sindaco quindi decide di stravolgere tutto, chiedendo di suonare il “Va pensiero” e l’inno ucraino, come segno di solidarietà col Paese invaso dalle truppe russe. L’effetto paradossale è quello di creare uno scontro con l’Istituto comprensivo, che ritira la partecipazione e annuncia che una festa tra le mura scolastiche il 26 aprile, con tanto di Bella Ciao. 

Sulla quesitone Morandi tiene il punto e non fa passi indietro: “Riteniamo che Bella Ciao sia divisiva, per cui abbiamo avanzato una proposta alternativa. Avevamo invitato la scuola proprio per rendere l’iniziativa il più possibile aperta a tutti. Devo dire che sono piuttosto amareggiato: mai mi sarei aspettato questa polemica”. 

Ma anche l’Istituto comprensivo da parte sua non ci sta e attacca le scelte dell’amministrazione comunale: “C’era stato chiesto di organizzare l’iniziativa del 25 Aprile – affermano dalla scuola – proprio per coinvolgere gli alunni: poi però siamo stati esclusi per non meglio specificati ‘problemi logistici’”.

Polemice anche politiche, ovviamente, con l’Anpi dell’Alto Mantovano che definisce la decisione di Morandi una “modalità censoria che si va acutizzando” e l’idea del Comune di proporre documenti risorgimentali in occasione della Liberazione “bizzarro salto carpiato veramente troppo indecente”.

Redazione

Autore