Chi ha seguito Beppe Grillo ospite di Fabio Fazio sul Nove ha faticato a collocare l’insolita performance televisiva. Erano le confessioni di un guru pentito, il rilancio di una tournée teatrale o il bilancio della carriera del comico, per sua definizione «stanchino»? Intanto, il dato in sé: gli ascolti di “Che tempo che fa” sono andati bene. Perfino meglio del previsto, portando 2.488.000 spettatori a premere sul nono tasto del telecomando. E segnando così il record per l’emittente del gruppo Discovery.

I retroscena di Beppe

Le motivazioni, l’interesse, la curiosità di chi ha seguito, però, sono le più diverse. Il fondatore del M5S non ha deluso chi si aspettava una “resa” in diretta. Il passo indietro rispetto alla politica è nei fatti. Grillo non si occupa più della sua creatura pentastellata. «Non sono capace di gestire un movimento politico. Lo faceva bene Casaleggio, più organizzato di me», ha ammesso. E poi ha illustrato, in una sorta di SuperQuark del populismo, come è avvenuta la selezione di Giuseppe Conte: «Serviva un civico. Me lo portano: un professore universitario, un bell’uomo. Che parlava male, non si capiva quello che diceva. Mi sono detto: è perfetto per la politica». Una stroncatura, sempre sul filo della provocazione. Conte non ha risposto. O meglio, ha risposto con una serie di note stampa che ignorano completamente le boutade del fondatore. «Sono stato impegnato con 800 persone che hanno sacrificato il loro tempo, gli affetti, la loro domenica per parlare di politica»: al teatro Italia, a Roma, Conte ha radunato fino a sera una platea di aderenti al Movimento. Quasi una controprogrammazione.

Il flusso di coscienza

Ma Grillo non ha risparmiato stoccate a nessuno e neanche a se stesso, promuovendo il suo show “Io sono il peggiore”. Un flusso di coscienza ininterrotto che Aldo Grasso, sul Corriere della Sera, giudica causticamente: «Ha iniziato con un vecchio espediente retorico dei giullari, autoaccusandosi prima che lo facciano gli altri: “Sono qui per sapere chi sono. Sono il peggiore? Sì, sono il peggiore, ho peggiorato questo Paese…”». Forse patetico ma almeno sincero, finalmente, il fondatore del partito che ha governato l’Italia prima con la Lega e poi con il Pd, portando una classe dirigente improvvisata a gestire la crisi economica e quella del Covid, con la conseguenza di aver prodotto un debito pubblico recuperabile in poco più di un secolo. Esattamente come Nigel Farage in Uk, il grande imbonitore dei populisti a cinque stelle scompiglia il Parlamento, dissesta i conti pubblici, scardina la giustizia garantista e crea imbarazzi in Europa per poi chiamare il sipario, scusandosi col pubblico in sala per gli inconvenienti. Glielo fa notare Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva: «Beppe Grillo in TV ha ammesso di aver fallito. E fin qui: meglio tardi che mai. Ma poi ha detto: “Se il mondo entra nella tua famiglia, il mondo ti sfascia la famiglia”. Vero. È esattamente quello che Grillo e i grillini hanno fatto per tanti anni con gli avversari. Anche con la mia famiglia. Ma questo sistema di aggressione alle persone e alle famiglie è nato con lui e con il suo movimento. Siamo davanti all’ipocrisia di un uomo che ha diffuso per anni odio e violenza verbale», conclude la deputata di Iv.

La maldestra difesa di Ciro

I riferimenti sono alla reprimenda che Grillo si è concesso davanti ai quasi due milioni e mezzo di spettatori per tentare una maldestra difesa d’ufficio di suo figlio Ciro, in attesa di giudizio per violenza carnale ai danni di una ragazza conosciuta in Sardegna. Ed ecco che lo show si trasforma in un paradossale stravolgimento dei fatti: a finire sotto accusa è l’avvocata Giulia Bongiorno, legale della vittima e presidente della Commissione giustizia del Senato. Grillo la ha attaccata così: «È una senatrice della Lega che fa comizietti davanti ai tribunali dove c’è una causa a porte chiuse» il graffio in diretta. Fazio interviene, Grillo non demorde. «È inopportuno, così si mischia tutto» ha ripetuto più volte. La replica della senatrice Bongiorno non si è fatta attendere: «Grillo ha ritenuto di attaccare me perché, dopo una drammatica udienza ho riferito che la mia assistita ha dichiarato in aula di essere devastata e di aver tentato il suicidio. Il signor Grillo, quindi, ha cercato di trasformare in show persino il dramma che questa ragazza sta vivendo, ridacchiando, gridando e definendo ”comizietto” il mio intervento – dice Bongiorno – Forse ha usato il diminutivo ”comizietto” perché non mi ritiene in grado, in quanto donna, di tenere un vero comizio, ma quel che è davvero grave è che con questa tecnica della ridicolizzazione si finisce per massacrare per la seconda volta chi ha denunciato». La senatrice Bongiorno ha concluso: «Rimane da capire a quale scopo il signor Grillo sia tornato ad attaccare ridacchiando e gridando. Vuole intimidirci? Vuole provare a mettere pressione al Tribunale?».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.