La Responsabile Esteri di Forza Italia
Bergamini guarda a una nuova Yalta: “Al fianco dell’Ucraina ma serve dialogo e pace”
L’onorevole Deborah Bergamini, responsabile Esteri di Forza Italia, risponde alle domande che si pone chi segue l’evoluzione – e l’ebollizione – dello scenario internazionale.
Le recenti presidenziali Usa hanno indicato un duetto inedito, Trump-Musk, alla guida degli Stati Uniti. Che presidenza sarà quella che inizia il 6 gennaio?
«Possiamo fare valutazioni limitate ai profili indicati per i vari ministeri. Credibilmente ci sarà uno spostamento delle politiche energetiche verso il fossile e una grande incognita sulle politiche sanitarie. E’ rassicurante che al ruolo di Segretario di Stato sia stato chiamato Marco Rubio, ostile a ogni forma di dittatura. Quanto a Musk, al momento non è scontato che la vicinanza molto ostentata con Trump si traduca in un condizionamento una volta che Trump sarà alla Casa Bianca. Sule politiche commerciali, servirà un profondo impegno per evitare che l’aggiornamento dei dazi sia penalizzante per noi. Ma ho fiducia, Trump è un amico dell’Italia».
Riflessi sull’Europa, ne avremo sulla difesa e sulle esportazioni. Dovremo lavorare in fretta a un modello di eurodifesa, a un esercito comune e perciò anche a una politica estera comune?
«Questi erano degli obiettivi già fissati, il PPE li aveva messi nero su bianco nel documento programmatico approvato al congresso di Bucarest. Avremmo dovuto centrarli anche se avesse vinto Kamala Harris. La guerra purtroppo si è riaffacciata nel ‘qui e ora’ della nostra Storia, l’Europa in questi anni non ha saputo rivendicare un ruolo risolutivo, o quantomeno politicamente efficace, nell’affrontare le crisi. Perciò trovare la formula e le risorse per costruire una politica di difesa comunitaria è vitale. Così come lo è la politica estera comune».
Von der Leyen sembra in impasse. Riuscirà a ottenere la fiducia dalla maggioranza precedente o dovrà trovarsene una nuova?
«L’avvio della Commissione ha risentito del cortocircuito nella famiglia socialista, ha subito pesanti scossoni politici in Germania, attraversa un momento molto negativo in Spagna ed è in perenne crisi di identità in Italia. Il PPE, al contrario, continua a essere il fattore stabilizzante in Europa e confidiamo che la nuova Commissione Von der Leyen possa partire il 27 novembre come da calendario. Con Raffaele Fitto nella squadra dei vicepresidenti esecutivi».
L’Ucraina vive momenti tragici, la Russia acuisce gli attacchi. Biden ha autorizzato l’uso dei missili a lungo raggio. Un dispetto a Trump?
«Una scelta figlia di quell’incertezza sul dossier che il periodo di transizione porta inevitabilmente con sé. Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo una linea molto chiara, come ha sottolineato nelle scorse ore il ministro degli Esteri Tajani: continuare a sostenere l’Ucraina come stabilito dal G7. Nel contempo, promuovere una nuova conferenza di pace cui partecipino, tra gli altri, anche Russia e Cina».
La saldatura tra Iran, Corea del Nord e Russia porta a una drammatica escalation.
«Questa dinamica conferma che quando le dittature hanno l’obiettivo di stravolgere gli equilibri geopolitici, economici, finanziari. Una situazione figlia anche della debolezza politica che l’Occidente ha mostrato in questi anni e che è necessario superare anche grazie ad un’Europa più risoluta».
All’Ucraina sarà assicurato tutto il supporto militare e logistico, tecnologico e sanitario per affrontare questa fase e quella successiva alla pace, della ricostruzione?
«Siamo al fianco dell’Ucraina sin dall’inizio dell’invasione subita dalla Russia. Continueremo a esserlo, con il requisito che le nostre armi non siano utilizzate in territorio russo. Per quanto riguarda la ricostruzione, è stata recentemente annunciata una grande conferenza internazionale sul tema che si svolgerà proprio a Roma nel 2025 e a cui il governo sta lavorando con molto impegno. Il nostro Paese ha know-how ed eccellenze da mettere a disposizione per questo percorso».
In Medio Oriente la pace è lontana, che soluzioni può indicare la comunità internazionale e quale ruolo può avere l’Italia, a partire dal Libano?
«L’Italia sta esercitando un ruolo sostanziale, basti pensare al progetto ‘Food for Gaza’, fortemente voluto da Tajani, che sta dando un importante supporto umanitario. Riguardo al Libano, rivendichiamo la nostra partecipazione a Unifil e invochiamo la piena applicazione della risoluzione Onu 1701. Abbiamo ben chiaro lo scenario: due popoli due Stati per risolvere la crisi tra Israele e Palestina; rafforzare le istituzioni democratiche in Libano per ‘spegnere’ quel che resta di Hezbollah. L’Europa può fare molto, ma finché non conquista una propria soggettività politica sarà difficile. Per questo motivo è necessario far partire quanto prima la Commissione».
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