Una politica di valori e certezze. Equa e capace di includere. Enrico Berlinguer e un passato che incoraggia. A Cagliari, per la Fondazione che ha il nome dell’iconico segretario del Pci, il presente è già futuro. “L’iniziativa parla a ragazze e ragazzi dei licei che immagino non sapessero nulla di mio padre. Serve – rimarca Maria Berlinguer – un modo per riappassionarli alla politica. Mostrano voglia di partecipare e occuparsi del bene pubblico. Se il pensiero di papà è utile a intercettarli, sarebbe un bel risultato”. Un percorso meditato e di sintesi. La Fondazione Berlinguer, a quarant’anni dalla scomparsa del leader comunista sassarese, lancia una ciambella ricca di opzioni.
“Nel centenario dalla nascita di Enrico, coinvolgiamo i giovani su temi che gli sarebbero stato molto cari” dice Tore Cherchi, presidente della Fondazione. “Berlinguer, alla scoperta dell’uomo e del pensiero”, nella sede del Partito comunista di via Emilia, ha messo assieme dodici delegazioni scolastiche provenienti da tutt’Italia. Tre giorni di riflessione attiva su giustizia sociale, pace, democrazia, sostenibilità. Aperte dal sindaco Massimo Zedda, le giornate hanno incrociato l’uomo e il politico, con aneddoti, studi, contenuti multimediali, podcast e articoli.
“Gli studenti – aggiunge Maria Chiara Di Guardo, docente universitaria nel cda della Fondazione – producono, con i loro linguaggi, video sul pensiero berlingueriano che verranno diffusi sul web dai nostri canali”. Insomma, un piccolo grande laboratorio. Di confronto ed energia. “Enrico Berlinguer era dotato di forti intuizioni. Abbiamo il dovere di trasmetterle ai giovani” rilancia Maria Del Zompo, già rettrice dell’Università di Cagliari. “Gli insegnamenti di mio padre? La politica si fa perché si crede nei principi. Penso al risolvere i problemi delle persone che rappresenti. Allora era più facile schierarsi, ma essere di sinistra significa stare ancora dalla parte degli ultimi e delle nuove generazioni che avanzano senza tutele. La scelta di stare da una parte del campo, passa sempre dai principi. La Sardegna? Qui sento l’amore che papà aveva per questa terra. Avrebbe voluto tornarci per la pensione, anche se in politica non si va mai in pensione” sottolinea Maria Berlinguer.
Livia Turco – presidente della Fondazione Nilde Jotti – coglie l’attimo: “Berlinguer trasmetteva una grande umanità. Politico coerente con l’articolo 54 della Costituzione, con disciplina e onore ci ha dato una grande eredità. Le donne? Le ha recepite e tradotte con pensieri e modalità moderni. Invocava lotta contro gli armamenti, cooperazione, difesa dell’ambiente e attenzione ai giovani: ditemi, cosa c’è di più attuale?”. L’sos è nitido: serve una visione lunga e globale. Pierluigi Bersani, chiude un talk con i ragazzi: “Cerchiamo il modo di trasmettere Berlinguer. Proviamo a raccontare quel che non sanno e impariamo anche noi. Per loro Enrico è preistoria, ma la sua immagine la imparentano alla moralità e alla compostezza. Una roba davvero seria, significa che ha lasciato un segno che sbuca facilmente”. L’ex segretario del Pd riannoda il filo. E passa dal presente: “Dico spesso che il cessate il fuoco deve essere la parola d’ordine ovunque e a qualsiasi livello. Berlinguer capiva e frequentava le questioni internazionali. Su distensione, graduale disarmo e tavolo mondiale con dentro i nuovi paesi, è più attuale che mai”.
I giovani allievi prendono appunti. “Nell’allora movimento pacifista leggeva valori quali inclusione, qualità della vita, ambiente, diritti”. Dal modello Berlinguer alla quotidianità sarda: “La situazione sull’eolico è comune al resto del paese. Dico no al Far west e alla speculazione, è una vergogna che si pensi alla Sardegna da colonizzare. Ma dico no anche al no assoluto. Ragioniamo su programmazione, aree idonee, come e dove farle, e ricaduta per i sardi. Il tema fa capo alla politica nazionale, ognuno adesso fa quel che vuole su paesaggio e territorio. Il Campo largo? Faccio prediche inutili da mesi. Intanto, non chiamiamolo così. La politica non si misura in ettari, ma alleanza per l’alternativa alla guida dell’Italia. Si parte da quelli che hanno fatto coerentemente l’opposizione e quindi da Pd, Cinque stelle e Verdi-sinistra. Si fa un percorso nel paese, si discute il programma e se ci sono ravvedimenti operosi va benissimo. Però, la costruzione dell’alternativa va fatta da chi era nel gruppo: deve essere chiaro chi dirige il traffico. Renzi? Nessun problema. Giro e faccio politica da semplice cittadino. Può farla anche lui”. La tre giorni? A Enrico Berlinguer sarebbe piaciuta.