Scontro sulla modifica del Trattato
Berlusconi annuncia no al MES, è rivolta nei gruppi parlamentari

Per qualcuno è «la solita giravolta del Cav» che nel frattempo ha incassato l’emendamento anti-scalata di Mediaset. Per altri è «il pareggio dei conti: una settimana fa ha vinto Berlusconi, oggi ha vinto Salvini». In questa dimensione un po’ banale da “uno-pari-palla-al-centro” quello che resta a terra non è l’ «incrollabile unità del centrodestra dove comanda Salvini» bensì l’autolesionismo politico di entrambe le posizioni. Di entrambe le leadership. Quella del segretario della Lega perché si ostina in una battaglia sovranista e antieuropeista che la pandemia ha messo fuori dalla Storia.
Quella di Berlusconi perché, al di là dei distinguo che dopo vedremo, mina la sua credibilità di leader di un partito fortemente ancorato nel Partito popolare europeo. «Cosa andiamo a dire alla Merkel?» sibila l’onorevole Osvaldo Napoli che di Forza Italia è un senior deputy, cioè uno che c’è dalla fondazione. Sullo sfondo si agita anche una triste diceria: «Qualche presunto fedelissimo di Berlusconi gli sta facendo credere che così potrebbe giocarsi la candidatura al Colle tra un anno…». Bisogna essere feroci dentro per far credere una cosa del genere. E da ingenui convincersi che possa essere vero. Il risultato non è il centrodestra unito ma un gigantesco pasticcio che piomba come un macigno anche sulla tenuta della maggioranza.
Lo show down è atteso per mercoledì 9 dicembre quando il premier Conte farà la sue comunicazioni al Parlamento prima del Consiglio europeo che all’ordine del giorno ha il via libera al Trattato del Fondo salvastati modificato. I 5 Stelle sono divisi non tanto sul merito ma in prospettiva: temono che il Mes bancario modificato (common backstop) possa essere il cavallo di Troia che poi costringe ad approvare il Mes sanitario (i famosi 36 miliardi senza condizionalità, a tasso zero e destinati solo a spese sanitarie).
Lunedì sera il ministro Gualtieri, dopo tre ore di audizione in Parlamento in cui ha spiegato per filo e per segno perché le modifiche rendono il Mes uno strumento in linea generale utilizzabile e non più quel cappio al collo della sovranità bancaria dei singoli paesi, ha partecipato alla riunione Ecofin e ha annunciato che anche l’Italia, ultima rimasta, ha dato il via libera alle modifiche. Un via libera a dir la verità un po’ stiracchiato visto che i 5 Stelle, nonostante la linea del capo politico Vito Crimi («ok alle modifiche del Trattato, no al Mes sanitario») hanno preso molto male il fatto che il ministro abbia glissato sui distinguo e i dubbi e fatto una «fuga in avanti».
Con l’inatteso riallineamento di Berlusconi, la maggioranza rischia di arrivare al 9 dicembre senza i voti necessari per l’approvazione. E se la risoluzione della maggioranza venisse bocciata, si apre nei fatti una crisi di governo. Scenario del terzo tipo. Ma dopo i fatti di ieri diventato possibile. Succede infatti che ieri mattina ai titoli dei giornali circa “l’Europa approva la riforma del Mes con il sì del governo Conte”, Salvini («non mi risulta che il Parlamento abbia dato il via libera ad alcunché») decide l’azzardo.
A margine di una visita al parco archeologico di Centocelle (è già in campagna per il sindaco di Roma), il segretario della Lega molla la bomba: «Chiunque in Parlamento approverà questo oltraggio e danno (il Mes bancario modificato, ndr) per l’Italia e le generazioni future, si prende una grande responsabilità. Se lo fa la maggioranza, non mi stupisce. Se lo fa qualche membro dell’opposizione, finisce di essere compagno di strada della Lega». Non sono neppure le 11. L’aula della Camera ha iniziato da pochi minuti la seduta non stop sugli ordini del giorno al decreto Immigrati che cancella i due decreti Sicurezza dell’ex ministro dell’Interno.
I leghisti hanno presentato 265 ordini del giorno. Salvini, che nel frattempo ha raggiunto i suoi alla Camera dove si intrattiene in lunghi capannelli, ha ordinato una maratona di interventi in puro stile ostruzionista – uno sfogatoio contro i 5 Stelle che «venderebbero l’anima pur di restare in Parlamento» – per occupare l’aula e non far approvare il decreto (che deve essere convertito entro il 22 dicembre e deve ancora andare al Senato). Anche Fratelli d’Italia e Forza Italia partecipano alla maratona.
La minaccia, nel frattempo, non è passata inascoltata. Osvaldo Napoli replica: «Che fa Salvini, minaccia?» Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Fi al Senato e da sempre “vicina” alla Lega, risponde: «Tranquillo Salvini, Forza Italia il 9 dicembre voterà contro il Mes». Napoli punge sul vivo: «La senatrice Ronzulli parla a nome di Berlusconi o di Salvini?». A questo punto succede quello che la parte di Forza Italia che da sempre mal sopporta di essere diventata ruota di scorta della Lega sovranista non si sarebbe mai aspettata. Ale 13 e 22 arriva una lunga nota firmata da Silvio Berlusconi in cui, con la consulenza di Antonio Tajani, spiega perché Forza Italia il 9 dicembre voterà No alla riforma del Mes bancario. «Non riteniamo – si legge – che la modifica del Meccanismo di stabilità approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia». La speranza di un compromesso e di salvare la faccia è legata alla postilla finale: «La riforma in questione non ha nulla a che vedere con l’utilizzo dei 37 miliardi destinati alla lotta contro il Covid».
In Forza Italia scoppia il caos. La chat dei parlamentari ribolle di insulti. In quelle parallele dei due sotto gruppi – salviniani e antisalviniani – è guerra totale. «Così perdiamo la faccia e l’identità, che figura facciamo con il Ppe e con quella nostra base elettorale che nelle ultime settimane ci ha fatto crescere di quasi due punti nei sondaggi?» dicono i liberal di Forza Italia, quelli che «mai morire salviniani» e che ora vedono davanti agli occhi «il suicidio politico».
Se la ridono quelli che da tempo hanno già consegnato il proprio destino al Capitano e da una settimana sono costretti a tenere la testa bassa dopo essere stati spinti dal Cavaliere a votare lo scostamento di bilancio. Tutto ciò è una gigantesca rogna per Conte e per la maggioranza. Una delle tante. inaspettata. In serata Giorgio Mulè, portavoce degli azzurri, cerca di riportare la calma: «Non siamo genuflessi a Salvini, questa riforma non è digeribile per l’Italia e restiamo invece a favore dei 37 miliardi». Tentativo doveroso e necessario.
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