Berlusconi assolto per l’ennesima volta, Travaglio e Boccassini in lutto

Dodici anni dopo il presunto delitto (aver invitato una ragazza a cena) si è conclusa quella che a tutti gli effetti può essere considerata una vera e propria persecuzione. Cinque processi per lo stesso reato, in spregio e sfregio di ogni principio del diritto, assoluzioni a valanga, carriera politica ferita a morte, rapporti di forza tra i partiti, nell’arena democratica, profondamente modificati per via dell’azione della magistratura. Un colpo mortale, o comunque sanguinoso, alla democrazia italiana.

Si pongono due problemi. Molto grandi. Il primo è la necessità di una riforma radicale della magistratura, che ponga fine al suo strapotere e alla sua incontrollabilità. Il secondo è l’immoralità devastante del nostro sistema di informazione.

Ci sono due nomi che rappresentano bene questi due problemi. Quello di Ilda Boccassini, magistrato, e quello di Marco Travaglio, giornalista. Boccassini è la Pm che ha messo in piedi la macchina da guerra che ha investito Berlusconi, azzoppandolo e limitando fortissimamente il suo prestigio politico, e modificando i rapporti di forza tra destra e sinistra e soprattutto all’interno della destra.

Travaglio invece è il giornalista che con successive e battenti campagne di stampa ha sostenuto l’azione eversiva della magistratura che altrimenti sarebbe stata travolta dall’opinione pubblica e dal buon senso. Travaglio, col suo giornale, ha trascinato grande parte della stampa e della Tv. Così si è saldato l’inferno mediatico giudiziario che ha cambiato il volto della politica italiana e ha deturpato quello del giornalismo.

Oggi Travaglio e Boccassini sono in lutto. Noi però dobbiamo porci il problema: come restituire l’onore al giornalismo italiano, travolto dalla vergogna? Come restituire legittimità a un sistema giudiziario trasformato in una macchina di potere illegittimo?