Alle 12 e 24 minuti il tabellone elettronico della Camera dei deputati si colora tutto di verde. Succederà quattro ore più tardi anche al Senato seppure con qualche piccolo mal di pancia in più. Non è capitato spesso in questa legislatura. Forse mai. E quello che è successo ieri, infatti, ovverosia le opposizioni che votano compatte con la maggioranza per fare ulteriore deficit, segna l’inizio non del Conte 3 ma di una nuova fase della legislatura, quella della possibile coesione e collaborazione tra diverse forze politiche perché in questo momento tutte le energie devono essere messe a servizio del Paese.

Ieri tutte le energie sono state infatti messe a disposizione dello scostamento di bilancio, il quarto in dieci mesi, il più piccolo, solo 8 miliardi, ma il più importante perché segna un cambio di passo nelle decisioni del governo che destina queste risorse ad alcune misure richieste dal centrodestra: il semestre bianco, ovverosia lo slittamento delle tasse per tutte le categorie e le attività che hanno “subìto cali rilevanti del fatturato” e un sistema di welfare per i lavoratori autonomi identico a quello dei lavoratori dipendenti. Altre ancora sono state chieste e sono state promesse come un meccanismo di rimborsi o ristori che vada oltre il criterio dei codici Ateco e si basi invece sul fatturato e coinvolga anche le partite Iva. Proposte analoghe le aveva fatte anche Fratelli d’Italia. Dal governo hanno preferito prendere nota di quelle poste da Forza Italia.

Alla fine tutto bene, grandi dichiarazioni di giubilo, i complimenti e i ringraziamenti del premier Conte a Silvio Berlusconi, il capodelegazione del Pd Dario Franceschini che dice «chapeau a Berlusconi che ha costretto le altre forze di centrodestra a cambiare linea e ad adeguarsi». Molto soddisfatto Zingaretti. «Ottimo lavoro del governo e importante collaborazione con Forza Italia» ha chiosato Bettini. Ma dietro il miele di quei tabelloni verdi si intravedono non solo tutte le linee di frattura dei vari partiti ma la scomposizione e la possibile ricomposizione del quadro politico nazionale.

Il Cavaliere ha dato le carte. Gianni Letta ha “armato” il mazzo. Da quando è cominciata la pandemia tutto è cambiato nel centrodestra e Forza Italia, fino a qual momento schiacciata dagli estremismi di Lega e Fratelli d’Italia, ha potuto recuperare un ruolo e rivendicare la bontà delle sue posizioni liberali, europeiste, per la crescita e la libera impresa. Un posizionamento diventato via via sempre più evidente fino alle ultime settimane quando il Presidente della Repubblica ha chiesto alle forze politiche «coesione e collaborazione al servizio di un paese che soffre ed è in difficoltà». Il Pd c’era e l’interlocuzione non poteva che essere con Forza Italia.

Una settimana fa stava per saltare tutto. Salvini e Meloni nel timore di restare nell’angolo e fiutando un piano, ordito dal Pd, per dividere il fronte del centrodestra, hanno provato a ribaltare lo schema. «Ecco le nostre proposte, il governo ci dica se le accetta…» hanno detto annunciando mercoledì sera un documento unitario. Ma quando Berlusconi ha capito che il documento stava diventando l’alibi per altri incidenti, ha deciso di fare di testa sua. E ieri mattina ha rotto gli indugi: «Noi votiamo lo scostamento di bilancio, ho avuto rassicurazioni personali che le nostre richieste sono condivise dal governo». I capoversi 3 e 4 della Risoluzione 6-00154 firmata dai capigruppo di maggioranza sono le risposte e “la prova” che Berlusconi voleva. Misure su tasse, aiuti e sconti sui costi fissi che sono quelle richieste dalla base elettorale di Forza Italia.

Un secondo dopo il voto è cominciato quel gioco per cui tutti hanno vinto. E tutti rivendicano. «Abbiamo votato sì perché queste sono le proposte che facciamo da febbraio e finalmente il governo ci ha ascoltato» ha rivendicato Meloni attaccando il Pd che «fa questa operazione solo perché spera di dividerci. Anche lo “chapeau” di Franceschini a Berlusconi è un modo per spaccare l’unità del centrodestra facendo leva sull’ego di qualcuno e con l’aiuto di qualche quinta colonna al nostro interno». Ce l’hanno con Brunetta, un altro paziente tessitore di questo voto, accusato di «aver garantito sul voto personalmente con il ministro Gualtieri a tarda sera». Peccato che le rassicurazioni sul voto di Forza Italia sarebbe arrivate direttamente da Berlusconi al telefono con Gualtieri.

Sono furiosi i salviniani doc. «Per noi è uno smacco – bisbigliavano un paio di senatori – abbiamo calato le braghe». Serve a poco che Salvini provi già a rialzare il prezzo dicendo che «i decreti sicurezza non passeranno». Altri sono convinti che «questa roba finisce già domani, vedrai, non può reggere così, non regge Forza Italia. Berlusconi in realtà difende la sua casa che brucia». E se fosse invece quella della Lega messa male? Anche i 5 Stelle, che hanno già mille problemi di tenuta, hanno digerito poco e male il successo tattico di Berlusconi . La sequenza è nota: prima si alleano con “l’innominabile” Renzi; poi “col partito di Bibbiano”, cioè il Pd e ora pure con “il Caimano”. Dura da spiegare alla base.

Il senatore 5 Stelle Mattia Crucioli prova a riconnettere qualche filo con quello che erano e attacca Berlusconi in aula a testa bassa «condannato per frode fiscale, fa male alla verità». Un fuori programma che il capogruppo Licheri concede quasi fosse una caramella: «Ognuno ha diritto di esprimere le proprie idee». Per molto meno hanno espulso. Se sarà vera “coesione” e “collaborazione”, lo si vedrà nei prossimi giorni. In calendario ci sono quattro votazioni difficili per Conte. A cominciare da quella sul Mes.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.