La posizione del dirigente Pd
Bettini e il suo campo largo: “Il nuovo centro non può partire da Renzi o Calenda, l’anima liberale con altri leader è essenziale”
Che Goffredo Bettini da anni sia la mente dietro molte mosse del Partito Democratico ormai è assodato. Vale la pena quindi tenerlo in grande considerazione quando parla negli ultimi giorni in merito alla costruzione del cosiddetto ‘campo largo’, ancor più dopo l’apertura di Matteo Renzi al centrosinistra.
Bettini e il suo campo largo: “Il nuovo centro non può partire da Renzi o Calenda”
In una nuova intervista al Corriere della Sera, il dirigente del Pd ha parlato appunto dell’alleanza che si può creare a sinistra, dal centro fino all’estrema. “Si può definire in tanti modi. Già dieci anni fa usavo il termine ‘campo largo’. Non una somma di partiti, piuttosto un sentimento, un impeto etico e ideale, una visione dell’Italia, un programma di priorità”, dice Bettini. Poi il riferimento a Renzi, a cui non manca comunque di dare una stoccata e un messaggio: “In questo quadro l’anima liberale è essenziale. Esprime una tradizione di pensiero circa il rispetto delle persone, la ‘religione’ istituzionale, il garantismo, la libertà, la fiducia nel metodo laico e scientifico. Ci sono grandi energie civiche, di governo delle città, politiche, intellettuali, in grado di rappresentare questo spazio politico, entrato in crisi per i conflitti tra Renzi e Calenda. Verso i quali non ho alcun veto, ma dai quali non partirei nel costruire il nuovo, se fossi un uomo di centro. Sono importanti personalità ma non possono essere, come nel passato, i protagonisti”.
Bettini e l’apertura di Renzi a sinistra
E ancora, Bettini spiega la posizione del Pd in merito alla svolta dell’ex premier: “La Schlein ha detto ‘via i veti‘. Renzi ha risposto ‘io ci sto’. Ha compiuto una scelta politica: il terzo polo non esiste più e abbiamo di fronte un governo pericoloso, io sto con il centrosinistra. È stato giusto da parte nostra aprire. Ma è un punto di partenza. Ora va costruita l’alleanza. Seriamente e nei tempi giusti”.
“Significa da subito battaglie comuni nella società, alleanze possibili alle Regionali, confronto di merito e ripeto un soggetto liberale ampio con nuovi leader. Lo stesso Renzi ha detto più volte che non intende dare le carte. Aprire un processo e starci dentro è cosa diversa che porsi come l’unico interlocutore di una nuova fase. Questo sarebbe sbagliato per Italia Viva e l’insieme dell’alleanza. Già in questi giorni si avvertono da più parti disagi e malumori”, ha aggiunto l’esponente dem. Comunque l’idea è chiara, allargando il campo al centro si possono vincere le elezioni, o almeno “è più facile vincerle. La sinistra italiana in certi momenti è stata molto forte, ma mai maggioritaria. Inoltre, la nostra democrazia è più fragile di quella francese o inglese. Se si mettono insieme i due dati, si trova la risposta giusta. Allargare il campo, per un unirlo sui valori e i principi della Costituzione“.
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