Un saggio del secolo scorso scrisse che solo gli sciocchi al risveglio del mattino si meravigliano di essere uguali a come si erano coricati la sera prima. Mi sono ricordato di questa osservazione assistendo al dibattito in corso in ogni angolo del mondo, dopo il primo match televisivo tra il presidente uscente Joe Biden e lo sfidante Donald Trump. Biden – è narrazione diffusa – ha espresso una performance talmente goffa e imbarazzante da mettere in allarme l’establishment democratico al punto da ipotizzare, alla Convention di Chicago un’alternativa nel ticket presidenziale.

Gli errori

Il tafazzismo è sbarcato anche in America? Un anziano signore che da ben quattro anni inciampa scendendo dalla scaletta dell’Air Force One, si confonde durante le interviste, si permette strafalcioni in geografia, si concede rumori d’intestino mentre è in mondovisione, è sembrato divenire all’improvviso non solo un candidato destinato alla sconfitta nella competizione con un gangster come Donald Trump, ma anche un vecchio da affidare ad un amministratore di sostegno. Qualcuno si è spinto fino a dire – da noi – che Biden non sarebbe in grado neppure di restare alla Casa Bianca fino a novembre.

Che cosa ha fatto o detto Biden

Ma che cosa ha fatto o detto Biden di insolito davanti alle telecamere della CNN che l’opinione pubblica americana e mondiale già non sapesse e non avesse visto e sentito sui teleschermi quasi quotidianamente? Ad Atlanta non si cercava un conduttore di talk show ma la persona che una volta veniva definita il leader del mondo libero.

Se la giocano a chi sputa più lontano? Pur confuso e barcollante (chi come me ha la sua stessa età ne comprende le difficoltà) Biden è stato un buon presidente, all’altezza delle sfide eccezionali che ha dovuto affrontare. Un’amministrazione che aveva cominciato l’attività con la ritirata vergognosa dall’Afghanistan, attuando gli impegni di quella precedente, non ha esitato ad assumere una posizione responsabile e corretta dopo l’aggressione russa dell’Ucraina, ricompattando ed allargando la Nato, ristabilendo una collaborazione con l’Europa e rinsaldando il fronte del Pacifico contro l’invadenza della Cina popolare. Ha gestito con equilibrio la crisi in medio oriente, senza che venissero messe in discussione le nuove relazioni di Israele con gli Stati arabi a seguito dei c.d. accordi di Abramo.

In economia Biden può vantare dei risultati positivi sul versante dell’occupazione. Si dirà che è merito del deep state che gli sta intorno. Ma quale statista nella sua posizione non è contornato da un apparato di consiglieri che gli prepara i dossier e gli scrive i discorsi? Ma il Si o il No finali competono a quello che ci mette la faccia e se ne assume la responsabilità di fronte alla storia. A meno che il nuovo primato dell’America non coincida col “celodurismo” (qualcuno è in grado di garantire che il Donald vincerebbe in questa gara?) solo degli imbecilli potrebbero sostenere che Biden, all’improvviso, è divenuto incapace di fare ciò che sta facendo. Poi magari il vecchio Joe perderà le elezioni; ma non le vincerebbe mai un sostituto dell’ultimo momento scelto dai maggiorenti del partito.