“Come sono andato? Bene, no? Peccato questo mal di gola, vero? Si sentiva molto?”. Joe Biden non era in grado di capire dopo due minuti dall’inizio del dibattito ciò che tutta l’America democratica aveva capito: il vento di disfatta e le dimensioni della catastrofe. Non che Trump abbia sfolgorato: anche lui ha ripetuto frasi fatte e vecchie bugie, ma era sempre sottorete a far fare una figura da incompetente al suo rivale. Il povero Biden, soli ottantun anni, non è in grado di mantenere un tono di voce alto e sicuro di sé, ma si perde in arzigogoli da coniglio mannaro. Vedere il dibattito mentre accade, e nella sua lingua, è tutt’altra cosa che vederlo poi tradotto in un italiano piallato da tutte le sue sbavature emotive.

Una commedia parrocchiale

Vedere il dibattito mentre accade, e nella sua lingua, è tutt’altra cosa che vederlo poi tradotto in un italiano piallato da tutte le sue sbavature emotive. Sembra una commedia parrocchiale. Il dialogo nel complesso è andato così: i democratici sono al suicidio perché, anche se di poco (tre punti), ha vinto Trump. E adesso chi glielo dice a Biden e alla Harris di fare fagotto e aiutare nella ricerca di qualcuno da presentare al loro posto? Non contate su quei due: Joe è sicuro di essere stato il principe azzurro e Kamala la fata turchina. Un punto importante: Trump alla domanda ‘lei oggi accetterebbe le condizioni di pace dell’Ucraina?’ risponde di no. E poi svolge la sua infinita tiritera su ciò che avrebbe fatto lui. Aborto: abbiamo appreso come in America si stia discutendo della possibilità legale dell’uccisione del neonato: aborto dopo la nascita. Un muratore ha sollevato il caso, la corte ne discute.

La chiave è Jill Biden

Tra le foto pubblicate dal New York Times, democratico e dalla parte di Biden, si vedono uomini e donne con le mani nei capelli, impietrite. Davvero non c’è più tempo? Abbiamo ancora quattro mesi. I problemi maggiori si chiamano Jill Biden, moglie di Joe e sua sponsor; e l’inutile Kamala Harris, la vicepresidente di colore che nessuno – a partire dalle femministe – vuole nello Studio Ovale. La sua speranza è legata al destino di Joe Biden: se lui salta, lei salta. Il ticket non può saltare se i due, Biden e Harris, non ci stanno. E non ci stanno. Ma teoricamente Joe potrebbe mollare lasciando Kamala da sola, senza prospettive.

I Muppet, insulti senza dire nulla

Torniamo al dibattito ad Atalanta dove ha sede la CNN che faceva gli onori di casa. Messa in scena e preamboli sono apparsi subito troppo lunghi. Ma tutto si è giocato nei primi cinque minuti e i due sembravano dei muppet, i pupazzi di Sesame Street che si insultavano senza dirsi niente. Biden dice: “Tu sei un criminale riconosciuto per i tuoi trucchi col fisco, per avere avuto una relazione con una pornostar mentre tua moglie era incinta”. E Trump: “Che vuol dire? Tutti possono essere visti come criminali: guarda tu con tuo figlio Hunter che ti sta portando dritto nei suoi abissi”. Il tutto senza foga, senza eleganza oratoria, fra colpi di tosse, raschiamenti di gola, gesti ipertrofici, due vecchiacci che si presentano a un popolo abituato a cercare tra presidenti forti e affascinanti. Biden sperava che fosse finalmente il suo “momentum”, quello magico che apre tutte le porte, e aveva accettato un dibattito che, rispetto a tutti gli altri fra i candidati alla Presidenza, viene mandato in onda con ben due mesi di anticipo.

Il panico tra i democratici

Ma il risultato è stato l’opposto perché ha mosso un’onda di sconcerto e ha fatto tremare gli americani democratici, ha provocato scherno per Biden che per novanta minuti ha sofferto di voce rasposa, inadatta a lanciare accuse di disonestà all’ex presidente Trump tacciato di tradimento per i fatti a Capitol Hill del 6 gennaio e di essere un porco che va a letto con una pornostar mentre sua moglie è incinta. Trump negherà tutto: non si è mai scaldato, non ha fatto scenate ma ha cercato di ritorcere su Biden i problemi di incapacità e lentezza mentale. E la mattina i democratici si sono risvegliati nel panico. Il sogno di poter vincere un duello con è svanito. La voce di Biden riecheggiava tentennante e le risposte confuse. Cominciava una frase e non ricordava come finirla.

Biden catastrofe, Trump a bugia libera

La disfatta sembra quasi certa e il tempo per poter cambiare i cavalli in corsa è pochissimo, perché si dovrebbero trovare due candidati forti e popolari, ma soltanto dopo aver convinto Biden a mollare tutto. Ma non esiste una procedura che possa obbligarlo. Ci sono dirigenti democratici che parlano con i giornalisti in maniera ufficiale e si dicono moderatamente ottimisti. Ma c’è n’è un’altra quota molto maggiore di giornalisti e commentatori che accettano di esprimere la loro opinione solo in condizione di anonimato e sono tutti spietati: Biden è una catastrofe ma è ostinato come un mulo e sicuro di essere tuttora il miglior presidente possibile. In questo clima Trump ha spadroneggiato raccontando bugie e manipolando la verità storica come una fiaba.

Tutte le ‘fiabe’ di Trump

Così ha potuto sostenere che gli immigrati hanno portato il più alto tasso di criminalità mai visto e che lui era riuscito a bloccare l’Iran nelle sue ambizioni atomiche, cosa che non è esattamente vera, e ha sostenuto che Biden avrebbe consentito l’aborto anche dopo che il bambino è nato e fino all’età di un mese. Follia completa. Biden non ha mai detto una cosa del genere. Il dibattito si è subito incattivito: Trump e Biden si sono accusati a vicenda di voler cominciare la terza guerra mondiale. Entrambi hanno gridato in modo generico parole sull’inflazione, l’immigrazione l’aborto e la tossicodipendenza ma nessuno di questi temi è riuscito a far dimenticare agli ascoltatori chi erano i due gladiatori: due poveri anziani, per la verità ricchissimi, astiosi e incapaci di modificare di una virgola ciò che ripetono quotidianamente dalla mattina alla sera.

E quindi dialogo zero. Mai nella storia degli Stati Uniti si erano affrontati per la Casa Bianca due uomini privati più dell’energia e della capacità di produrre nuovi programmi. Il partito democratico si è messo in moto subito, ma in modo clandestino, per cercare di convincere la leadership che qui o si cambia il candidato presidente con la sua appendice Kamala Harris oppure è la catastrofe. Perché Trump, Dio permettendo, distruggerà l’America in 8 anni. Ma la leadership del partito democratico non può forzare Biden il quale è totalmente sicuro di sé e non gli passa neanche per l’anticamera del cervello di avere fatto una figura tra le più terribili della storia dei dibattiti.

Le frasi sconclusionate

Il New York Times scrive oggi che sono bastati dieci minuti per capire che la rimonta di Biden era impensabile e impossibile. Ad un certo punto ha alzato la mano e ha scandito le parole per esprimere un pensiero più profondo degli altri: “Noi riusciremo passare in modo che ogni singola persona…. Che sia idonea per fare ciò che io riesco a fare con il, beh, scusatemi … trattando qualsiasi cosa io debba… con beh, insomma, guarda noi alla fi ne riusciremo a battere il Medicaid”. Silenzio in scena e urla di disperazione nelle case democratiche. Dall’altra parte Trump, se si vuole, è anche peggio: va a macchinetta, ripete sempre le stesse frasi e parole, ma le sa a memoria come preghiere ed è la gioia die comici e degli imitatori perché ciascuno ha di riserva il suo Trump per tirar su l’umore della tavolata.

Kamala sorrideva come sempre: “La partenza è stata un po’ lenta ma il finale è stato forte”. Trump ha evitato di ricapitolare la somma degli errori, gaffe e inconsistenze del suo avversario, preferendo che si affogasse nella sua acqua. Solo una volta Trump ha commentato: “Chissà che intende dire? Io penso che non ne abbia alcuna idea”. Dopo un’ora e mezza di questo sfacelo, si sono intassate le linee dei media: tutti i canali della comunicazione erano rallentati. Gli uomini di Biden avevano chiesto che i microfoni di Trump fossero regolati in modo da impedire al repubblicano di urlare sottomettendo l’asmatica voce di Biden. E così è successo fino alle 22:00. C’è stato un momento in cui Joe Biden è perciò riuscito a scandire una frase forte: la sua postura, il profondo respiro, la pausa, tutto preludeva a qualcosa di forte. Moderatamente forte. E infatti ha detto: “l’unica persona su questo proscenio che sia stata condannata per un crimine è l’uomo che io sto guardando in questo momento”.

Delusione e brusio frustrato. Trump ha riposto: “In un paese criminale tutti gli innocenti possono essere trattati come criminali”. Già che c’era ha rifilato una sua vanteria priva di riscontri. Poi ne ha infilata di straforo un’altra: grazie a lui gli Usa hanno tutti i numeri che certificano che l’America è il miglior ambiente possibile. Biden ha detto che Trump ha la morale di un gatto randagio e Trump, come in una commedia surrealista, ha risposto che Biden non prende una palla di cinquanta metri di diametro. Argomenti forti e altamente ideologici da cui dipendono le sorti del mondo intero.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.