I rapporto con la Cina
Biden o Trump sulla politica estera resta non cambia nulla
Davvero Joe Biden sta smontando la politica di Trump? Certamente non quella ormai a rischio di conflitto con la Cina perché non soltanto ha accolto le ultime mosse del segretario di Stato Mike Pompeo, che ha sanzionato la Cina per genocidio della popolazione degli Uguri dello Xinjang, ma ha rilanciato con un gesto ai limiti di una dichiarazione di guerra. Biden ha invitato infatti alla cerimonia della sua inaugurazione la signora Hsiao Bi-khim rappresentante dell’isola di Taiwan (che la Cina considera suo legittimo territorio) con il rango di ambasciatrice e legittima rappresentante di un’altra Cina che non è la Cina continentale. Non è stata una svista diplomatica: la nuova portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, Emily Home, ha definito “rock-solid” i rapporti fra Washington e Taipei.
La signora Hsiao dopo la cerimonia ha pubblicato un video in cui appare con Biden con un commento sull’inequivocabile scelta democratica delle due nazioni. americana e di Taiwan. Tutto ciò sarebbe stato impensabile fino a un anno fa. Quando nel 1979 il presidente Richard Nixon aprì alla Cina di Mao Zedong, gli Usa si impegnarono a riconoscere una sola Cina, quella continentale, ma non abrogarono mai gli impegni con Taiwan a difendere militarmente l’isola da una invasione cinese. Questo equilibrio è durato fino alla guerra commerciale e delle monete, e fin quando la Cina non ha violato gli accordi del 1984 sulla libertà politica di Hong Kong.
Nel frattempo, il tribunale internazionale dell’Aja ha dichiarato illegale l’appropriazione cinese degli isolotti affioranti del Mar cinese del Sud trasformate in basi militari con la pretesa del riconoscimento di nuove acque territoriali cinesi. La scelta di Biden è dunque sulla scia di quella di Trump che pochi mesi fa mandò nella capitale dell’isola, il ministro della salute pubblica in visita ufficiale con bandiere e inni nazionali a congratularsi per l’ottima strategia anti-Covid del governo di Taiwan. Pechino rispose facendo volare a bassa quota squadroni di caccia che varcarono la linea di demarcazione informale fra le due Cine. Pechino da allora messo in mare una flotta delle stesse dimensioni e qualità di quella americana che costringe la coalizione anticinese a quotidiane simulazioni di attacchi missilistici che impongono a Stati Uniti, Giappone e Australia un continuo ricambio in uomini e mezzi, con una escalation militare in cui il governo cinese sta spendendo una quota del Pil doppia rispetto a quella degli Stati Uniti.
L’amministrazione Biden è dunque consapevole dello stato delle cose e ha compiuto, fra tanti festeggiamenti inaugurali, un atto in linea con la politica estera muscolare di Trump, cui si aggiungono anche i segnali di una più accesa politica antirussa.
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