Alla fine, lo zar ha parlato. E ha marcato una svolta alla guerra iniziata il 24 febbraio. Guerra e non più “Operazione speciale”. Guerra che chiama alla mobilitazione, per ora parziale. E sullo sfondo, sempre più ravvicinato, aleggia lo spettro più temuto: la guerra nucleare. L’ora va cerchiata in rosso: le 8 del mattino italiane. Quando Vladimir Vladimirovič Putin compare di fronte alle telecamere per annunciare la svolta militare più importante dal giorno dell’invasione dell’Ucraina: tutti i riservisti sono chiamati a combattere al fronte “Ho già firmato il decreto di mobilitazione parziale, le operazioni inizieranno oggi (ieri per chi legge, ndr), annunci. Si tratta di circa 300mila uomini con esperienza di combattimento e specializzazioni militari, mentre sono esclusi (per ora) i militari di leva. “Stiamo parlando solo di una mobilitazione parziale”, ha rassicurato Putin.

Nel discorso, inizialmente previsto l’altro ieri sera e poi rimandato di alcune ore senza alcuna spiegazione, il capo del Cremlino torna anche ad agitare lo spettro dell’arma atomica: “Questo non è un bluff. I cittadini della Russia possono essere certi che l’integrità territoriale della nostra patria, la nostra indipendenza e libertà saranno assicurate. Useremo tutti i mezzi a nostra disposizione. E coloro che stanno cercando di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che il vento può girare anche nella loro direzione”, minaccia. Mentre il ministro della Difesa Sergei Shoigu sottolinea: “Non combattiamo solo con l’Ucraina e l’esercito ucraino, ma con la Nato e con tutto l’Occidente“. Il decreto pubblicato dal Cremlino prevede che saranno i governatori degli oblast’ (le regioni del Paese) a dover assicurare l’arruolamento nella quantità e nei tempi stabiliti dal ministero della Difesa. Secondo Shoigu il totale della forza arruolabile da Mosca, compresi i militari di leva, ammonta a “quasi 25 milioni di uomini”: pertanto, ha affermato, “si può comprendere che questa è una mobilitazione parziale, l’1% o poco più, 1,1% della risorsa totale di mobilitazione”.

Il presidente della Commissione Difesa della Duma (la Camera bassa del Parlamento russo) Andrei Kartapolov ha precisato che con i riservisti saranno innanzitutto formate nuove unità che avranno il compito di “difendere i confini” con l’Ucraina e creare nel territorio russo vicino alla frontiera “una profondità tattica” a sostegno delle forze impegnate nelle operazioni. I primi a essere mobilitati, ha precisato, saranno soldati e sottufficiali fino a 35 anni di età e ufficiali inferiori fino ai 45. Come atteso, inoltre, Putin ha annunciato il sostegno di Mosca ai referendum indipendentisti indetti dalle amministrazioni filorusse del Donbass e degli oblast di Kherson e Zaporizhzhia: “La politica del terrore, dell’intimidazione, sta diventando sempre più barbarica, più estesa. La maggior parte delle persone che vivono nei territori liberati dai neonazisti, territori storici della Russia, non vogliono tornare sotto di loro. Non possiamo abbandonare le persone a noi vicine, non possiamo ignorare le loro legittime aspirazioni a decidere del proprio destino. Le autorità hanno deciso di indire un referendum e hanno chiesto il sostegno della Russia, noi faremo di tutto per garantire uno svolgimento tranquillo”. “La decisione dell’operazione militare speciale è stata inevitabile, la liberazione dei territori del Donbass resta l’obiettivo irremovibile”, ha ribadito il presidente russo nel suo discorso.

“Dopo che il regime di Kiev ha respinto una soluzione pacifica e ha fatto la sua rivendicazione sulle armi nucleari, è diventato assolutamente chiaro che una nuova, ampia offensiva nel Donbass, come già accaduto due volte in precedenza, sia inevitabile”, prosegue. E ha concluso con un appello alla popolazione: “È nostra tradizione storica e destino del nostro popolo fermare coloro che cercano il dominio mondiale, che minacciano di smembrare e rendere schiava la madrepatria. È quello che stiamo facendo ora, e credo nel vostro sostegno”. Un sostegno contestato. In serata, sono S salite a oltre 200 le persone fermate dalla polizia durante manifestazioni svoltesi ieri i in molte città russe contro la dichiarazione della mobilitazione parziale. Nei raduni svoltisi in 20 città, scrive la ong Ovd-Info, sono state fermate 219 persone. Dalla tribuna del Palazzo di Vetro arriva la risposta di Biden. “Un membro permanente del Consiglio di sicurezza ha invaso un suo vicino”. Così il capo della Casa Bianca apre il suo intervento davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Con la sua “guerra brutale”, ha rimarcato Biden, “la Russia ha violato vergognosamente a Carta dell’Onu”. Quando è scoppiata la guerra “non abbiamo esitato. Abbiamo scelto la libertà. Abbiamo scelto la sovranità. Abbiamo scelto i principi a cui guarda ogni parte della Carta delle Nazioni Unite. Siamo stati con l’Ucraina”, ha detto Biden, esortando tutti i membri dell’Onu ad essere uniti contro la Russia.

“Come voi, gli Stati Uniti vogliono che questa guerra finisca alle condizioni giuste“, ha aggiunto, sottolineando che la Russia “non può impadronirsi del territorio di una nazione con la forza“. Teso, scuro in volto, il presidente americano precisato che nessuno ha minacciato la Russia e che nessuno, a parte Mosca, ha cercato il conflitto. “Oggi il presidente russo Putin ha inviato altre minacce. Il Cremlino sta organizzando un referendum farsa, che è una enorme violazione” al diritto internazionale. Il presidente Usa ha sottolineato che Mosca ignora il trattato di non proliferazione nucleare e porta avanti “un preoccupante rafforzamento nucleare senza precedenti, senza alcuna trasparenza“. “Una guerra nucleare non può essere mai vinta e non deve essere combattuta”, insiste Biden. “Gli Stati Uniti chiedono la pace immediata, e che si trovino accordi che tutti accettiamo, ma non può essere l’acquisizione della terra di un altro Paese. Mosca vuole eliminare il diritto dell’Ucraina di esistere”. E ancora: “E’ la Russia a raccontare frottole sulla crisi alimentare: le sanzioni le permettono esplicitamente di esportare le derrate alimentari. E’ Mosca che sta provocando la crisi alimentare e deve risolverla”. “Non vogliamo conflitti, non vogliamo una Guerra fredda, ha detto Biden, aggiungendo che gli Stati Uniti “non chiedono a nessuno di scegliere” tra gli Usa e gli altri.

“Minacciare l’uso di armi nucleari è inaccettabile ed è un vero pericolo per tutti. La comunità internazionale deve unirsi e prevenire azioni simili. La pace mondiale è a rischio”. A dirlo via social è l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell, dopo il discorso di Putin. “L’annuncio di un referendum farsa, della mobilitazione parziale e del ricatto nucleare è un’escalation grave”, conclude “Mr.Pesc”. Una direttrice di marcia che era stata tracciata in precedenza da Mario Draghi. “Finora, la Russia non ha dimostrato di volere la fine del conflitto: i referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza”. Così il premier italiano in un passaggio del suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, “Tuttavia – ha puntualizzato il presidente del Consiglio – l’Italia resta in prima linea per provare a raggiungere un accordo, quando sarà possibile. Lo abbiamo fatto in passato, quando abbiamo evidenziato come il blocco dei porti del Mar Nero costituisse un rischio per la sicurezza alimentare globale”. Una linea rilanciata nel suo intervento al palazzo di Vetro dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Della tragedia ucraina è tornato a parlare il Papa che ha denunciato ancora una volta la “tragica guerra”, ribadendo con forza il no alle armi nucleari. E’ accaduto all’udienza generale dedicata al viaggio in Kazakistan che si è da poco concluso. “Vorrei fare presente la terribile situazione della martoriata Ucraina”, ha detto tornando a denunciare le “mostruosità “ della guerra in Ucraina. Una mostruosità che rischia di trasformarsi in una apocalisse nucleare.

Avatar photo

Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.