Cambiano gli avvocati della donna (e la strategia difensiva)
Bimba morta di stenti a Milano, rintracciato l’uomo che lasciò il sedativo alla mamma di Diana: la difesa chiede la perizia psichiatrica

È stato rintracciato e sentito martedì dagli inquirenti milanesi l’uomo che aveva lasciato nell’appartamento di via Parea a Ponte Lambro, nel capoluogo lombardo, il flacone di sedativo ‘En’ trovato vuoto per tre quarti dalle forze dell’ordine quando mercoledì scorso hanno rinvenuto il corpo senza vita della piccola Diana Pifferi.
La circostanza è emersa oggi su alcuni quotidiani nell’ambito delle indagini sulla morte della bimba di 18 mesi, che vede indagata e reclusa in carcere sotto sorveglianza speciale la madre Alessia Pifferi, accusata di averla abbandonata per sei giorni a casa per andare a trovare il fidanzato a Leffe, in provincia di Bergamo.
L’uomo sentito dagli inquirenti, che in passato aveva avuto una breve relazione con Alessia Pifferi, ha confermato la versione della donna. Era stato lui a lasciare il flacone di ansiolitico a base di benzodiazepine nell’appartamento di via Parea, ma non ha saputo ricordare quanto ne fosse rimasto al suo interno.
Sempre sul fronte delle indagini va registrata invece la novità nella difesa della 36enne Pifferi. La donna ha infatti incaricato gli avvocati Luca D’Auria e Solange Marchignoli, nominati martedì al posto dell’avvocato d’ufficio.
I due hanno immediatamente chiesto una consulenza “neuroscientifica e psichiatrica” sulla donna, affidando l’incarico ai professori Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia Forense e Neuroscienze Cognitive all’Università di Padova, e a Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’Università di Pisa. “A breve comincerà un lavoro – hanno spiegato – per capire il percorso mentale che ha potuto portare a un fatto così tragico“. I due consulenti tecnici della difesa si sono occupati di parecchi casi di omicidi, tra cui la strage di Erba.
Nella giornata di ieri sono emersi anche le prime indiscrezioni sull’autopsia svolta sulla salma della piccola Diana. Al momento non c’è “nessuna evidente causa della morte” della bambina, così come “segni di violenza o percosse“. L’ipotesi più probabile da quanto emerso dall’autopsia eseguita all’istituto di Medicina Legale di Milano dal professor Andrea Gentilomo è che Diana Pifferi sia morta di stenti.
Serviranno giorni, però, per avere i risultati degli accertamenti eseguiti questa mattina, tra cui l’esame dei tessuti e quello tossicologico, per capire se la bambina sia stata sedata dalla madre prima della partenza per Leffe.
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