L’intero Marocco è con il fiato sospeso mentre proseguono le operazioni di recupero del piccolo Rayan, il bambino di 5 anni che da oltre 72 ore è intrappolato in un pozzo artesiano a 32 metri di profondità

Ormai mancano pochi metri per raggiungerlo e si scava a mano, con i picconi, in una lotta contro il tempo. La squadra che negli ultimi due giorni ha guidato senza sosta i mezzi-alcuni tecnici hanno lavorato anche per 24 ore di seguito- ha lasciato ora il posto a sei soccorritori, che hanno il compito più difficile. Entreranno nel tunnel fatto di enormi tubi di acciaio per recuperare il bambino. 

Iniziata la fase più delicata del recupero di Rayan

I lavori si sono rivelati più difficili del previsto. Mercoledì 2 febbraio un giovane del posto, di costituzione mingherlina, si era offerto volontario per calarsi, ma il pozzo si restringe ulteriormente dopo 30 metri e dopo alcuni tentativi ha dovuto desistere. I soccorritori hanno quindi deciso di scavare intorno al pozzo e nel frattempo sono riusciti a fargli arrivare acqua, cibo e ossigeno. Oltre 70 ore di lavori di scavo, per sei bulldozer e un centinaio di uomini tra operai, forze dell’ordine, geologi, protezione civile, speleologi e volontari, hanno permesso di giungere a pochi metri da lui.

Una montagna è stata letteralmente sbancata per creare una voragine profonda 30 metri e raggiungere in parallelo il fondo del pozzo. Dopo che alcuni smottamenti del terreno hanno fatto temere il peggio, alle 6 di questa mattina sono iniziati i lavori per lo scavo del tunnel orizzontale, in cui sono stati successivamente inseriti enormi tubi, di quelli usati di solito per l’acqua, in modo da consolidare il passaggio. 

Le trasmissioni di diversi media marocchini sono seguite in tv e sui social network da centinaia di migliaia di utenti, in attesa di notizie sul destino del bambino. Alcune immagini riprese dai soccorritori lo mostrano accovacciato nel fango. Mentre sul web spopola l’hashtag #saverayan, in molti si stanno radunando nel  luogo dell’incidente– il villaggio di Tamrout sui monti del Rif- da ogni parte del Marocco. Oggi infatti è venerdì, giorno di precetto per l’Islam, e la folla- tenuta a distanza dalla polizia- intona le proprie preghiere affinché il bimbo venga salvato. 

Ambulanza e staff medico sono sul campo, in modo da prestare i primi soccorsi al piccolo, una volta che sarà finalmente libero.

“Rayan parla e risponde alle domande”

Questa mattina, ai microfoni di un’emittente locale, il responsabile del comitato di soccorso ha detto che Ryan ha chiesto dell’acqua, alle 3 del mattino, quando una piccola telecamera introdotta nel pozzo lo aveva sorpreso sveglio e cosciente, dopo quasi 60 ore. 

Secondo quanto riportato dai familiari del bambino, Rayan sarebbe sparito martedì pomeriggio intorno alle 17, mentre giocava nei campi vicino casa, nel borgo di Tamrout vicino a Chefchauen, nel nord del Marocco. Il padre improvvisamente non l’ha visto più: era stato inghiottito dal pozzo, ormai prosciugato, che era stato coperto con legna e plastica. Le pareti, strette 20 centimetri,  hanno impedito lo schianto, bloccando il bambino a 32 metri. Ora i genitori sono sotto shock.

Rayan come Alfredino

La storia del piccolo Rayan ricorda quella di Alfredo Rampi, detto Alfredino, che il 13 giugno 1981 morì a Vermicino, nel Lazio, dopo aver trascorsi tre giorni in un pozzo artesiano di circa 60 metri di profondità.

Le operazioni di recupero, trasmesse in diretta tv per oltre 18 ore, paralizzarono l’Italia intera. Anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini si precipitò sul posto. Una vicenda che resta dolorosa a distanza di oltre 40 anni. Per Rayan attendiamo invece il lieto fine.

Mariangela Celiberti

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