Tragedia a Castello di Godego, piccolo comune di settemila abitanti nella Marca Trevigiana. Un uomo ha soffocato il figlio di due anni e poi si è tolto la vita. Un gesto estremo scaturito dalla malattia senza speranza di cui soffriva il piccolo. Nell’appartamento è stata ritrovata una lettera che l’uomo ha scritto spiegando il suo gesto.

L’allarme è scattato intorno all’ora di pranzo. L’uomo aveva 43 anni, operaio da circa 25 in una grande azienda della Galliera Veneta. Dovevano andare a pranzo dal nonno. La madre, fisioterapista con una cooperativa che presta servizio in ospedale, era a lavoro. Il nonno, non vedendo arrivare il figlio e il nipote, senza ricevere risposte alle telefonate, è andato presso il loro appartamento. Porta chiusa, un’altra chiava inserita dall’interno.

L’uomo ha quindi chiamato l’altro sui figlio che è arrivato con una scala. Dalla finestra del primo piano quest’ultimo ha visto il corpo del bambino immobile. Sul posto sono arrivati quindi i carabinieri, vigili del fuoco e ambulanze. Sfondata la porta, i soccorsi si sono trovato davanti il macabro spettacolo. Inutile qualsiasi tentativo di salvataggio.

Il bambino sarebbe stato soffocato. Il padre si sarebbe ferito mortalmente alla gola con un coltello. Sul tavolo della cucina, gli investigatori, raggiunti dalla pm di turno, Mara De Donà, hanno trovato una lettera di un paio di pagine in cui l’uomo ha spiegato le ragioni di un gesto così estremo: al bambino era stata diagnosticata una malattia inguaribile. La vita non aveva per lui più alcun senso.

La madre della piccola vittima è stata avvisata della tragedia mentre era al lavoro, in ospedale: ha avuto un malore ed è stata ricoverata. La notizia si è immediatamente diffusa nel piccolo centro, sin dall’arrivo di carabinieri, pompieri e sanitari davanti al condominio.

Vito Califano

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