Blitz a scuola, mamma picchia professoressa: “Voti bassi a mia figlia”, docente afferrata per i capelli e presa a schiaffi

L’insegnante andava picchiata perché metteva voti troppo bassi alla figlia rispetto a quelli assegnati al resto della classe. E’ quanto andato in scena nel liceo classico Plinio Seniore a Castellammare di Stabia, comune in provincia di Napoli, dove nella tarda mattinata di giovedì 23 marzo, una donna ha fatto irruzione nell’istituto, ha cercato la docente d’inglese nei corridoi e nelle varie classi presenti, poi una volta trovata ha iniziato ad aggredirla perché in disaccordo sulle continue valutazioni negative che la professoressa riservava alla figlia.

Una vicenda sconcertante quella raccontata dal quotidiano Metropolis e andata in scena nella succursale del liceo stabiese presente in via Virgilio. Un’aggressione avvenuta davanti a decine di studenti con la docente, prima insultata, poi afferrata per i capelli e presa a schiaffi in faccia. La situazione è rientrata solo grazie all’intervento delle persone presenti che hanno bloccato la mamma della giovane alunna e portato via l’insegnante. L’aggressione è stata denunciata alle forze dell’ordine.

“La mia solidarietà alla professoressa Lucia Celotto. Dobbiamo tutti insieme ricostruire un patto educativo che unisca genitori, studenti e docenti” ha commentato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.

Una lettera rivolta alla preside del liceo Frotunella Santaniello e alle rappresentanti sindacali delle scuola è stata scritta da Valeria Longobardi, collega della professoressa Celotto. Una missiva dura che sottolinea lacerazioni all’interno del mondo scolastico, acuite soprattutto dopo l’emergenza covid.

“L’aggressione della collega non è un caso isolato nella scuola del post pandemia, dove spesso si verificano episodi di violenza nelle scuole a danno dei docenti, ma anche del personale ATA; un fenomeno in crescita, derivante da disagi economici, social, psicologici; specchio di una realtà sociale in cui si registra un evidente indebolimento del tessuto valoriale, una discrasia tra modelli educativi, quello scolastico da un lato e quello socio-familiare dall’altro e, soprattutto, un progressivo discredito che decenni di disinvestimento finanziario e progettuale da parte della politica hanno riversato sul sistema scolastico. Ma c’è anche un’erosione interna delle relazioni: la scuola, che dovrebbe essere comunità, è sempre più spesso lacerata tra le sue componenti (dirigenti contro docenti, famiglie alleate con i dirigenti contro i docenti o viceversa). Troppa confusione e troppa conflittualità nelle scuole. Non si può continuare così. È un danno per tutti, per i ragazzi soprattutto che questa conflittualità la percepiscono, spesso la sfruttano a proprio vantaggio, come quando due genitori non vanno d’accordo.

Alla luce di queste riflessioni, spesso condivise con colleghi, come rsu del liceo classico Plinio Seniore esprimo tutta la mia solidarietà alla collega, prof .ssa Lucia Celotto, anche a nome della mia associazione sindacale, la FLC CGIL. E voglio lanciare un appello a lei, dirigente, a voi colleghe rsu, all’intera comunità del Plinio, docenti, ata, genitori, per discutere nelle opportune sedi di ciò che è avvenuto, condannare la violenza e cercare insieme strategie più efficaci volte a recuperare prima di tutto l’alleanza scuola-famiglia, che ormai da tempo sembra essersi incrinata. Il principio della partecipazione collaborativa, ispiratore delle riforme democratiche degli anni ‘70, è stato soppiantato già dagli anni ‘90 da una concezione della scuola quale ente erogatore di servizi volti alla soddisfazione del cliente, accentuando l’attitudine “giudicante” delle famiglie, che delegano l’educazione dei figli agli insegnanti, rinunciano ad essere coprotagonisti dei processi educativi e interpretano il rapporto con l’istituzione scolastica nella logica della domanda-offerta. La scuola non è più riconosciuta come istituzione fondante della più ampia comunità democratica, ma come risposta ai propri interessi soggettivi, da esigere con qualunque strumento, tra i quali, in casi estremi ma non infrequenti, ricorsi, minacce, violenze.
Esaminati tutti i fatti e le responsabilità vi invito a dare una risposta forte a quanto è successo e a quanto potrà succedere ancora in futuro.
Distinti saluti,
prof.ssa Valeria Longobardi