Minacce, pestaggi e stese per 30-40 euro alla settimana
Blitz contro la camorra delle bancarelle, gli unici a denunciare il pizzo sono i migranti: 25 arresti nel clan Mazzarella
“Su circa 200 bancarelle esistenti, solo un ambulante, di nazionalità straniera, ha denunciato alla polizia il pizzo che ogni settimana chiedevano gli esponenti del clan Mazzarella“. Sono le parole del capo della squadra mobile di Napoli Alfredo Fabbrocini che, nel corso della conferenza stampa in Questura, commenta il blitz che nella notte del 5 dicembre ha portato all’arresto di 25 persone (21 in carcere, 4 ai domiciliari), tutte ritenute legate al gruppo Ferrauiolo che nel centro storico di Napoli, tra Forcella, la Duchesca, piazza Mancini e la Maddalena, gestisce il racket delle bancarelle per conto dello storico clan Mazzarella. Per tutti, i reati contestati sono quelli di associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione di armi.
Oltre 200 i punti vendita presenti nella grande casbah che si sviluppa nelle traversine comprese tra piazza Garibaldi e il corso Umberto. Bancarelle gestite sia da italiani che da stranieri. Ma è stato grazie alle testimonianze di quest’ultimi che gli agenti della Squadra Mobile di Napoli, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno potuto cristallizzare l’attività estorsiva del clan. Uno di loro, di origine africana, ha denunciato il pizzo chiesto chiesto dagli “amici della Maddalena” (“nero dacci i soldi“) e altri 2-3 connazionali hanno confermato il modus operandi dell’organizzazione che pretendeva inizialmente 20 euro a settimana, poi raddoppiati nel giro di pochi mesi o addirittura triplicati in occasione delle ricorrenze (Natale e Pasqua in primis). Queste le parole dell’ambulante di nazionalità straniera: “Da circa un anno io e il mio connazionale siamo costretti a pagare una somma settimanale a dei ragazzi napoletani per poter rimanere con la bancarella nel mercato. In passato quando ho provato a non pagare sono stato minacciato che se non l’avessi fatto non potevo più stare lì a lavorare”.
Soldi che servivano al gruppo per mantenere i detenuti e le loro famiglie, oltre che per fornire assistenza legale agli affiliati dell’organizzazione per evitare l’inizio di una collaborazione con la giustizia che avrebbe provocato ingenti danni al gruppo.
A gestire le operazioni Massimo Ferraiuolo, detto Mortadella, 48enne scarcerato nel 2019 e fedelissimo, secondo gli investigatori, di Michele Mazzarella (figlio del super boss Vincenzo e marito di Marianna Giuliano, a sua volta figlia dell’ex boss di Forcella Luigi Giuliano), elemento apicale del clan che ha il suo quartier generale nel rione Luzzatti. Ferraiuolo, fratello del collaboratore di giustizia Maurizio, pretendeva il pizzo anche dai cantieri di edilizia privata. Più di una volta infatti l’organizzazione avvicinava addirittura gli operai, spesso durante la pausa pranzo, per avanzare le pretese estorsive, come confermato poi da alcuni lavoratori ascoltati dalla polizia.
Nell’inchiesta è finita in carcere anche Antonietta Virenti, 64 anni, madre di Michele Mazzarella (non coinvolto nell’indagine) che, secondo gli inquirenti, coordinava le attività del gruppo Ferraiolo nel centro storico di Napoli. Secondo Fabbrocini tra il clan Mazzarella e la storica Alleanza di Secondigliano non si sono registrare tensioni. Nessun problema di doppio “pizzo”, a testimonianza di un accordo di non belligeranza siglato qualche anno fa tra le due potenti cosche. “Ci sono state piccole scosse di assestamento tra il gruppo guidato da Ferraiuolo e quello di altri esponenti locali che cercavano di farsi strada. Gruppo non oggetto di questa ordinanza” e riconducibile alle famiglie De Martino-Vicorito, alleate con i Saltalamacchia della Pignasecca.
Clan che obbligava gli ambulanti a pagare il pizzo o a comprare la merce da loro. Chi non riusciva a pagare veniva minacciato (un ambulante è stato anche schiaffeggiato) o derubato di parte della merce. In alcuni casi sono stati registrati episodi di stese a scopo intimidatorio.
I destinatari degli arresti in carcere riguardano: Enzo Barattolo, Alessandro Bilotti, Gennaro Cappuccio, Francesco Cecero, Antonio D’Andrea, Pietro De Filippis, Massimo e Salvatore Ferraiuolo, Ciro Garofalo, Gaetano Gemei, Rosaria Liguori, Vincenzo Lucci, Antonio Manzi, Marco Micillo, Leonardo Nisi, Salvatore Ricciardi, Giovanna Romaniello, Pasquale Salvia, Antonio Tubelli, Alberto Virente e Antonietta Virenti. I domiciliari sono stati invece notificati dalla Polizia a Gaetano Della Porta, Ciro Prestieri, Daniele Riccio, Maurizio Virente.
IL PRECEDENTE – Nel gennaio 2017 una stesa intimidatoria contro alcuni ambulanti africani, provocò il ferimento di tre uomini senegalesi e di una bimba di 10 anni, raggiunta da una pallottola vagante a un piede mentre si trovava in compagnia del genitore. Anche in quella occasione ad agire furono esponenti del clan Mazzarella.
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