Eccoci alla terza puntata della serie di interviste ai cinque candidati del collegio uninominale Lazio 1 U02. Quest’oggi è il turno del professor Raul Mordenti, che si candida per Unione Popolare, la federazione composta da diverse forze politiche di orientamento comunista come DeMa, Manifesta, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, e di personalità della società civile. Up presenta come leader l’ex sindaco di Napoli (2011-2021) Luigi De Magistris. E’ dunque lo schieramento più di sinistra dei 5 principali che si candidano nel collegio.
Mordenti, come già i suoi concorrenti Enzo Foschi (centrosinistra) e Simonetta Matone (centrodestra), non è al suo primo impegno politico: nel 1983 è in Democrazia Proletaria, la formazione a sinistra del PCI, con cui viene candidato alle elezioni europee del 1989 nella circoscrizione dell’Italia centrale, ottiene 841 preferenze e non viene eletto. Allo scioglimento di DP, nel 1991 aderisce a Rifondazione Comunista, di cui diventa consigliere regionale del Lazio nel 1999. All’interno del PRC è stato membro del comitato politico nazionale del partito nonché membro della segreteria romana; per qualche tempo fu anche redattore del settimanale “Liberazione”. Dal 2010 è responsabile dell’Ufficio formazione politica del PRC.
Raul Mordenti è nato a Roma il 6 agosto 1947 (quindi ha 75 anni, e con ciò è il candidato più anziano ed esperto dei quattro); è sposato con Afra Mannocchi dal 1970 ed è stato professore ordinario del gruppo “Critica letteraria e letterature comparate” per l’Università di Tor Vergata di Roma.
Il format dell’intervista rimane lo stesso per tutti: 7 domande di attualità, il più scomode possibile per ciascuno candidato, e una di Storia.
Professor Mordenti, qual è il suo giudizio su Mario Draghi come premier, oltre che la sua Agenda e il suo metodo?
Il governo Draghi ha il solo merito di portare chiarezza: ci governano le banche e la Bce. Gli altri, i membri del “partito unico articolato” (Gramsci), che va da Letta a Meloni, passando per il M5S e Berlusconi, obbediscono, e vanno in televisione: tutti d’accordo sulla guerra e la Nato, tutti d’accordo sulle privatizzazioni, etc. Mi permetta di aggiungere che il disprezzo manifestato da Draghi per il Parlamento già prefigura il presidenzialismo. Pensi solo al recente scandalo del provvedimento che aboliva il tetto per gli stipendi dei vertici: hanno detto che la colpa era di una “manina”, ma il provvedimento era del Ministro e approvato in Commissione. Una “manina” che fa le leggi della Repubblica italiana? E questo è il Governo dei “migliori”. Figuriamoci i peggiori.
Caro-bollette: cosa propone di fare nel breve, medio e lungo periodo?
Nel medio-lungo periodo si tratta di riconvertire la produzione di energia in Italia dal fossile alle rinnovabili, solare anzitutto, che consente anche una produzione diffusa e comunitaria. Da anni si sapeva che questa era la strada: è grave colpa dei governi di destra e di centrosinistra non aver fatto niente. Nell’immediato: tassare al 90% i sovraprofitti delle imprese energetiche, ad esempio i 7 miliardi e 400 milioni lucrati dall’Eni nel 2022, e bloccare a monte i prezzi: intervenire a valle con pochi spiccioli alle famiglie e alle imprese è ridicolo e offensivo.
Il leader della sua formazione, De Magistris, ha lasciato il Comune di Napoli con un buco di bilancio da 4.981.062.563 euro, e si è distinto in questa campagna elettorale per un pressapochismo sui conti pubblici tale da aver originato meme di presa in giro. D’altro canto il vostro programma promette aumenti consistenti di salari, di reddito di cittadinanza, di pensioni per tutti, senza porsi alcun problema di dove trovare tali entrate. Come mai lei pensa che De Magistris possa svolgere il compito di Presidente del Consiglio?
Lascio del tutto a lei la valutazione sul “pressapochismo” e i “meme di presa in giro”, ma i dati che fornisce sono gravemente inesatti: intanto la cifra che fornisce somma due cose diverse, il debito e il disavanzo e non tiene conto della situazione in cui la Giunta De Magistris trovò la citta, che avrebbe dovuto condurlo a dichiarare default e chiudere il Comune. La Giunta De Magistris fu costretta a pagare perfino i debiti…del terremoto del 1980 (quello che fu definito al tempo “il debito ingiusto”) e ricevette dallo Stato circa un miliardo di trasferimenti in meno: ben 150 città italiane si trovarono per queste riduzioni in stato di pre-dissesto (comprese molte del Centro-Nord più care al Governo).
Ma venendo a cose più serie della propaganda: [le cifre fornite non sono propaganda: sono i numeri del bilancio del Comune di Napoli dopo la sindacatura di Luigi De Magistris, ndg] nego assolutamente che Unione Popolare non si sia posta il problema di dove trovare le entrate necessarie a realizzare il suo programma. Noi crediamo infatti che ciò che rende di sinistra una proposta non sia tanto a chi dare quanto a chi togliere (in campagna elettorale perfino Berlusconi dice di voler aumentare le pensioni, dopo aver votato, peraltro come la Meloni, la legge Fornero!).
Ebbene la cosiddetta “agenda Robin Hood” di Unione Popolare (rinvio per questo a un articolo analitico di Piero Bevilacqua) fa assommare a 27 miliardi la cifra necessaria per realizzare tutte le nostre proposte [stando invece alla famosa dichiarazione fatta da Luigi De Magistris al direttore di Fanpage: “non siamo qua col misurino, 40-50 miliardi di euro da spostare da una parte a metterli dall’altra», e l’associazione Liberi oltre le illusioni ha calcolato il costo dell’agenda di Up in oltre 160 miliardi di euro, grafico qui sotto, ndg], tutte, a cominciare da una campagna straordinaria di assunzioni in ruolo nella sanità pubblica, nella scuola, negli Ispettorati del lavoro etc., anche per combattere la terribile disoccupazione giovanile e le morti sul lavoro. Ebbene, tale cifra può provenire ad abundantiam (a) da una tassa patrimoniale dell’1% sui grandi patrimoni (ho detto “grandi”: non si nascondano la destra e il centrosinistra dietro la vecchietta proprietaria della propria casa!); (b) da una riduzione del 10% della colossale evasione fiscale che ammonta a 100 miliardi circa; (c) da una riduzione sostanziosa delle spese militari che tutti, centro-sinistra, destra e M5S hanno aumentato e intendono aumentare ancora.
Il programma di Up sostiene che voi siete l’unica forza ad avere un “programma pacifista e contro le guerre, per la fratellanza universale”. Immagino che per voi l’Ucraina non avesse diritto di difendersi militarmente dall’invasione di Putin, dunque, né a chiedere armi alla UE e agli USA. Allora le domando: i partigiani italiani della guerra di Resistenza, fecero bene a opporsi militarmente ai nazifascisti e a farsi armare dagli eserciti alleati?
Noi abbiamo criticato per primi la politica di Putin, al tempo in cui Salvini e Meloni flirtavano con Dughin, “Repubblica” riceveva da Putin i soldi per pubblicare il supplemento-marchetta “Russia Today“, e Berlusconi accoglieva il “lettone di Putin”. Tanto più abbiamo criticato Putin, senza nessun equivoco, per l’invasione.
Ma la guerra in Ucraina non è iniziata a marzo 2022; è iniziata almeno nel 2014 facendo oltre 14.000 morti, con il colpo di stato, le persecuzioni anti-russe in Donbass, la mano libera ai nazisti ucraini, l’armamento Nato dell’Ucraina ben prima del marzo 2022 (ora ammesso apertis verbis dai vertici Nato) e insomma con tutto ciò che papa Francesco ha definito l'”abbaiare” ai confini della Russia. E questo nonostante l’impegno di non estendere “di un pollice” la Nato ad Est assunto dall’Occidente ai tempi di Gorbaciov e dello sciolgimento del Patto di Varsavia.
Dunque il paragone con la Resistenza al nazifascismo è del tutto insostenibile e puramente propagandistico: ogni volta che l’Occidente scatena una guerra vi fa ricorso. Ricordate? Era il nuovo Hitler Milosevic, era il nuovo Hitler Saddam, era il nuovo Hitler Gheddafi, e così via. Mi permetta di aggiungere che è oltraggioso evocare la Resistenza per un regime che rivaluta il criminale di guerra antisemita Bandera e che ha nel suo esercito battaglioni che innalzano la svastica e si tatuano sul corpo il volto di Hitler [come anche nell’esercito russo, e in diversi altri eserciti, purtroppo, ndg].
Se un paragone storico si vuole fare esso è semmai con la I guerra mondiale, cioè uno scontro inter-imperialista, fra la Russia di Putin e la Nato di Biden; quest’ultimo combatte la sua guerra usando i corpi del popolo ucraino e l’economia dell’Europa. E di fronte a una guerra inter-imperialista i comunisti sono per la pace, non per uno dei due contendenti. In occasione della I guerra mondiale il socialista Jean Jaurès fu assassinato con l’accusa di essere per il Kaiser, sull’altro fronte la comunista Rosa Luxemburg fu incarcerata con l’accusa di essere per la Francia. Così noi pacifisti del 2022 siamo ora accusati di essere per Putin: ebbene, saremmo fieri di essere eredi di questi grandi eroi della pace.
Unione popolare sostiene che l’Italia debba uscire dalla Nato, e al contempo che non debba aumentare la spesa militare fino al 2% del PIL, che anzi voi vorreste abbassare. Lei è consapevole che se uscissimo dalla Nato dovremmo aumentare molto di più la nostra spesa militare se volessimo anche solo limitarci a conservare gli stessi posti di lavoro nelle nostre forze militari?
L’uscita dalla Nato, e la cacciata delle basi militari anche atomiche dall’Italia, si lega alla proposta di fare del nostro Paese un ponte di pace, in Europa e in specie nel Mediterraneo. Nessuna minaccia ne deriverebbe per noi, così come, per fare un solo esempio, la neutrale Svizzera è mille volte più sicura di noi. Del risparmio che ne deriverebbe ho già detto supra. Quanto al problema della difesa dei posti di lavoro dei militari, mi permetta di sorridere, senza offendere i nostri militari (che fra l’altro si sono dimostrati in questi mesi assai più pacifisti dei partiti di Governo e della stampa).
La legge sulle unioni civili fu una grande conquista quando venne approvata dal governo Renzi, ma nacque già molto in ritardo rispetto al resto della UE oggi appare del tutto anacronistica. È in favore di passare a una legge sul matrimonio per tutti, come già in Francia, Spagna e molti altri paesi UE, o siete, con Marx, ancora dell’idea che i diritti civili siano orpelli della società borghese, secondari rispetto ai diritti sociali?
Noi siamo, senza se e senza ma, per la pienezza dei diritti civili di tutti e tutte, e lo siamo sempre stati. A cominciare dai diritti del mondo LGBTQ che è ancora di fatto escluso e perseguitato. Non c’è nessuna contraddizione fra diritti civili e diritti sociali, anzi i diritti sono indivisibili. Rimproverare il povero Marx di non essersi occupato abbastanza delle unioni civili sarebbe davvero grottesco. Aggiungo, a proposito dei diritti civili, che quelli dei migranti rappresentano per noi una vera emergenza, di cui nessun altro parla e, soprattutto, nessuno ha fatto nulla. Siamo fermi alla vergogna della Bossi-Fini, ai respingimenti in mare che uccidono tanti innocenti e al finanziamento dei lager libici grazie a Minniti e ai suoi successori.
Qual è il singolo punto del suo programma personale a cui tiene maggiormente? Con quale maggioranza immagina di scriverlo in Gazzetta Ufficiale?
Mi permette di parlare di due leggi urgenti invece che di una sola?
La prima è la legge elettorale: la legge con cui siamo costretti a votare è una vergogna, che (fra maggioritario, designazione del candidati da parte dei partiti e sbarramenti) non garantisce né l’eguaglianza né la libertà del voto; e ora tutti lo riconoscono, anche quelli che l’hanno concepita, votata e non cambiata in questi anni.
Ma da vecchio uomo di scuola quale sono mi permetta anche di segnalare una seconda legge urgente: occorre portare i finanziamenti per la scuola almeno alla media europea, cioè al 10%: attualmente siamo all’8,0%, all’ultimo posto (al 9,6% la Germania, al 9,5% la Spagna e la Francia, all’8,3% perfino la Grecia). Nel Parlamento dell'”agenda Draghi” la maggioranza per questo non ci sarebbe certo. Per salvare la scuola dal degrado in atto servirà una grande spinta dei movimenti, a cominciare da quello studentesco.
[Domanda di Storia]: Cosa pensa delle politiche di Enrico Berlinguer, a partire dalla linea del compromesso storico? Nel suo libro “La grande rimozione. Il ’68-77: frammenti di una storia impossibile” non pare condividere granché della posizione del PCI di quel periodo.
Penso che Berlinguer sia stato un comunista, non a caso ancora ricordato e tanto amato dalle masse popolari. Tuttavia il processo di degenerazione del PCI cominciò ben prima dello sciagurato scioglimento occhettiano. Da qui le critiche mie e della mia generazione di comunisti specie alle politiche del PCI verso i movimenti. Ma mi permetta di dire che il livello etico-politico di chi ci governa è talmente basso che non solo rimpiango Berlinguer ma a volte mi capita perfino di rimpiangere quei democristiani (non tanti) che almeno erano fedeli alla Costituzione, come Moro, Martinazzoli, Tina Anselmi. L’ho scandalizzata? Ebbene: “Oportet ut scandala eveniant”. [“è necessario che gli scandali avvengano”, ndg]
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