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5 candidati del collegio uninominale Lazio 1 U02: Manuel Tuzi (M5S)

Insegnante, giornalista e scrittore
5 candidati del collegio uninominale Lazio 1 U02: Manuel Tuzi (M5S)

 

Con l’onorevole Manuel Tuzi, del Movimento 5 stelle, arriviamo alla penultima puntata della mia mini-serie di interviste per i candidati al collegio uninominale della Camera Lazio 1 U02.

Il format di queste interviste è lo stesso per tutti i principali candidati al suo stesso collegio uninominale: 7 domande di politica o attualità, il più scomode possibili e calibrate su ciascun candidato del collegio uninominale Lazio 1 U02, e una di storia. Finora hanno risposto Enzo Foschi per il centrosinistra, Simonetta Matone per il centrodestra, Raul Mordenti per Unione Popolare. Domani pubblicherò l’ultima intervista, al candidato della Lista Italia Sul Serio (Azione e Italia Viva), Fabio Dionisi.

Manuel Tuzi, classe 1987, è nato a Roma ed è attualmente deputato uscente della Camera dal 2018 per il Movimento 5 stelle nello stesso collegio in cui si candida oggi. In Parlamento è stato Vicepresidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Inoltre ha ricoperto il ruolo di Capogruppo Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, ed è stato membro del Comitato di formazione e aggiornamento del M5S.

Qual è il suo giudizio su Mario Draghi come premier, oltre che la sua Agenda e il suo metodo?

Credo che la figura di Mario Draghi, considerato il migliore dei migliori, e il suo ruolo al livello  europeo avrebbe dovuto permettere all’Italia di posizionarsi ancor di più al centro delle politiche europee. Purtroppo è avvenuto l’esatto opposto rispetto ad alcune partite fondamentali per la tenuta democratica dei diversi paesi europei, come la guerra in Ucraina. [Questa affermazione è controfattuale rispetto all’oggettiva posizione della UE e del resto dei paesi europei anche non-UE, schierati quasi tutti esattamente sulle stesse posizioni pro-Ucraina del governo di Mario Draghi, Ungheria di Orban a parte, ndg]. Il Governo Conte II invece ha permesso contro tutti i paesi europei [questa affermazione è controfattuale: il PNRR è stato votato dalla UE con la spinta principale della cancelliera Merkel e del presidente francese Macron; d’altro canto, se “tutti i paesi europei” fossero stati contrari al PNRR, ovviamente non si sarebbe fatto, ndg] di creare una linea di finanziamento adatta all’Italia con oltre 209 miliardi. Sono arrivati finanziamenti mai visti prima di adesso, che hanno permesso per la prima volta dopo decenni di rimettere l’Italia al centro della politica europea. Purtroppo il metodo Draghi da molti è stato ritenuto poco democratico, e poco rispettoso dei ruoli istituzionali e delle prerogative del nostro Parlamento. L’agenda Draghi invece penso che rappresenti l’invenzione narrativa di una serie di forze politiche tra cui PD, Azione, Impegno Civico che dovevano, in estate,  giustificare e nascondere la spartizione delle poltrone e dei seggi in Parlamento.

Caro-bollette: cosa propone di fare nel breve, medio e lungo periodo?

Nel breve periodo si deve lavorare per calmierare con interventi diretti le bollette per famiglie, imprese e realtà sportive per oltre il 45% del prezzo, attraverso scostamenti di bilancio, fondi derivanti dagli extraprofitti di assicurazioni e farmaceutiche e dirottando le spese sulla guerra in Ucraina verso il caro bollette. Sul medio/lungo periodo diventa fondamentale investire nel processo di transizione energetica/ecologica attraverso una diversificazione degli investimenti energetici e la valorizzazione di progetti come il Superbonus 110%. Si deve attuare un modello decentrato, creando le comunità energetiche, in grado produrre energia da fonti rinnovabili e favorendo una riduzione della dispersione energetica e una riduzione nel medio/lungo periodo del costo dell’energia. Se avessimo lavorato negli ultimi 10 anni per avviare questo processo di transizione oggi saremo molto meno dipendenti energeticamente dai paesi esteri.

Per quale motivo il governo Conte1 ha abolito l’unità di missione sul dissesto idro-geologico diretto da Renzo Piano? Se fosse rimasta attiva, probabilmente i lavori sul fiume Misa nelle Marche si sarebbero fatti per tempo, visto che i fondi erano stati stanziati. Sono morte delle persone, invece, per quell’alluvione.

La ricerca del colpevole, dell’errore nelle previsioni, del chi avrebbe potuto fare cosa per evitare l’ennesima perdita di vite umane serve a poco se non si considera che, oltre ai fenomeni meteorologici estremi sempre più imprevedibili a causa del riscaldamento globale, la questione della prevenzione è un problema culturale. [Vero, ma non risponde alla domanda fatta sull’abolizione dell’unità di missione relativa al dissesto idro-geologico, ndg]. Nel 2014 quando Renzi mise i 45 milioni,  il torrente Misa era già esondato [motivo per cui il governo aveva predisposto, tramite l’unità di missione, l’allocamento di 45 milioni di euro per la costruzione delle casse di espansione del torrente, ndg] e la struttura di missione è stata chiusa 5 anni dopo [dal governo Conte1, ndg] senza risolvere alcun problema. Il Ministro Sergio Costa, a seguito della chiusura dell’unità, creò un piano Proteggi Italia molto più corposo e strutturato, eliminando l’iter lunghissimo per la richiesta e la messa in sicurezza del territorio, permettendo l’anticipo fino all’80% della somma richiesta per i progetti da parte dello Stato nonostante nelle diverse regioni mancassero risorse umane e profili tecnici. [Ma non per il torrente Misa, dove appunto i fondi esistevano ed erano stati predisposti sin dal 2014, nella misura di 45 milioni di euro, ndg]. La regione Marche purtroppo negli ultimi 10 anni ha avuto una capacità di spesa dei fondi per la messa in sicurezza di solo il 36,7%. E’ stata depositata inoltre una proposta di legge condivisa con tutti i partiti che permetteva di considerare i cantieri di rischio idrogeologico come emergenza, e quindi di slegarli dalle criticità del codice degli appalti. Sorprende che oggi sia proprio lo stesso Renzi ad attaccare, considerando che quella proposta di legge non vide la luce per via della caduta del secondo governo Conte.

Il M5s e il leader della sua formazione, Conte, ha cambiato posizione politica nella scorsa legislatura sull’abbandonare la politica al termine del Conte1, poi sull’Ilva, la Tap, la Tav, il collocamento dell’Italia nella Nato, nella UE, nell’Euro, i rapporti con la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping, la partecipazione ai talk televisivi, lo streaming delle riunioni del partito e il partecipare a governi di coalizione. Se cambiare idea è segno di intelligenza, non trova che un eccesso di giravolte possano essere definite come trasformismo?

Le evoluzioni del mondo che ci circonda hanno portato a dei cambiamenti imprevedibili rispetto al 2018, di conseguenza ci siamo trovati a rivedere alcune posizioni,  a causa della crisi pandemica, energetica e della guerra in Ucraina. In una situazione del genere cambiare posizione in funzione di quelli che sono gli accadimenti esterni è frutto di intelligenza non di trasformismo. Lo streaming è ancora attivo in molti contesti, semplicemente in alcune situazioni è intelligente non svelare le strategie politiche per portare a casa risultati nell’interesse dei cittadini.

Il programma del M5S sulla scuola sostiene che “Le procedure per assumere il personale docente devono essere sottratte da logiche di emergenza”. Allora le domando: perché il governo Conte1 ha abolito la “chiamata per competenze”, che consentiva ai docenti di potersi candidare – come qualunque altro professionista – nelle scuole dei loro desideri del proprio distretto, semplicemente spedendo un cv e una lettera di presentazione, anziché essere assegnati alle scuole da un ufficio burocratico che guarda a un punteggio d’anzianità, spesso ballerino, trattando i prof come numeri e non come professionisti?

Si deve cercare di superare spesso logiche poco meritorie con il fine ultimo della qualità della formazione dei nostri ragazzi. L’informatizzazione delle procedure [che non ha nulla a che vedere con la “chiamata per competenze” cui faceva riferimento la mia domanda, ndg] è uno strumento che deve essere affinato, non si può affermare che un processo non funziona bene, se è governato male. Dobbiamo tendere alla normalità e non all’emergenza, [la chiamata per competenze e l’intera riforma della cosiddetta “Buona scuola” è del 2015, e non aveva nulla a che vedere con alcuna emergenza, ndg] spesso questa ultima condizione, ci ha portato a scelte e risposte non adeguate per il bene più alto che è la formazione e l’educazione dei nostri studenti. [Nemmeno la formazione degli studenti non ha a che vedere con la chiamata per competenze, che riguarda l’assunzione dei docenti, ndg].

La legge sulle unioni civili fu una grande conquista quando venne approvata dal governo Renzi, ma nacque già molto in ritardo rispetto al resto della UE oggi appare del tutto anacronistica. È in favore di passare a una legge sul matrimonio per tutti, come già in Francia, Spagna e molti altri paesi UE?

Noi non solo siamo favorevoli al matrimonio egualitario, con il riconoscimento dei figli, ma anche all’apertura delle adozioni a tutte le coppie e alle persone single, ma apriamo le unioni civili anche alle coppie eterosessuali, che oggi possono solo scegliere di sposarsi per avere delle tutele da parte dello Stato. Per noi è fondamentale che la Costituzione sia pienamente rispettata, anche alla luce delle recenti sentenze della corte costituzionale 32 e 33 del 2021.

Qual è il singolo punto del suo programma personale a cui tiene maggiormente? Con quale maggioranza immagina di scriverlo in Gazzetta Ufficiale?

Oggi dobbiamo garantire il diritto a restare per tutti i nostri ragazzi, che passa per uno stop al precariato, per un salario minimo legale, lo stop a stage, tirocini e praticantati gratuiti. Il diritto ad una casa, ad un costo adeguato con la risoluzione di tutte le problematiche di chi è in difficoltà oggi. Ci siederemo al tavolo con chi avrà il coraggio di portare avanti le nostre idee nell’interesse dei cittadini.

[Domanda di Storia]: Achille Lauro (1887-1982) fu un politico, armatore, editore e dirigente sportivo di Napoli, inventore del cosiddetto “laurismo”. Cosa pensa del suo modo di fare politica?

Non sono modelli a cui guardiamo oggi, abbiamo la necessità di guardare oltre la politica del consenso e degli interessi. Oggi i cittadini dopo una emergenza pandemica, energetica e una guerra ci chiedono le risposte giuste per avviare un processo di trasformazione economica, digitale, ecologica del paese che permetta di guardare al futuro e rispondere all’emergenza del lavoro e del caro energia.