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Aria afosa, crisi di governo

Giornalista e Docente
Aria afosa, crisi di governo

Giuseppe Conte come Celestino V  è ad un passo dalla gran rinunzia a Draghi, e il movimento cinquestelle sembra chiudere la legislatura con moto contrario: dall’aver governato con tutti (lega, Pd, Forza Italia, Leu) a “mettersi tutti contro” per ricercare due punti di consenso e magari far tornare all’ovile  – come parabola evangelica insegna –  la pecorella Di Battista. Non una grande conquista direi no?

Ad ogni modo premettiamo che tutto è politicamente ineccepibile: accadde a Matteo Salvini due anni fa sotto l’afa del Papeete tra sudori intensi e ardori di pieni poteri accompagnati dall’ebbrezza di pochi cocktail. Poi ci fu Matteo Renzi –  più sobrio ma non secondo a nessuno per machiavellismo – che staccò la spina al governo Conte 2 portandosi dietro gli strali di tutti (mancavano solo i terrapiattisti) riuscendo a sparigliate la già confuse carte della politica italiana.  Ciò detto, il  governo Draghi non può sfuggire da queste manovre poichè è nella natura delle democrazie parlamentari quella di associare la vita di un esecutivo alla sua maggioranza pertanto si stabilisce, ieri come oggi, un sillogismo per cui niente cinquestelle niente governo di unità nazionale. Inutile stracciarsi le vesti sull’eccezionalità del momento poichè è un argomento debole e valeva anche l’anno scorso.  Ci fu detto  allora che il Conte II non faceva le cose eppure nessuno si domanda che programma di governo abbia oggi l’esecutivo guidato da Mario Draghi al netto della gestione della pandemia (giunta ad una fase di sospensione sicuramente non emergenziale) e del PNRR i cui obiettivi – sempre per bocca del governo – sono stati raggiunti.

Gli scenari delle prossime ore?  Draghi probabilmente salirà al Quirinale e si dimetterà, formalizzando la richiesta che aveva già annunciato a Mattarella: non essere rinviato alle Camere, non avendo alcuna voglia di “tirare a campare” in governi balneari.

Le attuali forze politiche dovrebbero chiedersi come mai si è persa la forza propulsiva e l’istanza motivazionale per un governo di unità nazionale. Non ci sfuggono le finalità e l’importanza di una vera (e non ipocrita) coesione repubblicana ma questa si tiene se i famosi “ricostruttori”,  a cui si appella da mesi  il presidente della Repubblica Mattarella, realizzano senza contraddirsi un vero e proprio programma di obiettivi seri che servono al paese, con pragmatismo e senza interessi di bandiera. Mi trovate leader all’altezza di ciò? Di conseguenza,  se la compagine della maggioranza  si sfilaccia allora crolla la ragion d’essere dell’esecutivo. Basta lasciare la logica al proprio lavoro e poi  i cittadini faranno le loro valutazioni.  Una prece per i cinquestelle comunque la farei per solidarietà.

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