Le previsioni in politica si fanno per essere smentiti. Tuttavia fra le bellezze del tenere un blog che tratta anche di fatti politici, c’è quello di fare ogni tanto delle previsioni per vedere quanto si sbaglia.
In queste ore, Carlo Calenda è sotto pressione perché dovrebbe decidere la collocazione del suo partito, Azione: in coalizione con il PD alleato a sinistra con gli anti-Draghi, o in corsa al Centro, alleato con Italia Viva di Matteo Renzi? Come abbiamo già detto in quest’altro articolo, se la scelta fosse da fare sui programmi, sarebbe semplice.
La lettera di Calenda a Letta è impolitica
Non credo che Calenda guardi solo ai programmi, però. La lettera che ha consegnato ieri a Letta – una vera supercazzola che già sa di compromesso interno fra le dirigenze nazionali di Azione e Più Europa, in cui ha affermato che Azione MAI andrebbe in coalizione con i leader di Sinistra Italiana e Verdi rei di aver fatto opposizione al governo Draghi, a meno che questi siano candidati solo al proporzionale e non al maggioritario – fa capire il livello di impoliticità di questo signore romano, vero parvenu della politica. Immaginatevi se Letta possa mai accontentare Calenda su una simile questione: solo chi non sa come funzioni la politica può pensare di poter fare una simile richiesta al segretario del PD a 15 giorni dalla presentazione delle liste. Naturalmente, dinanzi a tanta amatorialità Letta cercherà di mediare, di rispondere senza rispondere, e questo farà uscire di testa (e di coalizione) Calenda.
La complicata questione delle firme: da raccogliere o no?
L’altra questione che Calenda cerca di tenere a mente è quella delle firme. Azione dovrebbe raccoglierne, fra Camera e Senato, almeno 20.250 + 11.625 per poter partecipare come lista in tutte le regioni. E dovrebbe farlo entro il 22 agosto in caso non si presentasse insieme a Più Europa oppure a Italia Viva. C’è però la possibilità, dell’ultimo minuto, che Azione possa non dover raccogliere le firme nel caso s’intenda che il simbolo di “Siamo Europei” con cui Calenda si fece eleggere all’Europarlamento col PD possa esser considerato come lo stesso soggetto giuridico di Azione.
Se però le firme dovessero essere raccolte, la scelta di Calenda sarebbe semplice se accettasse di guardare ai programmi e chiedesse a Italia Viva di fare una lista unica. Ma questo non accadrà mai, perché Calenda è ancora convinto che Renzi non abbia un elettorato e quindi non vuole ripetere l’esperienza di Roma, dove la Lista Calenda fece sì il botto (20%) e però i primi due consiglieri comunali eletti furono di Italia Viva: Valerio Casini e Francesca Leoncini.
Dunque come finirà?
Finirà nel modo peggiore possibile per Azione: Calenda romperà l’alleanza con il PD ma anche con +Europa (che rimarrà con Letta per una questione di riconoscenza personale di Bonino nei confronti del segretario PD che la nominò ministro degli Esteri nel suo governo). Calenda poi fonderà sì il polo riformista con Renzi, ma rimanendo separato, come lista, da Italia Viva nella convinzione appunto che Renzi non abbia voti e quindi che debba essere tenuto distante.
Qui c’è anche la possibilità che Calenda in realtà decida di presentarsi da solo, non in coalizione con Italia Viva. In tal caso, le cose andrebbero molto peggio per Azione, ma ci arriviamo.
I moduli del Ministero stampati oggi
La legge Rosatellum, tuttavia, obbliga a raccogliere le firme degli elettori su moduli (stampati oggi) che non hanno solo l’indicazione dei candidati di lista nei collegi plurinominali, ma anche i nomi dei candidati uninominali concordati con i partner della coalizione. Ci sono due fasi: quella di deposito dei contrassegni dei partiti o movimenti (dalle ore 8 del 12 agosto alle 16 del 14 agosto presso il ministero dell’Interno), e quella per la presentazione delle liste e candidature (dalle ore 8 del 20 agosto alle 20 del 21 agosto presso le cancellerie delle Corti di appello e del Tribunale di Aosta).
Dunque Azione, ora senza l’ombrello di +Europa ma anche senza quello di Italia Viva e se non viene salvata dall’escamotage di “Siamo europei”, dovrebbe raccogliere circa 32.000 firme fra Camera e Senato entro il 22 agosto, scegliendo i nomi dei candidati nell’uninominale in modo assai rapido. Uno sforzo notevole per qualunque partito ben radicato, quale Azione, da sola, non è. Non penso possa riuscirgli ovunque e quindi in alcune regioni Azione rischierebbe di non presentarsi col suo simbolo. Se però Azione dovesse andare da sola, rischia di non essere del tutto presente alle prossime elezioni, in quanto la legge stabilisce che si devono raccogliere le firme in almeno due terzi dei collegi plurinominali di una circoscrizione.
Dove sta il mondo sottosopra per Calenda
Torniamo all’ipotesi che Azione sia nel polo riformista con Italia Viva.
A quel punto, poichè il simbolo di Italia Viva sarà invece presente in tutte le circoscrizioni, là dove Azione non avrà raccolto le firme in tempo, ci sarà solo il simbolo del partito di Renzi. Votando per il candidato del maggioritario in una coalizione con un solo simbolo di lista, si vota però anche per l’unica lista che lo sostiene. E quindi saremo al capolavoro che Calenda dovrà chiedere al suo elettorato, così spesso vocale nel suo anti-renzianismo, di votare di fatto per Italia Viva, se vorrà eleggere il proprio candidato al maggioritario. Il mondo sottosopra, è qui.
Questo il dato politico. Ci sono poi delle minori conseguenze sul piano umano. L’incidente di queste ore – la eventuale rottura fra Calenda e Letta come quella fra Calenda e Bonino – influirà sui rapporti futuri fra il politico romano e gli altri due. L’unico che continuerà a voler bene a Calenda sarà Renzi, ma come si vuol bene al fratellino piccolo dopo che la mamma ti ha detto che ha dei bisogni speciali.
Questo perché Calenda è sommamente impolitico, non sa far squadra, non ascolta consigli ed è convinto di essere er mejo figo der bigoncio. Ma temo non lo sia.
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Sciltian Gastaldi