BLOG

C’era una vodka

Giornalista e Docente
C’era una vodka

Speriamo tiri dritto Giorgia Meloni, premier in pectore, nonostante le picconate di Silvio Berlusconi, fiero di quella vodka regalatagli da Putin per il suo compleanno, nello stesso giorno in cui l’autocrate si auto-annetteva terre ucraine senza fare un plissé.

Con questo scambio di dolcissimi “sensi” il capo di Forza Italia ha probabilmente bruciato  sia futuro al governo  di Licia Ronzulli che quello di Antonio Tajani il quale cerca di emergere dall’imbarazzo. In queste ore è infatti in bilico la sua nomina a capo della diplomazia per le clamorose confidenze (con tanto di richiesta di riserbo) fatte dal leader di Forza Italia ai parlamentari contro Zelensky e la guerra in Ucraina. Parole che stanno terremotando il dibattito pre partita del nuovo governo. 

Quel che è certo è che con  Berlusconi è la stessa storia: o lui o il nulla quand’anche ad andarci di mezzo sono i suoi. Si sprecano le analisi sul ci è o ci fa, secondo me entrambe le cose. sul piano psico-antropologico Berlusconi non riesce a devolvere quanto basta del suo ego ipertrofico per far spazio agli altri. E’ risaputa la sua generosità e filantropia accompagnata da tanto garbo e magnetismo ammaliatore, ma tutte queste qualità sono sempre autocentriche e incapaci  di considerare altro da sé. Insomma non si concepisce come periferico nemmeno dinanzi al realismo delle cose. 

Oltre alla variabile personale ci sta anche il “professionale” nel senso che Berlusconi è uno che ci fa (e direi consapevolmente) ovvero non intende  mollare il centrodestra italiano dopo 28 anni di presidio di quell’area. Pensarsi padre nobile è puro esercizio stilistico mentre sarebbe ora di dare spazio ad una coalizione emancipata seppur embrionale. . Quando ci provarono Alfano, Fini and co. l’ex Cav. era imprendibile ma oggi Berlusconi ha meno della metà dei consensi rispetto a Giorgia Meloni per cui manca la materia prima per essere la pietra angolare ovvero i voti. 

Che succederà quindi alla coalizione di destra  se va in crisi prima ancora di andarci al governo? Crollerà? E chi andrà alla Farnesina? Domande aperte alla luce degli sfondoni-audio pubblicati in queste ore che complicano il lavoro della premier in pectore. Ci troviamo – dopo tanti anni – finalmente ad un esecutivo politico, conseguenza diretta del voto degli italiani senza tecnici all’orizzonte. Sarà cruciale armonizzare le istanze di un programma dalle forti connotazioni liberali e la collocazione atlantista-europeista che Giorgia Meloni dovrà palesare ai prossimi summit (G20 di Bali e Consiglio Europeo a Bruxelles di dicembre).  E visti i chiarori poco lucidi con il mix stordente di vodka e lambrusco, consigliamo alla coalizione vincente di tornare sobria. 

SCOPRI TUTTI GLI AUTORI