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Chi ha paura dei portatori di interesse

Chi ha paura dei portatori di interesse

Le parole lobby e Roma sono spesso citate in contesti poco lusinghieri. I due termini si trovano incastonati tra le parole mafia e veleno e gli amministratori locali vengono di frequente presentati come animali braccati dai poteri forti.

La lobby vive un’enorme ipocrisia. Se, da una parte, siamo tutti d’accordo sul fatto che la politica non può esistere senza confrontarsi con le esigenze dei cittadini, delle associazioni e delle imprese; dall’altra, gli incontri ravvicinati del terzo tipo tra politici e portatori di interesse – che rappresentano i cittadini, le associazioni e le imprese di cui sopra – vengono considerati una forma di inquinamento. Di qui emerge l’uso dei termini mafia e veleno.

Si chiede insomma al politico una verginità che non può avere, a patto che rinunci del tutto a fare il suo mestiere. Di conseguenza, si parla di lobby quando il politico incontra soggetti che non godono dell’approvazione sociale, mentre si parla di ascolto del territorio quando il politico incontra soggetti socialmente accettati. Oppure, estremizzando, è lobby quando il politico incontra qualcuno che non rappresenta un nostro interesse, non lo è quando il politico incontra noi.

Per la video-rubrica Lobby Non Olet di Telos A&S ne abbiamo parlato con Enrico Stefàno, giovane consigliere capitolino, negli ultimi cinque anni presidente della Commissione Mobilità e Trasporti del comune di Roma.

“Forse siamo arrivati a una estremizzazione del ruolo della politica. Se io mi metto al tavolo col privato per forza devo fare qualcosa di losco. Talvolta ho visto nei colleghi una sorta di diffidenza o di paura che secondo me non deve esserci, perché come ascolto il comitato di quartiere che mi chiede la panchina o la fermata dell’autobus, chiaramente devo ascoltare l’istanza dei portatori di interesse del settore xy, che ovviamente portano la loro visione delle cose. Poi sta alla politica tracciare una linea […]”.

Come sottolinea Stefàno, il ruolo della politica non è tentare di schivare incontri con i portatori di interesse, ma approfondire le proposte di ognuno di loro e decidere a quali dare seguito, sulla base di una scelta politica insindacabile, nel rispetto delle regole e procedure legislative e amministrative. Solo così il politico sarà in grado di dare conto delle proprie scelte ai cittadini.

Lo dico da lobbista, quindi manifestando un punto di vista di parte: sarebbe bello se si chiamassero semplicemente le cose con il loro nome, la lobby è la rappresentanza di interessi, la delinquenza è delinquenza, quindi un reato. E queste definizioni sono uguali dappertutto. Roma inclusa.