La disintermediazione è ancora à la page? I cambiamenti politici e sociali ci fanno pensare che il vento stia cambiando. I corpi intermedi stanno forse vivendo l’alba di un nuovo Rinascimento e dovranno essere in grado di cogliere questa opportunità. La pandemia, ad esempio, ha dimostrato che certe decisioni devono essere prese in modo collettivo e non individuale. La chiusura delle aziende o le misure da adottare contro il contagio non potevano certo essere negoziate con le singole imprese e hanno riportato al centro il ruolo della rappresentanza degli interessi. In casi come questo, emerge forte e chiaro che la negoziazione delle misure deve necessariamente essere collettiva.
Per la video-rubrica Lobby Non Olet di Telos A&S abbiamo affrontato questo tema con Massimiliano Musmeci, direttore generale di Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili. Un settore che proprio in questi giorni è al centro del dibattito per due questioni cruciali per il Paese: il Superbonus 110% e il rincaro dei materiali.
Nella sua intervista, Massimiliano Musmeci fa emergere la contraddizione alla base del rapporto con i corpi intermedi: “Non sono rari i casi in cui ci arrivano lettere, messaggi, e-mail da persone che sono fuori della rappresentanza e che magari ci dicono: ‘Avete fatto bene a dire questo’. E in altri casi dicono: ‘Beh cosa ci state a fare, perché non intervenite?’. Quindi vuol dire che, comunque, ci riconoscono un ruolo”.
Fa specie che molti politici abbiano criticato le organizzazioni di rappresentanza, considerandole zavorre da portarsi dietro nel cammino della democrazia. Farebbero bene a chiedersi come sarebbe il mondo se non esistessero. O forse se lo sono chiesto e si sono dati già una risposta: tutto è migliorabile, ma difficile fare senza.
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