C’è una generazione, quella nata nel 1974, che è politicamente nata con Silvio Berlusconi: quando lui entrò in politica, noi del ’74 votavamo per la prima volta per il Parlamento di Roma. All’epoca io ero presidente dei Giovani Progressisti del II municipio di Roma, una zona tradizionalmente di destra della Capitale, dove a quelle elezioni facemmo un exploit, pur perdendo i due seggi dell’uninominale (in favore dell’ex DC Publio Fiori e del monarchico Domenico Fisichella, ambedue fondatori di Alleanza Nazionale). La “discesa in campo” di Berlusconi e la sua vittoria, per noi giovani ingenui, giunse a sorpresa. Ma eravamo appunto giovani e ingenui e per noi Berlusconi rappresentava solo il male. Ripeto: molto giovani, molto ingenui e parecchio manichei nelle nostre letture e analisi.
Trent’anni dopo il giudizio, da storico di mezza età, può essere più complesso e variegato.
Si può dire che Silvio Berlusocni ha modellato la storia politica italiana dal 1993 a poco tempo fa in modo profondamente negativo. Ha diviso, bloccato e screditato in senso etico il Paese influendo con i suoi media, i suoi leviatanici conflitti d’interesse, la sua legislazione ad personam e il suo indubbio carisma, abdicando sia alla sua promessa “rivoluzione liberale” che convinse molti, da Lucio Colletti ad Antonio Martino, sia al segnare la Storia politica italiana di riforme di sistema. A oggi, il suo maggior contributo in termini di riforme credo siano state:
– la legislazione anti-fumo nei locali pubblici;
– l’introduzione della patente a punti;
– la legge Bossi-Fini sull’immigrazione;
– la sospensione della leva militare obbligatoria (legge Martino);
– due pessime riforme dell’Istruzione (Moratti e Gelmini) che han tagliato investimenti e ore di insegnamento in diverse materie come Storia, cancellandone del tutto altre, come Geografia;
– l’aver dato diritto di voto agli italiani residenti all’estero (legge Tremaglia);
Un po’ poco, nell’ottica macro. Non è un caso poi che il miglior profilo giornalistico letto in queste ore venga da un giornale non italiano, lo spagnolo El Pais, a firma di Íñigo Domínguez, già corrispondente da Roma: “Silvio Berlusconi è stato uno dei più grandi geni politici degli ultimi decenni, se intendiamo la politica come l’arte di fare il necessario per ottenere ciò che si vuole, ad ogni costo e senza scrupoli. In questo senso era un animale politico, con tutte le connotazioni della parola animale. Era un predatore capace di tutto. Ma con una componente umana che lo rendeva ancora più efficace e pericoloso: era simpaticissimo e con un sesto senso per l’empatia, lo spettacolo e la lettura delle emozioni collettive. […] Se pensate che Trump sia pericoloso, immaginatevi se fosse pure simpatico e anche i suoi nemici provassero a un certo punto una sorta di impulso intimo e incontrollabile e la tentazione di perdonargli tutto.”
Molto rilevante è stato anche l’aver sdoganato una destra italiana missina e una Lega Nord non pronte a governare. Berlusconi entrò in politica lasciando il PSI di Craxi, ormai annichilito dalle indagini di Tangentopoli, correndo mille rischi ma realizzò in pieno – e questo va riconosciuto, perché dice qualcosa della grandezza politica dell’uomo – il suo obiettivo principale: la salvaguardia del suo impero aziendale e mediatico.
E’ stato un fenomenale interprete del neo-populismo a cavallo dei due secoli, che nelle sue mani ha modernizzato e fatto scuola in America, anticipando il drammatico fenomeno Trump, oggi figura infinitamente peggiore rispetto a quella di Berlusconi.
Come qualunque figura storica – perché Berlusconi è uscito dalla cronaca politica italiana per entrare nalla Storia contemporanea già nel 1994, figurarsi dopo – ha certamente avuto anche degli aspetti positivi: la fondazione di un bipolarismo di formato europeo, lo svecchiamento della comunicazione politica, di cui è stato un genio indiscusso, la spregiudicatezza del suo realismo, la capacità di persuadere e dissuadere alleati e avversari utilizzando non solo il suo oggettivo savoir-faire, ma anche – e questo non è un aspetto positivo se non visto con la sua ottica – il suo vastissimo patrimonio personale.
Non entro in una valutazione della sua vita privata: ci hanno già pensato le mogli o compagne che si sono succedute. Resto sul politico chiedendomi cosa ne sarà di Forza Italia e del suo elettorato che votava FI per una questione meramente personale e non già politica.