Il percorso di ricostituzione del Movimento Cinque Stelle, avviato da Giuseppe Conte nella sua prima fase, si preannuncia al contempo divertente e serio. Lo possiamo osservare da due prospettive: interna ed esterna. Con il secchio di popcorn in mano, giornalisti e appassionati di politica assisteranno a un tira e molla di polemiche e accuse sui giornali e nei talk show, alle soglie di un autunno complesso per il governo ma nel fight club dell’acrimonia fumosa della chiacchiera piace. Sappiamo, fin dalle prime battute, che l’approccio proposto da Conte è diametralmente opposto a quello del padre fondatore, Beppe Grillo. Ma come finirà? Si concentreranno solo sulla questione dei mandati degli eletti? E il simbolo? Insomma, assisteremo a un cielo di stelle in subbuglio che potrebbe finire in esplosioni di supernova.
Chiarezza vuole che si parta anzitutto da una considerazione sul piano semantico: definirsi “movimento” implica necessariamente muoversi, produrre un dinamismo, un distacco dalle zavorre dell’inerzia e dai pesi del presente. Se la terza forza politica del Paese si interroga su cosa vuole essere oggi per governare forse domani, ciò è del tutto legittimo. Ne è consapevole persino l’ex comico genovese, cultore e sacerdote di quell’altrove verso cui dovremmo tutti tendere, sebbene i contorni di questo nuovo credo rimangono più oscuri che nitidi, troppo disarticolati e nebulosi per aderirvi con fede viva.
Con un maggiore senso dell’immanenza, invece, Giuseppe Conte propone di traghettare il movimento verso una fase di rinnovata discussione politica, con l’obiettivo di trovare una collocazione più appropriata all’interno del centrosinistra, salvo sorprese. Non abbiamo granitiche certezze di riuscita ma ci sono almeno alcuni aspetti di questo percorso, non facile per il movimento, che mi colpiscono positivamente: il primo, già accennato, è l’inevitabile (e provvidenziale?) lacerazione che si crea nel passaggio dal carisma del fondatore a quello della fondazione, con tutte le domande e gli scenari che ne derivano. La rottura con Grillo, che non intende mollare il “giocattolo”, è già cronaca di questi giorni.
Il secondo tema, di respiro più lungo, è il tentativo del movimento di adempiere a una raccomandazione europea del 2023, che promuove il coinvolgimento e la partecipazione effettiva dei cittadini e delle organizzazioni della società civile nei processi di elaborazione delle politiche pubbliche. Leggendola, emerge un principio semplice ma rivoluzionario, che mira a ridurre il senso di disaffezione e scoramento dell’elettorato, coinvolgendo i cittadini (soprattutto i giovani) fin dalle prime fasi di elaborazione delle politiche, permettendo loro di esprimere opinioni, condividere preoccupazioni e, soprattutto, influenzare le decisioni che li riguardano direttamente.
Perché tutto questo è importante? Lo sappiamo bene: il progressivo aumento dell’astensionismo alle urne e il letargo democratico degli ultimi anni, rilevato anche oltre i confini italiani, sono sintomi preoccupanti. La democrazia, ricordiamolo, non si esaurisce nel voto periodico, ma è un processo continuo che richiede dialogo, partecipazione, negoziazione e, soprattutto, fiducia. Troppo spesso, le decisioni vengono percepite come calate dall’alto, incomprensibili e distanti, aggravate dalla frustrazione per la mancanza di un’agenda comune di priorità che servano davvero alla cittadinanza. Un’agenda che dovrebbe trascendere maggioranze e opposizioni temporanee, diventando trasversale se vogliamo davvero garantire la tenuta sociale ed economica del Paese.
Con questa iniziativa, la Commissione Europea intende invertire la tendenza creando uno spazio in cui le voci dei cittadini contano davvero. Ciò significa abbattere le barriere alla partecipazione, che si tratti di accessibilità per le persone con disabilità o di strumenti per colmare il divario digitale. Il web, dunque, assume un ruolo chiave in questo nuovo approccio più dialogico e costruttivo anche sulle piattaforme digitali diventate – basterebbe pensare a X di Elon Musk – un coagulo di fake news sfornate quotidianamente per intossicare il dibattito e narcotizzare le menti. Quando rincorriamo ogni giorno i post dei politici che si autoproducono videoclip a commento di ogni caso di cronaca o la notizia di quinto rango di sport o di costume allora bisogna fare qualcosa affinché il web torni ad essere catalizzatore di pensieri costruttivi e di partecipazione consapevole.
Dunque una sfida difficile ma per l’attivismo politico anche in rete che va esplorata. Si riaprono quindi le porte del dibattito (si spera corretto e pulito) tra cittadini, in particolare le nuove generazioni, e le forze politiche. E Conte e il suo Movimento che tenta una costituente di ottobre su questi presupposti compie un gesto politico da tenere in considerazione.
E nonostante le mie note riserve sui pentastellati, onestà intellettuale impone di riconoscerlo e staremo a vedere come andrà a finire.
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