Il nostro Paese non sta certamente vivendo un’epoca d’oro della sua storia millenaria. Gli italiani hanno la classe politica che si meritano e che – checché se ne dica – rispecchia gli elettori che la eleggono a classe dirigente. Tappandosi o meno il naso. Perché sono italiani i nostri politici. E italiani sono coloro che li eleggono. Non marziani. E nemmeno tedeschi, francesi o belgi.
E gli italiani hanno pure la giustizia e i magistrati che si meritano. Perché, anche se non sono i cittadini a nominarli, la maggioranza dei cittadini italiani aveva con i referendum una possibilità di fare sentire in proposito la propria voce. Ma è stata una possibilità che, visto il bassissimo tasso di partecipazione al referendum, é stata rifiutata. Sicuramente sprecata. Significando che smantellare il « Sistema » auto-denunciato dall’ex zar delle correnti della magistratura, Luca Palamara, non é priorità della maggioranza degli italiani. Che non hanno quindi più diritto di lamentarsene. Neppure quando avranno l’occasione di assaggiare sulla propria carne i denti della macchina kafkiana della malagiustizia italiana. Perché, come dice l’adagio, « chi é causa del suo male, pianga se stesso ».
Roma é la capitale delle tante contraddizioni di quella che da tempo chiamo Pulcinellopoli. Che continuo tuttavia ad amare con tutto il mio cuore. Come solo chi vive da tanti anni all’estero sa amare il proprio Paese. Pur nella tristezza delle constatazioni appena accennate. Ed é proprio quell’amore per il nostro Paese che non fa mai morire la speranza di un nuovo rinascimento etico, morale ed organizzativo, che non consente di far passare inosservato ogni sia pur minimo segnale positivo. Ed é per questo che voglio condividere con i miei lettori la mia sorpresa, positiva questa volta, per l’eccellente servizio che ho constatato, e dei quali i miei due anziani genitori (91 e 87 anni) hanno beneficiato, in pieno mese di luglio dalla Asl di Roma 1. Per la precisione dal CAD, il servizio di assistenza domiciliare, di via Monte Rocchetta, del Distretto 3.
Sul sito della Asl é indicato che « ai cittadini, residenti o domiciliati nella ASL Roma 1 affetti da patologie trattabili a domicilio e iscritti al Sistema Sanitario Regionale, che – temporaneamente o stabilmente per motivi sanitari e/o sociali – si trovano nella condizione di non poter accedere ai servizi ambulatoriali, sono garantite prestazioni sanitarie presso il proprio domicilio. » Io vivo a Bruxelles e, con la rassegnazione alle interminabili attese o ai ritornelli musicali, dopo vani tentativi di contatti telefonici con enti pubblici (ad esempio l’Inps) o anche privati in Italia, ho avuto l’ardire di provare a chiamare il numero telefonico indicato sul sito, per chiedere assistenza a domicilio per i miei genitori.
Con mia più grande sorpresa, dopo appena due squilli mi ha risposto una gentilissima impiegata. Che mi ha fornito tutte le informazioni necessarie, inviandomi via mail i documenti da completare e da restituirle, sempre via mail. Senza alcuna torrida fila agli sportelli romani. Sempre via mail e telefonicamente, e da Bruxelles, sono riuscito in qualche minuto a compilare e inviare la richiesta. Con l’assistenza della gentilissima impiegata della Asl di Roma 1 e dell’altrettanto gentile fisioterapista responsabile del trattamento delle domande da parte del Cad. Dopo meno di una settimana dalla richiesta (telefonica e mail) da Bruxelles sono riuscito ad avere l’autorizzazione della Asl di Roma 1, dopo esame di un apposito comitato, ad avvalermi della struttura di fisioterapia prescelta, tra quelle convenzionate. Ed il tutto a costo zero e senza che nessuno sia dovuto andare ad uno sportello.
Sono certo, ahimè, che dietro questa esperienza piuttosto eccezionale per una città come Roma – che è invece una costante nel Nord, sicuramente dell’Europa, dove vivo da anni – vi sono delle persone. Che sempre, più delle leggi e dei regolamenti, fanno le istituzioni e gli uffici. A loro va il mio ringraziamento da cittadino per lo spirito di servizio, l’empatia e l’efficienza dimostrata. Che dovrebbe essere la norma. Ma che sappiamo bene non esserla. E per questo meritano essere raccontati, assieme alle tante cose che non vanno. Come segno di riconoscenza. Ma anche di speranza e di luce anche per la capitale di Pulcinellopoli.
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