L’assassinio a Teheran dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi per mano più o meno diretta di Israele come confermato da tutte le agenzie internazionali, dimostra quanto la geopolitica sia ancora -soprattutto nel mondo globalizzato- la partita più importante. E in questa partita l’Italia latita da anni, riducendosi da prezioso e paritetico alleato dei grandi Paesi occidentali a succube delle decisioni prese in autonomia degli altri, come dimostrano da quasi dieci anni le vicende legate alla Libia. La politica estera è fondamentale e per questo, dopo troppi anni bui, ha bisogno di un vero leader. Un profilo ideale è già a disposizione, magari in un Governo composto da Ministri forti, invertendo l’attuale paradigma del Premier forte con Ministri deboli.
E’ ormai evidente a tutti, infatti, che la spinta di sostegno attorno a Conte è finita. La sua incapacità è stata perdonata e accettata scaricando la responsabilità sul fattore dell’imprevedibilità della prima ondata dell’emergenza covid, ma col tempo la pazienza è finita e la sua credibilità è andata esaurendosi per suo demerito personale. In difficoltà l’uomo, in difficoltà l’avvocato delle mediazioni, in difficoltà il politico o pseudo tale, ma soprattutto il suo metodo di lavoro: un continuo e crescendo tentativo di accentrare il potere sempre di più. Tutto nelle sue mani e dei suoi stretti collaboratori. Conte, di fatto, ha svuotato di potere i partiti politici che gli votano la fiducia provocando una crisi di nervi sempre più evidente.
Non solo. In vista del piano di investimenti più importante della storia della Repubblica Italiana, questo metodo non è tollerabile. In primis perché è improduttivo come certifica l’Europa e in seconda battuta perché profondamente ingiusto nei confronti della rappresentanza politica che svolgono i partiti.
Oltre alla gestione del recovery found, sono innumerevoli le partite rinviate in questi due anni ed è imprescindibile un cambio di passo. A furia di rinviare al giorno dopo e non decidere mai oggi, il Paese ha perso la cosa più importante: la progettualità e la voglia di organizzare il futuro.
Per questo abbiamo bisogno di un Governo del tutto diverso, costituito da volti nuovi e soprattutto da un metodo nuovo. Un governo che sostituisce al centravanti bulimico di attenzioni e potere, un dream team di fuoriclasse nei rispettivi Ministeri che, lavorando ogni giorno al proprio settore, affrontino con coraggio gli anni futuri che saranno fondamentali per il presente ma anche le prossime generazioni. Un Governo fatto dai migliori per capacità e per rappresentanza politica. E perché no, sostenuto anche da quella parte italiana moderata che si dichiara di centro-destra e liberale che si assume la responsabilità e fornisce il proprio contributo. Magari iniziando proprio da quel Ministero della Giustizia che, negli anni del populismo, è ormai diventato una fossa di manettari e incompetenti. Proprio lì ad esempio ci vorrebbe un liberale, un professionista, un garantista vero.
L’altro triste simbolo dei governi Conte I e II è il ruolo della Farnesina. Il Ministero degli Esteri è stato, in questi ultimi anni, sostituito dal premier ma non nel lavoro quotidiano bensì solo nelle passerelle internazionali. Ed invece, nei fatti, le elezioni americane ed i recenti sviluppi del quadro geopolitico hanno certificato la nostra inconsistenza politica estera in un contesto in cui anche l’Europa stessa è sempre meno influente negli equilibri mondiali. Proprio da qui occorre ripartire con un cambio Radicale all’insegna della qualità. Per questo per il Ministero degli Esteri ci vorrebbe innanzitutto una figura carismatica, che abbia voglia di volare alto, una figura decisionista e capace di colmare il vuoto di potere e di rappresentanza italiana (Ed Europea) nello scacchiere globale. Uno bravo che possa mettere a disposizione le sue caratteristiche, la sua storia personale e le sue competenze per giocare la Champions. Il profilo tracciato ha un nome chiaro: Matteo Renzi. L’ex premier sarebbe il Ministro degli Esteri ideale per tanti motivi.
Sarebbe l’ideale per i grandi Paesi del mondo che vedrebbero finalmente in lui un interlocutore credibile, competente, affidabile ma soprattutto con una grande conoscenza della politica internazionale. Ci sono partite giganti da giocare, il covid ha rivoluzionato gli equilibri già resi precari dalla globalizzazione e poi l’ascesa della Cina, il disimpegno degli Usa, il fallimento in geopolitica dell’Europa come soggetto unitario e le mire di grandezza ed espansione della vecchia Russia e della nuova Turchia.
Sarebbe l’ideale per l’Italia perché è ora di affrontare e difendere con chiarezza i nostri interessi italiani nel mondo. Le nostre grandi aziende hanno bisogno di fare business fuori dai nostri confini, i flussi migratori hanno bisogno di essere governati e poi dobbiamo soprattutto pensare a difenderci dalle ambizioni di crescita degli altri con i cinesi in primis. Dobbiamo valorizzare la nostra posizione al centro del mare più importante, che deve rimanere il Mediterraneo.
Sarebbe l’ideale per lo stesso Renzi che potrebbe ricostruire la propria immagine, sfuggendo all’incredibile e inspiegabile odio nei suoi confronti che in Italia c’è e che è inutile continuare a far finta di non vedere. Gli italiani hanno la memoria corta, si sa e basterebbe qualche anno fuori dalla polemica quotidiana per ricostruire la sua immagine che è certamente di statura elevata.
Sarebbe l’ideale per il popolo di quel “centro” che, con lui agli Esteri e Carlo Calenda Sindaco di Roma, vedrebbe concretizzato quel reset necessario per creare davvero un progetto nuovo, aperto, contendibile e dunque attraente.
Ma per qualcuno sarebbe un disastro.
Sarebbe un disastro per i nemici del nostro Paese e dell’Occidente che godono di un’inconsistenza italiana, sarebbe un disastro per i tanti che hanno costruito una carriera contro l’antipatico Renzi e forse, ed è da questo che dovrebbe imparare dal passato l’ex premier, sarebbe un disastro anche per chi deve tutto a lui, coloro che vivono ancora solo della sua luce riflessa e che forse per la propria sopravvivenza lo hanno mal consigliato, forzando tempi e scelte.
E’ l’occasione giusta e Matteo deve coglierla: senza un grande Ministro agli Esteri l’Italia non potrà mai tornare grande. E senza un grande ruolo istituzionale, lontano da sterili polemiche quotidiane, lui non potrà tornare a quel consenso necessario nel Paese per fare politica in maniera incisiva.
Per questi motivi nel prossimo Governo, che speriamo sia un dream team, non solo Renzi ma tutti gli altri leader devono esserci. Una squadra di Governo che più di essere guidata, sia coordinata da una figura competente e pragmatica che lavori molto e parli poco, d’altronde di chiacchiere fin ora ne abbiamo viste fin troppe.
Fantapolitica? Può essere, ma questo covid ha insegnato agli italiani come cambiare la propria vita, reinventando abitudini, passioni, vizi. Per questo anche la politica dovrebbe scegliere strade nuove. A una condizione: ritrovarsi nel 2022 tutti insieme appassionatamente per dare accesso al Quirinale al centravanti più forte in circolazione: Mario Draghi. Chissà, sarà arrivato davvero il tempo del buon senso?
© Riproduzione riservata