Ieri sera mi sono confrontata durante la trasmissione Zona Bianca rispetto al tema dei diritti Lgbtq laddove vincesse la destra alle prossime elezioni. È emerso un profondo pregiudizio riguardo questo argomento che tende ad alimentare una narrazione completamente distorta rispetto alla realtà. Mi sono sentita ripetere come un mantra dagli ospiti presenti in studio che l’Italia è un Paese omofobo.
Non è così ho continuato a ripetere. E non ce lo dicono solo i numeri ma anche la storia. L’Italia è stata tra i primi Paesi europei a depenalizzare la condotta omosessuale. Un tempo per il solo fatto di essere omosessuali si rischiava la cella. Ebbene, si è depenalizzata l’omosessualità nel lontano 1866, ben prima dell’anglicana Gran Bretagna (1967), della Germania comunista (1968), della luterana Norvegia (1972) o d’Israele (1988). Perché questo fatto è significativo? Perché prova quale sia la tradizione culturale del nostro Paese, ossia una tradizione di apertura e tolleranza che ha portato ad anticipare di oltre mezzo secolo nazioni che pure oggi hanno fama.
C’è un altro elemento da non trascurare. Da sempre il Sud è ritenuto estremamente retrogrado rispetto all’accettazione dell’omosessualità ma guarda caso proprio nel Sud sono stati eletti, con ampio consenso popolare due presidenti di regione, rispettivamente Nichi Vendola (Puglia) e Rosario Crocetta (Sicilia). E non hanno mai fatto mistero della loro inclinazione sessuale e non sono stati penalizzati per questo.
Poi è indubbio che ci siano ancora troppi episodi di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali e va arginato questo fenomeno cercando di lavorare sulla cultura del rispetto. E questa deve partire dalle famiglie non certo da un tribunale. Io sono convinta che non sia un giudice o una pena a trasformare degli idioti in persone rispettose. Implementiamo le pene per chi commette atti di violenza ma non deleghiamo ad un giudice la discrezionalità nello stabilire cosa possa essere o meno offensivo.
Questo è ciò che sostiene e rivendica la destra. Nessuna paura o pregiudizio. I diritti conquistati rimarranno tali. Quindi non fomentiamo paure che già ne sono state sciorinate fin troppe. Pericolo fascismo, razzismo ed omofobia lasciamolo alle penne progressiste per supportare la campagna elettorale di una sinistra che in assenza di programmi e contenuti usa l’unico mezzo a disposizione: il discredito dell’avversario.
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