L’ultima pagina è la più buia per Michele Emiliano. Mancanza del numero legale. La legge elettorale sulla parità di genere affonda definitivamente sotto i colpi della sua stessa maggioranza. La palla passa ora al Governo nazionale ( e poi sarà la volta di ricorsi e contro ricorsi).
Una notte lunga, con tanto di colpo scena. Nell’ultima seduta del Consiglio regionale si discute di legge elettorale regionale prima che si renda necessario l’intervento del Governo centrale per recuperare una situazione in stallo da 5 anni. Infatti, in tutta Italia le Regioni si sono organizzate e la possibilità della doppia preferenza è già legge. Purtroppo in Puglia questo non è avvenuto nonostante le continue promesse e si è provato a recuperare in zona Cesarini. Ma la seduta inizia male. Prima i quasi duemila emendamenti presentati dal centro destra in risposta a quelli del centrosinistra che, in realtà, intervenivano anche su altri aspetti della legge elettorale. Poi il colpo di scena. Emiliano e i suoi vanno sotto in votazione sull’emendamento Lopalco che rende di fatto in-candidabile il medico . I consiglieri di centrosinistra della stessa maggioranza dunque bocciano l’operazione mediatico/demagogica degli ultimi giorni orchestrata dal presidente per usufruire della popolarità del medico. Emiliano, risentito e accortosi di non avere più i numeri dalla sua, abbandona furente l’aula seguito da alcuni consiglieri. L’opposizione ritira gli emendamenti e chiede di votare la doppia preferenza ma nulla. Se passasse la doppia preferenza cosi, infatti, Lopalco sarebbe incandidabile a causa dei voti dei suoi stessi eventuali futuri colleghi. Emiliano lo vuole a tutti i costi e cosi fa mancare il numero legale. E‘ la fine, anche stavolta per le donne pugliesi il nulla.
Politicamente un messaggio potentissimo: non solo l’opposizione si è infilata nella spaccatura della maggioranza, ma ci ha piazzato un candelotto di dinamite e l’ha fatta saltare. Polverizzandola sulle sue contraddizioni ed ipocrisie. Un’operazione da veri principi machiavellici, altro che piangere per l’ostruzionismo legittimo (pratica che una volta era segno distintivo dei comunisti in Parlamento) dell’opposizione, sarebbe invece meglio che, in molti, si ricredano sulla propria caratura da presunti statisti. In questa situazione sarebbe più saggio, infatti, prendere un foglio bianco e scrivere l’accaduto per tenerlo a mente nei prossimi anni. Il titolo lo suggerisco io: “lezioni di Politica” ( maiuscole non casuali).
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