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Fascisti-Comunisti: la resistenza non è un derby

Giornalista
Fascisti-Comunisti: la resistenza non è un derby

Sono una miriade le frasi fatte sulla Resistenza che ciclicamente si ripetono, specialmente in corrispondenza della ricorrenza del 25 aprile. Tra le mie preferite in assoluto c’è questa: “Tutti i partigiani erano comunisti”.

Ebbene, le cose non stanno proprio così. Sostenere che la Resistenza, cioè quell’importante pagina della storia italiana che è stata scritta tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, sia una lettura ‘da rossi’ è pressoché un luogo comune. Interpretarla come uno scontro tra fascisti e comunisti, un’estrema semplificazione.

 

Alla lotta partigiana hanno preso parte, in verità, cittadini dai profili ideologici alquanto eterogenei tra loro. Se è vero, infatti, che circa la metà dei partigiani (50%) apparteneva alle Brigate Garibaldi, la formazione facente capo al Partito Comunista Italiano – la principale, per intenderci, non solo per apporto numerico, ma anche per capacità di attrazione e radicamento sul territorio – altrettanto vero è che numerose adesioni al movimento di resistenza sono pervenute altresì dalle fila di diverse fazioni politiche.

Al secondo posto, per esempio, in termini di partecipazione, si collocavano le Brigate Giustizia e Libertà, legate al Partito d’Azione (20%). A seguire, meno determinanti nel conflitto eppure esistenti, le Brigate Autonome afferenti al Partito Liberale, spesso d’ispirazione militare e monarchica, le Brigate Matteotti associate al Partito Socialista, e le Brigate Cattoliche vicine alla Democrazia Cristiana (30%). Pertanto, non tutti i partigiani erano comunisti, ma erano i comunisti, senz’altro, i meglio organizzati sul campo di battaglia nonché i più motivati e risoluti a combattere il nazifascismo.

C’è pure un altro mito da sfatare, l’equazione brigata = partito. L’automatismo secondo il quale se un cittadino si univa a una brigata, allora era necessariamente tesserato al partito politico cui la brigata si ricollegava – con condivisione di valori e idee compresa nel pacchetto – non era poi così scontato. Nella decisione di frequentare una compagine piuttosto che un’altra, sono entrati comunque in gioco vari fattori, talvolta contestuali, talaltra relazionali.

Un pò come quando, da bambino, ti iscrivi alla scuola media: d’accordo che gli insegnanti devono essere validi e le materie oggetto di studio interessanti, ma a parità di condizioni, guardi all’istituto più comodo da raggiungere, e se in classe conosci già qualche ‘compagno’ male non fa. Insomma, mai fare di tutta l’erba ‘un fascio’, per rimanere in tema.

 

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