Il 7 febbraio, a Bruxelles, ho partecipato all’Accademia Militare Belga alla conferenza sulla Difesa Ue del Generale Robert Brieger, Presidente del Comitato Militare dell’Ue. Il suo bel discorso era stato redatto dal suo speachwriter, il Capitano di Vascello Giovanni Galoforo, della Marina Militare Italiana.
A margine della conferenza, un colonnello dell’esercito belga, in presenza di altre persone, e credendo di lusingarmi, conoscendo i miei trascorsi in fiamme gialle, ha affermato che ”in Italia di buono ci sono solo la Guardia di Finanza ed i Carabinieri… mentre tutto il resto” – ha aggiunto con espressione schifata – “non funziona…”.
A sua sorpresa (perché, purtroppo, all’Italiano medio, basta normalmente che gli si lusinghi la squadra di calcio, la sua parrocchia, o sua sorella, e poi chiunque può sputare – assieme a lui – sul resto del paese, a cominciare dai vicini di casa) ha avuto una secca reazione di dissenso da parte mia. Con l’aggiunta che, se avesse avuto una quindicina di ore di tempo, gli avrei spiegato le tante cose che neppure in Belgio funzionano. Anche se, a differenza dalla caciara che accompagna le enormi contraddizioni italiche (che io da tempo chiamo Pulcinellopoli) qui in Belgio vengono nascoste sotto il tappeto, o sussurrate a bassissima voce.
Questa é la cronaca di uno dei miei tanti incontri dialettici, nella missione di volontariato istituzionale che mi sono posto da tempo in Belgio. Dove vivo da oltre tre decenni. Nel cercare di spiegare l’Italia all’Europa (ed in modo particolare ai belgi). Che alterno equamente al tentativo di spiegare l’Europa agli italiani. Missione che è da tempo la mia principale attività. Approfittando del lusso che mi permette la mia assoluta indipendenza. Ma anche la libertà di espressione derivante dall’articolo 21 della nostra Costituzione. Che é stato uno dei pochi richiami che mi sono davvero piaciuti del monologo (forse un po’ troppo uguale ad altri) del pur grande Benigni, alla serata di apertura di Sanremo 2023.
Penso che chi si considera come me, Patriota italiano ed europeo, possa dare un grande contributo in questo senso. Adottando, ad esempio, come propri hashtag quali #Equilibrio e #Serietá. Che mi piacerebbe fossero sempre il metro per misurare la realtà – italiana o europea – che ci circonda. Al di là di sguaiati fanatismi “calcistici”, o interessi di bottega. Che rischiano di farci tradire il nostro patrimonio umanista, oltre che il nostro Sistema-Paese. Spesso in cambio di due noccioline che ci vengono lanciate. E che io ieri – e tante altre volte prima di ieri, continuando a farlo pure oggi e domani – ho sdegnatamente restituito al mittente. Rifiutando le lusinghe di chi credeva ottenere un mio sciocco consenso all’offesa per il mio Paese, approfittando del mio malinteso (da lui) “spirito di Corpo”.
Sono certamente tante le cose che in Italia non funzionano. E chi mi legge sa quanto non mi copra mai gli occhi in proposito. Sempre pronto a denunciarle. Anche quando pochi altri lo fanno. Ma non possiamo permettere che altri ci diano lezioni, limitandosi a vedere solo le pagliuzze negli occhi altrui. Seppure giustificati dalla lettura e l’ascolto dei nostri media e talk show. Come ho avuto modo di raccontare sul Riformista il 9 aprile di tre anni fa.
Concludo con una precisazione. Amo il Belgio, Paese nel quale ho scelto di continuare a vivere. Dopo tanti anni di servizio presso le Istituzioni europee. Ed apprezzo molto i belgi. Ma ciò non contraddice quanto appena detto. E neppure la necessità di saper distinguere le qualità dai limiti che caratterizzano ogni popolo e ogni nazione. Che non possono essere comparati – come ad esempio sul piano giudiziario – utilizzando metri molto diversi tra loro.
© Riproduzione riservata