Un enfant terrible si aggira per la Chiesa. Si chiama “Sinodino”, è un bambino impertinente e serissimo; dice a chi vorrebbe impedirgli di parlare: “sono battezzato, non basta?” e così va a fare domande impertinenti dappertutto: in parrocchia, dal vescovo, nelle associazioni, nelle università, fino dal Papa, in tutti i luoghi dove si parla di “Sinodo” in vista della grande assise alla quale si sta lavorando in tutto l’orbe cattolico.
Purtroppo “Sinodino” è un’invenzione letteraria di Fabio Colagrande, giornalista e conduttore radiofonico di grande esperienza e capacità umoristica a VaticanNews. Mette in scena il suo “Sinodino” in un libro umoristico e serissimo, in cui il personaggio interviene in 20 episodi, impostati come scene teatrali, per fare domande scomode a sconcertati e irritati interlocutori ecclesiali, laici e laiche comprese.
L’intento è, appunto, serissimo: accompagnare Papa Francesco nel percorso del Sinodo, mostrando in maniera plastica come l’istituzione sia capace di fagocitare qualunque iniziativa dirompente, svuotandola di novità. Così l’intervento di “Sinodino” risveglia dal torpore il barboso convegno teologico sul Sinodo. Oppure incita alla ribellione la povera suorina e le partecipanti ad una tavola rotonda sul ruolo della donna nella Chiesa in cui i relatori sono tutti uomini. E così via, per tante altre situazioni divertenti, fino ad arrivare a Santa Marta, dove il nostro eroe riesce ad intrufolarsi per incontrare il Papa stesso. Qui lascio al lettore il piacere di scoprire il finale della storia.
Il libro è arricchito dalla prefazione di Andrea Monda, direttore de “L’Osservatore Romano”, che guarda con grande simpatia questa incursione nel catto-umorismo. Scrive Monda: “l’autore entra nel processo sinodale con tutte e due le gambe, anzi, a gamba tesa, perché si rende conto che neanche è partito e già si è trovato il modo, fuori e dentro la Chiesa, di spegnerlo, di addormentarlo”.
Verissimo. Per questo serve anche l’umorismo e speriamo sia l’inizio di una lunga serie. Del resto il lavoro pionieristico di Fabio Colagrande ha alla base una richiesta precisa e forte: serve una Chiesa diversa, capace di ascoltare e scrollarsi di dosso il clericalismo incrostatosi in quasi 60 anni di dopo-Concilio; in grado di cogliere e affrontare i problemi reali – anche quelli teologici – con il coraggio di fare i conti con il proprio passato e guardare al futuro. Compito non facile, ma indispensabile.
Nel filone del serio umorismo cattolico altri si sono cimentati (non molti, per la verità). Penso alla trilogia di Gérard Bessière (tradotta anche in italiano) a metà degli anni Settanta dove il Papa se ne esce di soppiatto dal Vaticano e va in giro per il mondo a sperimentare una possibilità diversa di essere e fare la Chiesa, nello sconcerto della Curia Romana. Oppure, in tempi più recenti, un altro autore francese, Jean Mercier, ha pubblicato un gustosissimo libro tradotto in italiano con il titolo “Il signor parroco ha dato di matto”. Insomma, il filone c’è. Tocca sfruttarlo perché a questo punto solo l’umorismo potrà farci uscire dalle secche di un “indietrismo” (come lo chiama Papa Francesco) frutto della paura che condannerebbe la Chiesa a diventare insignificante e residuale. Con grande gioia dei settori conservatori pseudocattolici che contrastano la Bioetica Globale e la Pontificia Accademia per la Vita con l’apertura al dialogo tra discipline per un nuovo Umanesimo, la concreta vicinanza alle persone ed ai loro problemi e la fratellanza universale – che, poi, sarebbe il vero Vangelo.
Fabio Colagrande, Le favolose avventure di Sinodino. Fantacronache degli agguati di un impertinente che vuole svegliare il Sinodo, Ancora Editrice, 160 pagine, euro 16.
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