Le immagini degli ucraini in fuga sono drammatiche e commoventi. Ma altrettanto commoventi sono le scene di solidarietà e accoglienza in tutta Europa, anche nell’Ungheria di Viktor Orbán, nella Polonia di Diritto e Giustizia, anche nella povera Romania. C’è però una eccezione continentale. Ad oggi 6 marzo, il ministero degli interni britannico ha emesso 50 visti agli ucraini in fuga. Solo 50, nonostante Boris Johnson e Priti Patel (Home Secretary) abbiano ripetutamente promesso di facilitare le procedure per gli ucraini. Ma c’è di più.
Sky News ha appena intervistato una una coppia mista, lui inglese, moglie e figli ucraini. Sono bloccati a Calais, la polizia inglese gli impedisce di imbarcarsi per Dover. Non si tratta di un caso isolato, è un problema noto da giorni.
Loro quattro, come tanti altri, sono scappati dalla guerra, hanno schivato le bombe, hanno fatto code chilometriche a temperature polari, hanno percorso decine di chilometri a piedi. Giunti in Polonia, hanno attraversato celermente la frontiera europea senza alcuna difficoltà burocratica, hanno ricevuto la prima assistenza e si sono poi spostati in hotel a Varsavia. Dalla Polonia hanno contattato le autorità britanniche per completare la procedura online di visto che la sorella di lui aveva già avviato in Inghilterra. Devono depositare le foto e le impronte digitali. Al telefono il ministero degli interni gli dice di andare al consolato di Bruxelles. Si mettono in coda la mattina, i funzionari gli rispondono che non hanno un tipo di visto che fa al caso loro e non sono in grado di aiutarli. Si fanno coraggio, altro treno, vanno all’imbarco del traghetto in Francia. A questo punto hanno attraversato 4 confini europei senza alcuna difficoltà.
Al porto di Calais, la polizia francese li lascia passare, i doganieri inglesi invece li bloccano. Non possono avvicinarsi alla nave. Non è permesso a moglie e figli di seguire il padre in Inghilterra. Il marito ha fatto un appello straziante in TV poco fa. Ha chiesto aiuto per la sua famiglia ma prima e soprattutto per il popolo Ucraino. Il Ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, proprio oggi ha protestato per la disumanità di Londra: ‘150 rifugiati ucraini, molti dei quali disperati, sono stati rifiutati alla frontiera’, anche quelli che hanno parenti residenti in Gran Bretagna.
Non dovremmo neanche stupirci, non si tratta di un fraintendimento o di un ritardo. E’ la brutalità amministrativa divenuta nota alle famiglie miste europee dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: il marito inglese che non può far arrivare la suocera Italiana; il fidanzato tedesco che non può far restare la fidanzata cinese e così via. Solo per gli oligarchi russi, almeno fino a pochi giorni fa, le frontiere britanniche erano sempre aperte.
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