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Giuli e Roccella: la cultura e donne non sono temi di destra

Avvocato esperta di diritto di parità e Presidente "Consiglio per la parità"
Alessandro Giuli

Cultura e donne non sono temi di destra.

Questo è l’assunto da cui una certa sinistra attacca a testa bassa il nuovo Ministro della Cultura Alessandro Giuli e costantemente la Ministra alle pari opportunità Eugenia Roccella.

Un assunto che pare più trincea di chi ha fondato su quei temi i suoi castelli elettorali che non di reale misura di confronto sui fatti. Una su tutte? L’ultima polemica contro i centri antiabortisti di Aosta tacciata come violenza fascista sulle donne quando invece fu la legge 194 (a firma di Giovanni Leone, DC, votata dal PCI) a prevedere “misure che contribuiscano a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”.

Per non parlare della bagarre sulla laurea del neo Ministro Giuli: ma vogliamo davvero misurare i titoli dei nostri Politici?

In questo panorama sempre a priori diviso da povere argomentazioni, in settimana sono però deflagrate alcune novità importanti, almeno sui temi della parità (la cultura si sta ancora disintossicando dagli strascichi del caso Sangiuliano-Boccia): la prima è l’inserimento nel dibattito del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che, pecunia non olet, promuove misure di defiscalizzazione a favore delle madri e dei genitori tutti per incentivare la natalità. La seconda è il cavallo di battaglia dell’ex Premier Mario Draghi che, al Festival “Il tempo delle donne” (Corriere della Sera, Milano), ha richiamato l’attenzione generale contro l’indifferenza verso i diritti delle donne che sono violati in barba alla Costituzione Italiana. Il terzo è che la parità diventa ineditamente apripista fra gli interventi della nota manifestazione letteraria “PordenoneLegge” (il 19 settembre ore 16.30).

In altre parole: mentre (alcuni) politici si misurano su chi è più bravo, i professionisti, le imprese, la collettività, la vita va avanti, con o senza di loro, cercando risposte semplici a problemi complessi.

Uno su tutti l’ha toccato ieri sera l’onorevole Ignazio La Russa durante la trasmissione televisiva Diritto e Rovescio (Rete Quattro): “se l’assegno unico (quello cioè che dovrebbe sostenere i costi dei figli a carico) fosse esteso anche agli immigrati”, dice, “la fetta della torta, così ulteriormente suddivisa, sarebbe irrisoria per tutti”.

Un ragionamento che dovrebbe suggerire l’ampliamento di quella fetta e non la ricerca di regole ingiuste per suddividerla. E invece no, anche se di diritti violati delle donne (con tutti gli annessi e connessi: denatalità, violenze, etc) si parla ogni giorno e non più solo nei circoli femminili, le redini sono tenute sempre da lui: il soldo.

Alla fine sia che si parla di cultura sia che si parla di società, il punto è sempre e solo la capienza degli stanziamenti, o meglio, la priorità che agli obiettivi si dà e come, conseguentemente, vengono destinate le risorse fra margini risicati e i tanti obblighi (anche europei e internazionali).

Non si ha memoria di Governi che abbiano sostenuto la causa della parità di genere con priorità, coraggio e convinzione.

Non si ha memoria di una vera valorizzazione culturale di un Paese dove la cultura dovrebbe essere la prima voce del Pil.

Altro che destra e sinistra, i migliori e i peggiori, lauree e diplomi.

Ma davvero i Politici non l’hanno ancora capito che, agli occhi dell’Italiano medio, sono tutti uguali?