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I disturbi della statualità nel mondo multipolare

Il riformismo demolibertario
Russian President Vladimir Putin, left, and North Korea’s leader Kim Jong Un smile as they walk after the talks in Pyongyang, North Korea, on Wednesday, June 19, 2024. (Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP) 


Associated Press / LaPresse
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Russian President Vladimir Putin, left, and North Korea’s leader Kim Jong Un smile as they walk after the talks in Pyongyang, North Korea, on Wednesday, June 19, 2024. (Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain

La Russia di Putin e la Corea del Nord di Kim Jong-Un hanno siglato un accordo di partenariato strategico, con una raccapricciante assistenza reciproca per i casi in cui i loro territori dovessero essere attaccati da soggetti terzi.

La visita in pompa magna di Putin a Pyongyang, infatti, è lo specchio dei rapporti sempre più stretti e sempre più strategici tra la Corea del Nord e la Russia. Dopo la fine dell’URSS le relazioni tra Mosca e Pyongyang erano in declino, ma dal 2000 con una significativa visita di Putin presso Kim Jong Il – padre dell’odierno leader nordcoreano – i due apparati autoritari si sono lentamente ritrovati. Ma la cooperazione militare si è intensificata con l’acuirsi della guerra in Ucraina.

Circa un anno fa, nell’agosto del 2023, da Washington sono giunte notizie secondo cui Putin e il leader nordcoreano erano in fase di negoziati sugli armamenti, e infatti a settembre vi è stata una visita di Kim in Russia orientale. Sempre dagli USA giungevano informazioni secondo cui la Corea del Nord aveva spedito più di mille container di armi alla Russia, da destinare alla guerra contro l’Ucraina. Come riferito anche da istituti di ricerca geopolitica, nel marzo del 2024 il New York Times era a conoscenza di un dato da brividi: erano quasi settemila i container di armi inviati in Russia dalla Corea del Nord.

Da ultimo, la stessa agenzia nordcoreana KCNA evidenzia che l’incontro tra Kim Jong-Un e Putin rientra in un insieme di relazioni attraverso le quali Mosca e Pyongyang avviano “un motore per accelerare la costruzione di un nuovo mondo multipolare”.

Questo particolare “mondo multipolare”, però, rappresenta una minaccia per la pace e per lo sviluppo dell’Europa, e quindi una ipoteca esistenziale per i patrimoni degli europei; esso, al contempo, rappresenta una potenziale metastasi geopolitica in funzione anti-atlantista.

Il nostro Presidente della Repubblica Mattarella in Romania, Paese chiave verso l’euro-Est, ha detto che “dall’Ucraina passa la sicurezza dell’intera Europa”.

L’alleanza tra la Russia e la Corea del Nord trasuda allo stato attuale un atteggiamento fattivo anti-ucraino. Il consigliere presidenziale ucraino Mykailo Podolyak ha chiesto un maggiore isolamento internazionale di entrambi questi Paesi, ma una tale strategia nel suo già visto semplicismo è solo una tra le possibili strategie: come italeuropei possiamo pensare a qualcosa di più decisivo, con il fine di operare per la pace, all’interno di un quadro globale che non svende i valori di democrazia liberale.

Occorre sostenere la libertà ucraina ed europea mentre si cerca di dialogare con queste particolari realtà del “mondo multipolare”, nel villaggio inevitabilmente globale di questa tragica post-contemporaneità in divenire. E occorre farlo per gli interessi stessi della pace economica italeuropea.

La vita dei singoli così come il benessere dei popoli europei uniti, federabili in una fiamma demolibertaria di diritti e libertà perennemente fondative della forza del diritto, passa dalla capacità di saper mediare, pragmaticamente: tra una pace passiva e arresa, da un lato, e un occidentalismo post-colonialista miope e belligerante, dall’altro lato del ring.

I feticci degli slogan facili – da una parte e dall’altra – sul ring della vita geopolitica globale, tra guerra e pace, rappresentano quello che nelle analisi psicopolitiche potremmo per esempio denominare così: i disturbi della statualità nel nuovo mondo multipolare.