Oggi 10 novembre c’è un mio articolo (pag. 1 e 11) intitolato “Bergoglio populista? È una gran fesseria”. Spiego che in Italia il più deciso e tenace propugnatore del peronismo di papa Francesco è Loris Zanatta, docente di Storia e Istituzioni delle Americhe all’Università di Bologna. Domenica 7 novembre, di nuovo, su “La Lettura” del Corriere della Sera ha ribadito la sua tesi del collateralismo tra Bergoglio e il populismo di stampo peronista. Tesi un po’ complicata e ardita. Il pontificato attuale non può venire letto sotto il segno del peronismo o del populismo politico. È oggettivamente sbagliato e storicamente ingenuo (per restare dentro una terminologia educata). Il papa non è populista. Questo papa non lo è. Anzi, si potrebbe dire di più: nessun papa è o sarà mai populista. A pagina 11 si può leggere tutto l’articolo per avere una visione più analitica della questione.
Però ai lettori vorrei raccontare un retroscena personale (ma forse non troppo…). Lunedì 8 invio al caporedattore de “La Lettura” la seguente mail: “A pag. 6 de “La Lettura” di domenica 7 novembre, il prof. Zanatta, a proposito di peronismo (di sinistra, di destra?), insinua una collateralità tra la Chiesa argentina e questo movimento politico. Lo insinua; ha sviluppato questa tesi in modo più ampio in un recente libro collegando posizioni molto diverse e contesti diversissimi. La ricostruzione è del tutto errata se riferita al papa attuale ed alla “teologia del popolo” che è una elaborazione originale della Chiesa in Argentina negli anni del dopo-Concilio e della dittatura militare. Gli stessi anni in cui in America Latina si sviluppava la Teologia della liberazione. Su “La Lettura”, Zanatta accenna e insinua. In realtà si ha una prospettiva più completa e meno riduttiva leggendo Juan Carlos Scannone (“La teologia del popolo”, Queriniana) e i discorsi di papa Francesco sul tema dei movimenti popolari (una realtà latinoamericana che a noi in Occidente sfugge) per capire che appoggiare i movimenti popolari nelle loro complesse e articolate rivendicazioni di giustizia sociale non è “populismo”. Nel 2015 in Bolivia, incontrando i Movimenti popolari, Papa Francesco elencò tre compiti: Il primo compito è quello di mettere l’economia al servizio dei popoli; Il secondo compito è quello di unire i nostri popoli nel cammino della pace e della giustizia; Il terzo compito, forse il più importante che dobbiamo assumere oggi, è quello di difendere la Madre Terra. Come si vede, tutt’altro che populismo (il discorso è naturalmente molto più ampio…) perché il retroterra è la Dottrina Sociale della Chiesa (e qui il populismo proprio non ci sta…). Avanzare la tesi del populismo di Bergoglio (e dei gesuiti), questa tesi è, questo sì, travisamento ideologico. In America Latina la Chiesa cattolica ha avuto (ed ha) un ruolo sociale molto importante ed infatti poche pagine dopo sullo stesso numero de “La Lettura” troviamo un ottimo articolo su Gustavo Gutierrez e la teologia della liberazione. Ma le tesi del prof. Zanatta proprio non si possono mettere in pagina senza discuterle!”
La mia mail è scortese? Offensiva? Giudicate voi lettori. Ma evidentemente Zanatta la trova offensiva perché a stretto giro risponde (gli è stata inviata dalla redazione per conoscenza) con un tono degno di migliore causa. Vi risparmio il testo integrale e mi limito a un paio di passaggi: “Non poteva che essere un giornalista: non solo molti di voi non sanno niente ma credono di sapere tutto, ma non si prendono nemmeno la briga di informarsi sull’oggetto dei loro strali. Protervi e ridicoli. Nel merito non entro (…). Vive dentro una grande camera dell’eco, legge autori che cantano in coro (…). Beh, dovrà rassegnarsi a vivere in un mondo dove c’è chi pensa diversamente da lei e a differenza di lei sa almeno di cosa parla. Studi, le farà bene, senta campane diverse, la aiuteranno a rafforzare le sue convinzioni oppure a rivederle, ma ancor più ad essere meno spocchioso”.
Povero me! Che cosa ho fatto mai per meritarmi la sonora bocciatura? Forse il delitto di lesa maestà è di avere avanzato osservazioni e infatti notiamo che il nostro docente lui stesso ammette: “nel merito non entro”. Certo, più facile insultare e buttarla in caciara che discutere seriamente come faccio con il mio pezzo di pag. 11 oggi. Ma adesso se a una mail ho ricevuto una furiosa risposta, cosa accadrà per un intero articolo? Devo tremare?
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