Sembrerebbe paradossale, ma l’emergenza Covid sta sbloccando un mondo di innovazione sostenibile e resiliente. Dalle startup per telecamere termiche nelle aziende, radiologie domiciliari e telemedicina, all’e-commerce al servizio anche dei piccoli negozi, dagli arredamenti per smartworking, alla mobilità sostenibile di bici e scooter. Potrei continuare. Ma mi fermo qui con la forte consapevolezza che il futuro del nostro mondo passa per innovazione e formazione. Anche i fondi europei del Recovery fund, proposti ieri dalla Commissione europea, vanno usati dai paesi per investimenti in economia sostenibile. Se questo é, allora é necessario concentraci su quattro ambiti e renderli “accoglienti” per le innovazioni: salute, lavoro, digitalizzazione, lotta alle diseguaglianze. Bisogna sviluppare un sistema socio-sanitario territoriale e domiciliare, investire in competenze e formazione del nostro capitale umano per nuovi lavori, rafforzare politiche attive e di incontro domanda e offerta di occupazione, costruire autostrade digitali e piani di alfabetizzazione tecnologica, prendersi cura dei territori più deboli e delle persone fragili come anziani e disabili con interventi che consentono pari opportunità di accesso ai servizi sociali. Ma prima di fare ciò dobbiamo dimostrare di non essere un paese vecchio e sclerotico, riducendo le procedure amministrative per rendere semplice la vita alle cittadine, ai cittadini, alle aziende, al mondo del terzo settore, controllando ma non asfissiando. E, sullo sfondo ed in modo trasversale, é fondamentale battersi per un grande piano di formazione per un nuovo mondo. Ce la possiamo fare a patto che personalmente e collettivamente rispondiamo insieme al nostro “compito di sviluppo”, come definiscono gli psicologi le fasi di passaggio della vita.
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