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Jabil irresponsabile, multinazionali arroganti

Deputato
Jabil irresponsabile, multinazionali arroganti

La nettezza con cui il governo ha respinto al mittente le osservazioni pretestuose dell’azienda sottolineando l’assoluta nullità dei licenziamenti previsti nei confronti di 190 lavoratori della Jabil di Marcianise è stata opportuna ed è condivisibile; resta la gravità del fatto, che apre una serie di riflessioni che riguardano tutta la politica industriale italiana.

Ha lasciato sbalorditi l’atteggiamento della multinazionale americana che ha abbandonato il tavolo delle trattative senza nemmeno avere la decenza di comunicare le motivazioni della sua scelta. Un comportamento irrispettoso non solo delle basilari norme sindacali ma anche delle corrette relazioni istituzionali.

Salta il minimo livello di buon senso ed equilibrio. Una maniera vigliacca per non affrontare le proprie responsabilità. Vengono scaricati tutti gli errori gestionali sui dipendenti, ci si nasconde verso le ragioni addotte da questi ultimi per conservare la sede di lavoro.

Una sequenza di atti pretestuosi, chiaramente provocatori, senza una strategia costruttiva ma forse animati dalla scelta già assunta di procedere comunque a 190 licenziamenti, nonostante i divieti del governo. Una sorta di tattica spregiudicata per “creare il caso” e far saltare il banco”.

Colpisce che non si mantenga, nella relazione politica, istituzionale, sindacale neppure più il rispetto delle forme. Avanza una forma di arroganza insopportabile, che non è solo della Jabil ma pare diventare il linguaggio di molte multinazionali. Pensiamo a cosa accade con Whirlpool o a cosa si prefigura, a Taranto, su altri fronti, con Arcelor Mittal.

C’è una rete finanziaria internazionale che, animando alcune multinazionali, pensa di poter venire in Italia, prendere benefit e opportunità, incassare tutto, per poi scappare lasciando macerie sociali.

A noi tocca il compito, in questa difficile fase, da una parte di lottare al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, e di denunciare la spregiudicatezza e l’arroganza dei comportamenti, dall’altra di essere compatti – governo, sindacati, parlamentari e istituzioni locali – per individuare alternative, costruire soluzioni, fermare l’emorragia di posti di lavoro in Campania, dentro una nuova idea di politica industriale che orienti meglio le scelte strategiche e sia protagonista, sui territori, di una presenza vera, con investimenti pubblici e indirizzi su quelli privati, che delinei nuovi scenari.

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